Viviamo in un periodo storico bizzarro dove scegliere cosa giocare è spesso più difficile che finire il titolo scelto, ma paradossalmente nel vasto oceano di giochi disponibili è così facile perdersi che molti preferiscono rintanarsi nei titoli più conosciuti. Questo non è un male, dopotutto un titolo capace di suscitare la curiosità e l'interesse di molti dovrà pur nascondere qualche elemento di valore. Se si pensa ai 37 anni di avventure nate sotto il nome Final Fantasy è facile che le aspettative siano piuttosto alte, soprattutto se - almeno in parte - quelle storie le si è vissute nei periodi di uscita. Per sua stessa natura la saga di Final Fantasy è votata al cambiamento e mutare non sempre significa migliorare, non a caso infatti sentire i fan parlare bene di un capitolo e male di un altro è cosa comune. In particolare le scelte adottate da Final Fantasy XVI hanno fatto discutere molto, anche all'interno della nostra stessa redazione.
Come si evince dalla recensione di Final Fantasy XVI, al sottoscritto la Fantasia Finale secondo Naoki Yoshida è piaciuta davvero molto e il lancio dei due DLC è stata una scusa perfetta per tornare a Valisthea. Dopo il simpatico Echoes of the Fallen che andava effettivamente ad arricchire una parte debole del titolo (il post-game) senza però offrire molto lato narrativo, l'idea che fosse solo un antipasto in vista di The Rising Tide si è fatta sempre più concreta guardando elementi e contenuti del secondo DLC, nonché il prezzo. Vale la pena surfare sull'onda di Leviatano o la storia di Clive si poteva già dire conclusa anche senza gli extra offerti dal Season Pass?
Mysidia, nome che in Final Fantasy è da sempre legato ai maghi, è il teatro degli eventi di The Rising Tide e la storia svela come e perché la tribù sia rimasta nascosta insieme al motivo dietro la scomparsa di Leviatano dai libri di storia. Clive è chiamato a risolvere l'ancestrale problema del clan insieme alla fiera Shula, il tutto mentre esplora le evocative foreste di Mysidia e affronta i temibili mostri che da tempo abitano quelle aree, compresa la più inquietante versione dei Tomberry mai vista. L'area esplorabile è poco più piccola delle altre macro-aree della storia principale, ma è senza dubbio una delle più suggestive per quanto concerne viste e panorami: la bellissima foresta sul mare offre colori vivi e una ricca vegetazione, il tutto impreziosito da cascate, fiumi e dalle antiche rovine del popolo del Nord che il clan dei Semi dell'Acqua ha usato come base per il loro insediamento.
The Rising Tide, come Echoes of the Fallen, aggiunge contenuti post-game ma a differenza del precedente non si limita ad essere un dungeon dalla difficoltà più alta. Le novità sono accompagnate con la stessa carica narrativa a cui il giocatore ha assistito durante l'avventura principale. La storia di Leviatano è in tutto e per tutto un extra che non aggiunge molto alla trama, ma è un affascinante mistero su cui è bello poter fare luce, così come la manciata di nuove quest secondarie approfondiscono la storia del clan e forniscono una buona scusa per esplorare Mysidia e cimentarsi in nuove sfide di Caccia.
A proposito delle battaglie, quest'ultime sono della stessa intensità di quelle affrontate in Echoes of the Fallen, in particolare quella con il boss finale, scenografica ed emozionante come Final Fantasy XVI ha abituato i giocatori. Se sono le novità di gameplay quelle che si stanno cercando, The Rising Tide non brilla solo per i poteri extra ottenibili proseguendo con gli eventi, Leviatano tra l'altro offre uno degli stili più particolari, quanto piuttosto sono le due nuove sfide della pietra Arete ad intrigare.
Il cronolito dell'acqua è simile a quelli degli altri elementi già presenti nella storia principale mentre il Portale di Kairos è una vera e propria modalità inedita, la più difficile presente nel gioco. Venti battaglie da affrontare con la logica della modalità sopravvivenza, ovvero senza possibilità di usare oggetti e mantenendo la vita degli scontri precedenti, sebbene ad ogni vittoria si recuperi un po'. Ogni piano è caratterizzato da ondate di nemici e da boss battle con volti più o meno noti, il tutto avendo equipaggimento e livelli fissati. Tra un combattimento e l'altro il giocatore naviga in un menù che ricorda da vicino quello dei primi sei Final Fantasy e può scegliere quali potenziamenti conferire a Clive e quali Doni attivare. I potenziamenti, come suggerisce il nome, sono aumenti di statistica come incrementare la vita o il danno inflitto; i Doni invece sono poteri particolari che durano un certo numero di gironi, come ad esempio recuperare la vita dopo una schivata precisa o ridurre il tempo di ricarica delle abilità Eikon.
L'obiettivo del giocatore nella sua discesa nel Portale, oltre ovviamente sopravvivere fino alla fine, è quello di vincere nel modo più veloce, efficiente e variegato possibile così da totalizzare il più alto numero di punti e riscattare interessanti premi. Ad ogni livello superato si ottengono armi inedite, oggetti e accessori da poter usare al di fuori del Portale di Kairos. Essendo nel post-game è facile che il giocatore abbia già accesso ad alcune delle armi più forti del gioco, ma sbloccare nuove spade è un modo per variare l'estetica grazie all'opzione introdotta con l'aggiornamento gratuito rilasciato poco prima del primo DLC.
Gioco testato su Playstation 5, di seguito trovate la recensione di Final Fantasy XVI e quella dedicata al primo DLC intitolato Echoes of the Fallen.
Come si evince dalla recensione di Final Fantasy XVI, al sottoscritto la Fantasia Finale secondo Naoki Yoshida è piaciuta davvero molto e il lancio dei due DLC è stata una scusa perfetta per tornare a Valisthea. Dopo il simpatico Echoes of the Fallen che andava effettivamente ad arricchire una parte debole del titolo (il post-game) senza però offrire molto lato narrativo, l'idea che fosse solo un antipasto in vista di The Rising Tide si è fatta sempre più concreta guardando elementi e contenuti del secondo DLC, nonché il prezzo. Vale la pena surfare sull'onda di Leviatano o la storia di Clive si poteva già dire conclusa anche senza gli extra offerti dal Season Pass?
Attenzione agli spoiler!
Rising Tide è un contenuto post-game pertanto la recensione conterrà spoiler più o meno pesanti sugli eventi principali di Final Fantasy XVI.
Valisthea è la terra benedetta dai cristalli, gli stessi cristalli che hanno portato prosperità al popolo e per cui le nazioni sono scese in guerra, sfruttando e abusando di portatori e dominanti. Mentre i sette Eikon hanno contribuito a plasmare la storia dei Gemelli, passando il potere dominante dopo dominante, di uno si sono perse le tracce fino a guadarsi il titolo di Leviatano il Perduto. Il mistero di Leviatano rimane tale per tutta l'avventura principale finché con The Rising Tide una interessante lettera arriva a Clive attraverso un contatto della Dama. Seguendo le indicazioni della lettera, Clive e famiglia incontrano Shula, la reggente dei Semi dell'Acqua, tribù che da i natali al dominante di Leviatano e che da tempo immemore si è nascosta a Mysidia.Mysidia, nome che in Final Fantasy è da sempre legato ai maghi, è il teatro degli eventi di The Rising Tide e la storia svela come e perché la tribù sia rimasta nascosta insieme al motivo dietro la scomparsa di Leviatano dai libri di storia. Clive è chiamato a risolvere l'ancestrale problema del clan insieme alla fiera Shula, il tutto mentre esplora le evocative foreste di Mysidia e affronta i temibili mostri che da tempo abitano quelle aree, compresa la più inquietante versione dei Tomberry mai vista. L'area esplorabile è poco più piccola delle altre macro-aree della storia principale, ma è senza dubbio una delle più suggestive per quanto concerne viste e panorami: la bellissima foresta sul mare offre colori vivi e una ricca vegetazione, il tutto impreziosito da cascate, fiumi e dalle antiche rovine del popolo del Nord che il clan dei Semi dell'Acqua ha usato come base per il loro insediamento.
The Rising Tide, come Echoes of the Fallen, aggiunge contenuti post-game ma a differenza del precedente non si limita ad essere un dungeon dalla difficoltà più alta. Le novità sono accompagnate con la stessa carica narrativa a cui il giocatore ha assistito durante l'avventura principale. La storia di Leviatano è in tutto e per tutto un extra che non aggiunge molto alla trama, ma è un affascinante mistero su cui è bello poter fare luce, così come la manciata di nuove quest secondarie approfondiscono la storia del clan e forniscono una buona scusa per esplorare Mysidia e cimentarsi in nuove sfide di Caccia.
A proposito delle battaglie, quest'ultime sono della stessa intensità di quelle affrontate in Echoes of the Fallen, in particolare quella con il boss finale, scenografica ed emozionante come Final Fantasy XVI ha abituato i giocatori. Se sono le novità di gameplay quelle che si stanno cercando, The Rising Tide non brilla solo per i poteri extra ottenibili proseguendo con gli eventi, Leviatano tra l'altro offre uno degli stili più particolari, quanto piuttosto sono le due nuove sfide della pietra Arete ad intrigare.
Il cronolito dell'acqua è simile a quelli degli altri elementi già presenti nella storia principale mentre il Portale di Kairos è una vera e propria modalità inedita, la più difficile presente nel gioco. Venti battaglie da affrontare con la logica della modalità sopravvivenza, ovvero senza possibilità di usare oggetti e mantenendo la vita degli scontri precedenti, sebbene ad ogni vittoria si recuperi un po'. Ogni piano è caratterizzato da ondate di nemici e da boss battle con volti più o meno noti, il tutto avendo equipaggimento e livelli fissati. Tra un combattimento e l'altro il giocatore naviga in un menù che ricorda da vicino quello dei primi sei Final Fantasy e può scegliere quali potenziamenti conferire a Clive e quali Doni attivare. I potenziamenti, come suggerisce il nome, sono aumenti di statistica come incrementare la vita o il danno inflitto; i Doni invece sono poteri particolari che durano un certo numero di gironi, come ad esempio recuperare la vita dopo una schivata precisa o ridurre il tempo di ricarica delle abilità Eikon.
L'obiettivo del giocatore nella sua discesa nel Portale, oltre ovviamente sopravvivere fino alla fine, è quello di vincere nel modo più veloce, efficiente e variegato possibile così da totalizzare il più alto numero di punti e riscattare interessanti premi. Ad ogni livello superato si ottengono armi inedite, oggetti e accessori da poter usare al di fuori del Portale di Kairos. Essendo nel post-game è facile che il giocatore abbia già accesso ad alcune delle armi più forti del gioco, ma sbloccare nuove spade è un modo per variare l'estetica grazie all'opzione introdotta con l'aggiornamento gratuito rilasciato poco prima del primo DLC.
GIUDIZIO FINALE
Final Fantasy XVI da solo è un'esperienza completa e appagante, una storia entusiasmante dall'inizio alla fine che non aveva particolare bisogno di un Season Pass. Per quanto le novità introdotte con i due DLC si incastrino alla perfezione con gli eventi, al punto da fare dubitare delle dichiatrazioni in merito allo sviluppo-rilascio portato avanti in seguito al successo riscosso, il prezzo del biglietto ci appare un po' troppo alto per quello che offre, ma se la storia di Clive è piaciuta sarebbe davvero un peccato privarsi della storia di Leviatano e del Dungeon dei Decaduti, inoltre il Portale di Kairos affrontato con la difficoltà più alta potrebbe essere la sfida impegnativa che i giocatori più navigati chiedevano all'ultima Fantasia Finale.
Gioco testato su Playstation 5, di seguito trovate la recensione di Final Fantasy XVI e quella dedicata al primo DLC intitolato Echoes of the Fallen.
Pro
- Una buona storia aggiuntiva
- Nuovi interessanti poteri da sbloccare
- Una delle migliori battaglie boss
- Il Portale di Kairos è un'ottima modalità
Contro
- Longevità non particolarmente elevata
- Alcune abilità sono così potenti da chiedersi perché doverle cambiare
Fa i suoi commenti perché le rovine sono del suo popolo e qualche collegamento con lei c'è, ma il focus è un altro.
🔝💪😀
Andiamo bene... la versione PC si allontana sempre più
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