Dopo gli ultimi episodi ambientati in tempi moderni, DICE con Battlefield 1 torna all’antico, ai fasti di Battlefield 1942, ambientando nuovamente il gioco all’epoca dei conflitti mondiali del secolo scorso.
La scelta però non è caduta sulla classica, anche se ultimamente un po’ passata di moda, Seconda Guerra Mondiale, ma sul primo conflitto del 1915-1918, sulla guerra che avrebbe (il condizionale è purtroppo d’obbligo) dovuto porre fine a tutte le guerre. È una scelta quasi inedita ed in parte coraggiosa, in quanto si tratta di un periodo storico decisamente particolare in cui alle prime armi da fuoco si affiancavano ancora baionette e spade, cambiando nettamente quanto siamo ormai abituati a vedere sui nostri schermi. Se si tratta di una scelta giusta o meno lo saprete alla fine di questa recensione.
Battlefield 1 si presenta subito adrenalinico, bellissimo, ma anche cinico. Pronti, via e ci troviamo subito in missione, nel prologo denominato “Tempesta d’acciaio”. Adrenalinico perché l’azione è tanta, è veloce, intorno a noi succede di tutto e l’impressione di essere davvero in quell’inferno è altissima. Per questo è cinico, perché siamo messi di fronte alle atrocità della guerra ed alla morte, con tanto di incisione funebre dedicata con nomi e date che appare in sovraimpressione ogni volta che moriremo. Nel veloce prologo avremo un breve, ma intenso, assaggio di ciò che poi ci aspetta nella modalità single player che non è definibile come una classica campagna. Si tratta infatti di una sorte di 5 mini campagne denominate Storie di Guerra, composte da un numero variabile da 2 a 4 capitoli ciascuna (giocabili anche individualmente una volta iniziati) per un totale di complessivo 5/6 ore in base alla bravura del giocatore ed al livello di difficoltà selezionato.
Questo artifizio rende possibile l’uso di cinque diversi soldati, ognuno con una sua vita, una sua battaglia da raccontare e da farci rivivere. Le cinque storie sono numerate progressivamente, ma possono essere giocate in ordine sparso, anche se essendo a difficoltà incrementale il consiglio è quello di seguire l’ordine di numerazione per non rischiare di trovarsi di fronte delle sezioni troppo complesse da portare a termine, visto che Battlefield 1 si rivela anche piuttosto tosto in alcuni frangenti ed una maggior esperienza è molto d’aiuto soprattutto nelle ultime storie. Con il frazionamento del single player è stato pure reso possibile esplorare zone mondiali e specializzazioni diverse senza il bisogno di trovare motivazioni spesso non molto sensate, come accade non di rado in questo genere di videogame. D’altro canto l’uso di più protagonisti non consente purtroppo di affezionarsi particolarmente a loro in quanto dopo circa un’ora dovremo giocoforza salutarli per conoscerne di nuovi. Si passa da piloti di carri armati o di aerei di nazionalità inglese ad Alpini italiani di istanza sul Monte Grappa, da porta-ordini nella penisola di Gallipoli fino a combattere al fianco di Lawrence D’Arabia. Ogni storia ha i suoi personaggi principali, le sue cutscene altamente cinematografiche che spiegano cosa sta accadendo, ed anche un suo gameplay che può prevedere sezioni più stealth piuttosto che altre basate sull’uso di mezzi di trasporto e che sostanzialmente prepara il giocatore a tutto ciò che è necessario sapere per affrontare la modalità principale di Battlefield 1, ovvero alla sezione multiplayer. Non confondiamoci, le campagne sono estremamente belle e coinvolgenti, niente da dire, con una regia degna di un film ed assolutamente da giocare, ma rimangono comunque piuttosto corte e non valgono da sole il prezzo del titolo, che rimane come sempre dedicato soprattutto alla parte online.
Le modalità online soddisfano ogni tipo di giocatore. Il consiglio, soprattutto per i novizi della serie, è di iniziare dalle due più semplici, ovvero le classiche Deatmatch a Squadre o Dominio. Qui le mappe sono piuttosto piccole ed il numero dei giocatori non è elevato, rendendo più semplice l’approccio alla battaglia senza correre il rischio di morire ripetutamente senza capire nemmeno come. Data la ridotta dimensione delle mappe, capita non di rado di affrontare gli avversari all’arma bianca, e forse è da rilevare che il melée è un pochino troppo potente rispetto alle armi da fuoco.
Già in queste due modalità minori possiamo osservare il nuovo splendido sistema di meteo dinamico. Ad esempio iniziare una partita sul forte del Monte Grappa e dopo pochi minuti trovarsi avvolti da una nebbia fittissima è stato davvero entusiasmante, pensate ai piloti dei biplani che nel Sinai si trovano all’improvviso in una tempesta di sabbia...
Avanzando di livello potremo sbloccare nuove armi o gadget per la nostra classe di soldato. Le classi sono le solite 4, ovvero il supporto dedito ai rifornimenti, il medico che stavolta è in parte anche geniere visto che ha la chiave inglese necessaria a riparare i mezzi, l’assaltatore che invece deve distruggere i mezzi avversari e lo scout. Inoltre è possibile effettuare respawn dentro un mezzo libero, e nel caso useremo la quinta classe ovvero il pilota. Saltuariamente saranno dislocati sul terreno di gioco dei kit particolari che permettono di usare una delle tre classi elite, armati di lanciafiamme, mitragliatrice pesante e corazza o lanciamissili anticarro.
Per i più smaliziati troviamo le famosissime modalità corsa con i telegrafi da attivare o distruggere e la modalità conquista con i vari punti-bandiera da dover liberare. Come nei precedenti capitoli sono basate su combattimenti su vastissima scala con l’utilizzo dei mezzi da guerra come aerei, carri armati e così via. In conquista combatteranno fino a 64 giocatori, ed avremo pure lo sporadico ausilio dei Behemoth, enormi mezzi armati fino ai denti con cui un gruppo di soldati può ribaltare le sorti di una battaglia e che in parte abbiamo già visto nel single player.
Una novità di Battlefield 1 è Piccioni di Guerra. Le due squadre dovranno trovare la scatola metallica che contiene il prezioso pennuto viaggiatore, recuperarlo per scrivere un messaggio da legare alla sua zampa e farlo volare via. Gli avversari possono cercare anche di uccidere il volatile stesso una volta che ha iniziato il suo breve viaggio verso la base militare. Chi consegna per primo 3 messaggi vince il match.
Ma la novità principale di Battlefield 1 è rappresentata dalle Operazioni, così importante che nel menu ha addirittura una sezione a sé. Si tratta di quattro mini-campagne online con tanto di voce narrante e cutscene introduttive, divise in due capitoli ciascuna e giocabili da 40 o 64 giocatori contemporaneamente. Il gameplay è una sorta di mix fra corsa e conquista, per cui abbiamo sezioni di mappa sbloccabili avanzando, in cui però conquistare in un cruento scontro aperto alcuni punti di controllo per poter accedere al settore successivo. I difensori ovviamente sono asserragliati ed armati fino ai denti, tanto che gli attaccanti hanno a loro disposizione 3 plotoni da 150 soldati cadauno ed in caso di sconfitta di uno dei plotoni non solo potranno contare su un Benemoth a supporto, ma torneranno in azione direttamente dall’ultimo settore conquistato. La modalità è molto spettacolare ed emozionante, e può essere decisamente lunga visto che una partita può durare anche un’ora. L’avanzamento al settore successivo, con 32 soldati urlanti che si lanciano verso il prossimo obiettivo mentre le musiche epiche incalzano in sottofondo, è una delle migliori esperienze multiplayer degli ultimi anni e non mancherà di galvanizzare i giocatori, ed in particolare quelli nostrani visto che una delle quattro ambientazioni è situata sulle nostre alpi e vede il nostro esercito cercare di vendicare ciò che successe a Caporetto.
Tecnicamente parlando è difficile spiegare l’impatto grafico di Battlefield 1. Sul pc di prova, equipaggiato con una GTX 1070, il gioco gira senza il minimo inceppamento a 1080p, 60 fps e dettaglio massimo. Il lavoro di ottimizzazione del Frostbite 3 è ai limiti dell’incredibile, le mappe hanno un dettaglio semplicemente mai visto e non c’è niente, davvero niente a schermo che possa far storcere il naso per quanto riguarda la parte grafica. La voglia di fermarsi a vedere un panorama, che è praticamente una foto in movimento, verrà spesso, ma gli effetti audio (soprattutto se avete un sistema dolby) faranno presto cambiare idea perché la pioggia di piombo tutto intorno ricorda che è meglio cercare un riparo prima di trovarsi a terra in attesa di un medico. È ancora presente la modalità audio Registri bellici introdotta in Bad Company, che rende ancora più avvolgente il suono e da veramente la sensazione di essere lì, complice anche la già citata grafica ai limiti del fotorealismo. Indescrivibile il già citato meteo dinamico, soprattutto la calata della nebbia nelle vallate è impressionante.
La scelta però non è caduta sulla classica, anche se ultimamente un po’ passata di moda, Seconda Guerra Mondiale, ma sul primo conflitto del 1915-1918, sulla guerra che avrebbe (il condizionale è purtroppo d’obbligo) dovuto porre fine a tutte le guerre. È una scelta quasi inedita ed in parte coraggiosa, in quanto si tratta di un periodo storico decisamente particolare in cui alle prime armi da fuoco si affiancavano ancora baionette e spade, cambiando nettamente quanto siamo ormai abituati a vedere sui nostri schermi. Se si tratta di una scelta giusta o meno lo saprete alla fine di questa recensione.
Battlefield 1 si presenta subito adrenalinico, bellissimo, ma anche cinico. Pronti, via e ci troviamo subito in missione, nel prologo denominato “Tempesta d’acciaio”. Adrenalinico perché l’azione è tanta, è veloce, intorno a noi succede di tutto e l’impressione di essere davvero in quell’inferno è altissima. Per questo è cinico, perché siamo messi di fronte alle atrocità della guerra ed alla morte, con tanto di incisione funebre dedicata con nomi e date che appare in sovraimpressione ogni volta che moriremo. Nel veloce prologo avremo un breve, ma intenso, assaggio di ciò che poi ci aspetta nella modalità single player che non è definibile come una classica campagna. Si tratta infatti di una sorte di 5 mini campagne denominate Storie di Guerra, composte da un numero variabile da 2 a 4 capitoli ciascuna (giocabili anche individualmente una volta iniziati) per un totale di complessivo 5/6 ore in base alla bravura del giocatore ed al livello di difficoltà selezionato.
Questo artifizio rende possibile l’uso di cinque diversi soldati, ognuno con una sua vita, una sua battaglia da raccontare e da farci rivivere. Le cinque storie sono numerate progressivamente, ma possono essere giocate in ordine sparso, anche se essendo a difficoltà incrementale il consiglio è quello di seguire l’ordine di numerazione per non rischiare di trovarsi di fronte delle sezioni troppo complesse da portare a termine, visto che Battlefield 1 si rivela anche piuttosto tosto in alcuni frangenti ed una maggior esperienza è molto d’aiuto soprattutto nelle ultime storie. Con il frazionamento del single player è stato pure reso possibile esplorare zone mondiali e specializzazioni diverse senza il bisogno di trovare motivazioni spesso non molto sensate, come accade non di rado in questo genere di videogame. D’altro canto l’uso di più protagonisti non consente purtroppo di affezionarsi particolarmente a loro in quanto dopo circa un’ora dovremo giocoforza salutarli per conoscerne di nuovi. Si passa da piloti di carri armati o di aerei di nazionalità inglese ad Alpini italiani di istanza sul Monte Grappa, da porta-ordini nella penisola di Gallipoli fino a combattere al fianco di Lawrence D’Arabia. Ogni storia ha i suoi personaggi principali, le sue cutscene altamente cinematografiche che spiegano cosa sta accadendo, ed anche un suo gameplay che può prevedere sezioni più stealth piuttosto che altre basate sull’uso di mezzi di trasporto e che sostanzialmente prepara il giocatore a tutto ciò che è necessario sapere per affrontare la modalità principale di Battlefield 1, ovvero alla sezione multiplayer. Non confondiamoci, le campagne sono estremamente belle e coinvolgenti, niente da dire, con una regia degna di un film ed assolutamente da giocare, ma rimangono comunque piuttosto corte e non valgono da sole il prezzo del titolo, che rimane come sempre dedicato soprattutto alla parte online.
Le modalità online soddisfano ogni tipo di giocatore. Il consiglio, soprattutto per i novizi della serie, è di iniziare dalle due più semplici, ovvero le classiche Deatmatch a Squadre o Dominio. Qui le mappe sono piuttosto piccole ed il numero dei giocatori non è elevato, rendendo più semplice l’approccio alla battaglia senza correre il rischio di morire ripetutamente senza capire nemmeno come. Data la ridotta dimensione delle mappe, capita non di rado di affrontare gli avversari all’arma bianca, e forse è da rilevare che il melée è un pochino troppo potente rispetto alle armi da fuoco.
Già in queste due modalità minori possiamo osservare il nuovo splendido sistema di meteo dinamico. Ad esempio iniziare una partita sul forte del Monte Grappa e dopo pochi minuti trovarsi avvolti da una nebbia fittissima è stato davvero entusiasmante, pensate ai piloti dei biplani che nel Sinai si trovano all’improvviso in una tempesta di sabbia...
Avanzando di livello potremo sbloccare nuove armi o gadget per la nostra classe di soldato. Le classi sono le solite 4, ovvero il supporto dedito ai rifornimenti, il medico che stavolta è in parte anche geniere visto che ha la chiave inglese necessaria a riparare i mezzi, l’assaltatore che invece deve distruggere i mezzi avversari e lo scout. Inoltre è possibile effettuare respawn dentro un mezzo libero, e nel caso useremo la quinta classe ovvero il pilota. Saltuariamente saranno dislocati sul terreno di gioco dei kit particolari che permettono di usare una delle tre classi elite, armati di lanciafiamme, mitragliatrice pesante e corazza o lanciamissili anticarro.
Per i più smaliziati troviamo le famosissime modalità corsa con i telegrafi da attivare o distruggere e la modalità conquista con i vari punti-bandiera da dover liberare. Come nei precedenti capitoli sono basate su combattimenti su vastissima scala con l’utilizzo dei mezzi da guerra come aerei, carri armati e così via. In conquista combatteranno fino a 64 giocatori, ed avremo pure lo sporadico ausilio dei Behemoth, enormi mezzi armati fino ai denti con cui un gruppo di soldati può ribaltare le sorti di una battaglia e che in parte abbiamo già visto nel single player.
Una novità di Battlefield 1 è Piccioni di Guerra. Le due squadre dovranno trovare la scatola metallica che contiene il prezioso pennuto viaggiatore, recuperarlo per scrivere un messaggio da legare alla sua zampa e farlo volare via. Gli avversari possono cercare anche di uccidere il volatile stesso una volta che ha iniziato il suo breve viaggio verso la base militare. Chi consegna per primo 3 messaggi vince il match.
Ma la novità principale di Battlefield 1 è rappresentata dalle Operazioni, così importante che nel menu ha addirittura una sezione a sé. Si tratta di quattro mini-campagne online con tanto di voce narrante e cutscene introduttive, divise in due capitoli ciascuna e giocabili da 40 o 64 giocatori contemporaneamente. Il gameplay è una sorta di mix fra corsa e conquista, per cui abbiamo sezioni di mappa sbloccabili avanzando, in cui però conquistare in un cruento scontro aperto alcuni punti di controllo per poter accedere al settore successivo. I difensori ovviamente sono asserragliati ed armati fino ai denti, tanto che gli attaccanti hanno a loro disposizione 3 plotoni da 150 soldati cadauno ed in caso di sconfitta di uno dei plotoni non solo potranno contare su un Benemoth a supporto, ma torneranno in azione direttamente dall’ultimo settore conquistato. La modalità è molto spettacolare ed emozionante, e può essere decisamente lunga visto che una partita può durare anche un’ora. L’avanzamento al settore successivo, con 32 soldati urlanti che si lanciano verso il prossimo obiettivo mentre le musiche epiche incalzano in sottofondo, è una delle migliori esperienze multiplayer degli ultimi anni e non mancherà di galvanizzare i giocatori, ed in particolare quelli nostrani visto che una delle quattro ambientazioni è situata sulle nostre alpi e vede il nostro esercito cercare di vendicare ciò che successe a Caporetto.
Tecnicamente parlando è difficile spiegare l’impatto grafico di Battlefield 1. Sul pc di prova, equipaggiato con una GTX 1070, il gioco gira senza il minimo inceppamento a 1080p, 60 fps e dettaglio massimo. Il lavoro di ottimizzazione del Frostbite 3 è ai limiti dell’incredibile, le mappe hanno un dettaglio semplicemente mai visto e non c’è niente, davvero niente a schermo che possa far storcere il naso per quanto riguarda la parte grafica. La voglia di fermarsi a vedere un panorama, che è praticamente una foto in movimento, verrà spesso, ma gli effetti audio (soprattutto se avete un sistema dolby) faranno presto cambiare idea perché la pioggia di piombo tutto intorno ricorda che è meglio cercare un riparo prima di trovarsi a terra in attesa di un medico. È ancora presente la modalità audio Registri bellici introdotta in Bad Company, che rende ancora più avvolgente il suono e da veramente la sensazione di essere lì, complice anche la già citata grafica ai limiti del fotorealismo. Indescrivibile il già citato meteo dinamico, soprattutto la calata della nebbia nelle vallate è impressionante.
Dicevamo in apertura, DICE avrà fatto la scelta giusta? Sembra proprio di sì, Battlefield 1 è semplicemente stupendo da vedere e da sentire, adrenalinico e divertente da giocare in single (seppur breve) ed altrettanto adrenalinico e divertente nel lunghissimo multiplayer. Forse non è il miglior first person shooter di sempre, ma non ci va molto lontano. E forse, invece, per molti potrebbe pure esserlo. Nel dubbio, torno sulle dolomiti. C'è il nostro paese da difendere.
Pro
- Intensa campagna cinematografica
- Multiplayer appassionante e longevo
- Modalità Operazioni fantastica
- Grafica incredibile
Contro
- Durata del single player scarsa
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.