Pixels Film 1

Sono andato al cinema a vedere Pixels carico di aspettative. Fin dal primo trailer, il film mi sembrava una gran figata, uno di quei film imperdibili per un appassionato di videogame, per uno che come me ci è cresciuto con il joypad in mano. Un film dove i personaggi dei videogame più famosi arrivano sulla Terra come nemici dell’umanità, pronti a portare distruzione…
E?
E beh, i videogame ci sono ma sono solo una minima parte di tutto il film, la cui trama non è incentrata solo su di loro. L’attore protagonista del film, Adam Sandler, interpreta il ruolo di un adulto un po’ sfigato, un quarantenne che per lavoro installa sistemi dolby surround che però da giovane si è classificato come secondo in un torneo mondiale di videogiochi. Da allora non ha più avuto altre occasioni nella vita. Fino a che degli alieni attaccano la Terra usando i videogame come arma, e allora di colpo lui ha la possibilità di diventare un eroe.
Il film dunque non presenta una trama originalissima, a parte la storia dei videogame (cosa comunque già vista in un episodio di Futurama diversi anni fa) ed è il classico film dove il protagonista passa da nullità ad eroe, conquistando anche la bella del ballo. E l’America ancora una volta salva il mondo. Nulla di nuovo su questo fronte.
Ma i videogame? Quelli ci sono, c’è Pac-Man, c’è Q-Bert, Galaga, Centipede, e altri giochi che si vedono di sfuggita nel maxi attacco finale, ma per il resto il loro ruolo è molto marginale nel film.
 
Pixels è il classico film che punta alla nostalgia dello spettatore facendogli tornare alla mente i bei ricordi dei tempi passati. Però resta comunque un film tutto sommato gradevole per chi con quei giochi ci ha passato davvero pomeriggi interi e come i protagonisti del film si sente dire sempre che ciò che imparano con i videogame non servirà a nulla nella vita, sognando invece di poter salvare il mondo proprio come uno di quegli eroi fatti di pixel.
A queste persone il film piacerà sicuramente, agli altri invece usciti dal cinema il film non lascerà molto. È il classico film da prendere così come è, senza pretendere molto, da guardare a cervello quasi spento.
 
Autore: GianniGreed
 
Pixels Film 2

Uno dei fenomeni che caratterizzano quest'ultimo decennio è la grande operazione nostalgia volta a ripescare i grandi successi degli anni '80 e, in particolare, i videogiochi, all'epoca osteggiati e trattati come un mero divertimento da bambini e adesso rivalutati in positivo come parte integrante della cultura popolare. Del resto, i bambini dell'epoca sono adesso cresciuti e diventati potenziali compratori interessati a produzioni nostalgiche ma anche autori che si ritrovano a crearle.
Dopo la serie a fumetti e il film Scott Pilgrim vs the world, il romanzo Ready Player One di Ernest Cline e il film d'animazione disneyano Ralph Spaccatutto, ecco che arriva, fresca fresca, nei nostri cinema, una nuova avventura legata al mondo dei videogiochi degli anni '80: Pixels.

L'incipit del film ci riporta al 1982: c'è un gruppo di ragazzini e c'è un torneo di videogiochi di grande rilevanza, in cui l'impacciato protagonista ha la sua occasione di essere un eroe, sfruttando il suo talento col joypad. Registrazioni dei giochi del torneo e altri elementi della cultura del periodo verranno spediti nello spazio, in una capsula, con la speranza di giungere a forme di vita lontane...
... più di un trentennio dopo, pare che, effettivamente, una forma di vita aliena abbia trovato la capsula, ma, scambiando le intenzioni di chi la spedì come una sfida, una dichiarazione di guerra, ecco che ha preparato un attacco alla Terra usando come armi di distruzione le astronavi di Galaga, i vermoni di Centipede, i barili di Donkey Kong e altri elementi dei videogiochi degli anni '80!
Dove l'esercito fallisce, chi meglio di quegli impacciati ragazzini di trent'anni prima, ormai cresciuti ma rimasti bambini nell'animo, per contrastare questa bizzarra invasione?
 
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Si potrebbe definire Pixels come "Il piccolo grande mago dei videogames che incontra Ghostbusters". Moltissimi i rimandi ai due film, a partire dal torneo iniziale per finire con il gruppo di protagonisti, che indossano particolari divise e guidano colorate auto a tema Pacman.
Pixels mostra quello che sarebbe successo al "piccolo grande mago dei videogames" circa trent'anni dopo, in una sorta di autocelebrazione degli ex bambini dell'epoca, allora presi in giro dai bulli e non compresi per la loro passione, che adesso hanno un'occasione di rivincita, diventando eroi che salvano il mondo proprio grazie a quel loro hobby tanto criticato.
Per quanto sia un po' ruffiana, questa operazione non stupisce, dato che il pubblico di Pixels è proprio quello dei bambini degli anni '80, oggi "nerd" trenta-quarantenni che hanno avuto la loro rivincita vedendo la loro passione riconosciuta anche da un pubblico generalista, migliorata sempre più e diventata accessibile a tutti. Non è la prima, e suppongo non sarà l'ultima, operazione nostalgia atta a rivalutare in positivo la subcultura "nerd" degli appassionati di videogiochi degli anni '80, ma Pixels offre una trama originale, è simpatico e molto gradevole, forte di un buon cast e di diverse trovate geniali e tocchi di classe (restate in sala per i titoli di coda, mi raccomando!).

Innumerevoli, ovviamente, le citazioni. Ai videogiochi, ma anche a icone televisive e musicali del periodo: Madonna, Samantha Fox, Daryl Hall & John Oates, Happy Days, fra gli altri. Non mancano i cammei di personaggi famosi di oggi e di ieri, da Sean Bean a Brian Cox, dal Toru Iwatani creatore di Pacman a Dan Aykroyd (si diceva di Ghostbusters...).
Adam Sandler non si discosta molto dai suoi soliti personaggi, ma è piacevole rivederlo ancora in tandem con il simpatico Kevin James, qui nei panni di uno dei più assurdi presidenti americani di sempre. Peter Dinklage, attore molto noto al pubblico dei "nerd" odierni che fagocitano serial tv a quintalate, ci regala l'inedita e irresistibile versione di ciò che sarebbero diventati, una volta cresciuti, i tanti bulletti dei film per ragazzi degli anni '80.
 

Fra nostalgia, azione e risate, Pixels è un po' ciò che sarebbe un Ghostbusters fatto oggi e si rivela una visione piacevole, a parte qualche trovata un po' di cattivo gusto (principalmente legate allo strambo personaggio ossessivo e sfigato interpretato da Josh Gad) e qualche svarione con gli elementi citati (se l'incipit è ambientato nel 1982, perché fra i giochi usati dagli alieni ci sono anche Tetris o Duck Hunt, che sono successivi?).
E', però, un film a quasi esclusivo uso e consumo dei "nerd" appassionati di videogiochi che ci giocano sin da quando erano bambini negli anni '80. Loro, probabilmente, lo adoreranno, ma gli spettatori più giovani o non appassionati di videogiochi si perderanno molte citazioni e, purtroppo, a Pixels manca quel "qualcosa" che lo faccia spiccare come film in sé. Non ha la toccante storia di amicizia e riscatto di Ralph Spaccatutto, non ha l'avventura e la genuinità di Ready Player One e, tolte le citazioni ai videogiochi, rimane un "Ghostbusters" autoreferenziale, che potrebbe non colpire più di tanto le nuove generazioni.
 
E' un problema non relativo al solo Pixels, che tutto sommato è gradevole e simpatico, ma a tutta l'industria del cinema di questi ultimi anni, troppo impegnata a celebrare i fasti degli anni '80 con un continuo bombardamento di citazioni, operazioni nostalgia, seguiti, remake e reboot piuttosto che creare nuovi personaggi, nuove storie, nuovi brand che potranno essere ricordati come pietre miliari fra qualche decennio. Prima o poi, la nostalgia degli anni '80 verrà a noia o perderà la sua ragion d'essere, passato il momento favorevole in cui gli odierni trenta-quarantenni hanno la voglia e le disponibilità economiche per finanziarla (spero che l'annunciato adattamento cinematografico di Ready Player One di Spielberg arrivi prima che questo accada, poiché aspetto da molti anni di potermelo godere).
Ma questo è un problema che ci tocca relativamente: se siamo su GamerClick.it è perché i videogiochi ci piacciono, quindi riusciremo sicuramente a goderci film come questo Pixels che mostrano ancora una volta il mondo dei nostri amati videogiochi, oltre che quello, un po' strambo ma senza dubbio ricco di sentimenti ed emozioni, di noi videogiocatori.
 
Autore: Kotaro