La trattazione di argomenti scottanti e attuali provenienti dal nostro mondo e trasportati all'interno di qualsiasi forma di media, si sa, è difficile che non destino polemica.
Nelle ultime ore lo studio francese Quantic Dream è diventato oggetto di mira e pesanti critiche da parte di un'associazione americana fondata per salvaguardare i diritti dei bambini, la ChildLine, diretta dalla giornalista Esther Rantzen: a causa di una scena di Detroit: Become Human - ultima produzione di David Cage - che tratta proprio di un abuso su minore, il team fondato da Cage rischierebbe pesanti censure all'interno della propria opera.
La Rantzen ha così commentato l'ultima fatica di Quantic Dream: ''Un gioco malato e ripugnante. La violenza contro i bambini non è intrattenimento. Non è un gioco. E' un vero e proprio incubo che milioni di bambini sono costretti a vivere attraverso questo tipo di situazioni. I creatori di questo gioco dovrebbero vergognarsi. Ritengo sia qualcosa di perverso. Chi pensa che picchiare a morte un bambino sia intrattenimento?'' .
Ad appoggiare l'accusa della giornalista, troviamo poi Andy Burrows, della NSPCC: ''Qualsiasi videogioco che banalizza o rende ''quotidianità'' l'abuso su minori o la violenza domestica per scopi di intrattenimento è inaccettabile''.
La scena incriminata di tutto ciò è la seguente:
Si tratta, come di consueto per un gioco di marchio Quantic Dream, di una sequenza ottenibile da una scelta effettuata in-game. Una possibile scelta conduce alla morte di una bambina per mezzo del padre, irato per il divorzio con la moglie; la sua unica valvola di sfogo - la propria figlia - sembrerebbe essere ai suoi occhi la vera causa della rottura per la propria relazione.
La scena si apre con l'androide Kara, assunta all'interno dell'abitazione come domestica, mentre scambia alcune parole con la bambina, rannicchiata nella sua camera. A seguito della scoperta di un cassetto della casa aperto dall'androide senza esplicita autorizzazione, il padre afferra per il collo Kara, minacciandola di lasciare tutto al suo posto e di ''non giocare con le proprie cose'' poiché lo rende nervoso; colto da un impulso nevrotico e di pura follia, l'uomo lancia un tavolinetto contro la parete della casa, spaventando a morte la propria bambina, la quale, dopo aver assistito alla scena, sale frettolosamente le scale per scampare all'ira incontrollabile del padre.
Quest'ultimo, notando la piccola fuggire, afferra una cintura e decide di raggiungere la piccola per il piano di sopra, pronunciando la frase: ''Alice, papà è molto arrabbiato''.
Una volta che Kara raggiungerà il luogo in cui la bambina è fuggita, troverà il suo corpo esanime, mentre l'uomo affermerà - finalmente tranquillizzatosi -: ''E' tutto finito. Papà non è più arrabbiato.''
La vicenda si conclude con l'androide che, da un cassetto, raccoglie una pistola che verrà utilizzata per delle scene successive.
''E' completamente sbagliato che la violenza domestica faccia parte di un videogioco, a prescindere dalla motivazione di fondo. La violenza domestica non è un gioco e (questa scena) semplicemente la banalizza. Mi preoccupa la possibilità che le persone che lo giocheranno, le quali hanno subito abusi, prenderanno come esempio questo titolo per plasmare il proprio modo di affrontare la problematica.'', ha aggiunto Tory MP Damian Collins, politico inglese del Partito Conservatore del Regno Unito.
A tutto ciò, David Cage ha finalmente replicato: ''Se guardate veramente al gioco e lo testate con le vostre mani capirete che non tratta di abusi domestici. La tematica rientra solo nella storia di Kara - non è una vittima di essa. L'androide fa parte di una bellissima storia di fondo. Spero che ciò che le accadrà vi toccherà nell'animo. Per me, la scena della violenza domestica, è toccante, ed ero interessato nel rendere il giocatore partecipe della posizione di questa donna. Ho scelto il suo punto di vista. (...) Ciò che è importante per me, ciò che è fondamentale in Detroit, è affermare che un gioco può legittimamente trattare di una tematica come la violenza domestica quanto un film, un libro o una recita a teatro''.
Esposta l'intera vicenda, non ci resta che chiedervi:
qual è la vostra posizione al riguardo? E' giusto che un videogioco tratti di problemi che affliggono la nostra società?
Fonte consultata
Nelle ultime ore lo studio francese Quantic Dream è diventato oggetto di mira e pesanti critiche da parte di un'associazione americana fondata per salvaguardare i diritti dei bambini, la ChildLine, diretta dalla giornalista Esther Rantzen: a causa di una scena di Detroit: Become Human - ultima produzione di David Cage - che tratta proprio di un abuso su minore, il team fondato da Cage rischierebbe pesanti censure all'interno della propria opera.
La Rantzen ha così commentato l'ultima fatica di Quantic Dream: ''Un gioco malato e ripugnante. La violenza contro i bambini non è intrattenimento. Non è un gioco. E' un vero e proprio incubo che milioni di bambini sono costretti a vivere attraverso questo tipo di situazioni. I creatori di questo gioco dovrebbero vergognarsi. Ritengo sia qualcosa di perverso. Chi pensa che picchiare a morte un bambino sia intrattenimento?'' .
Ad appoggiare l'accusa della giornalista, troviamo poi Andy Burrows, della NSPCC: ''Qualsiasi videogioco che banalizza o rende ''quotidianità'' l'abuso su minori o la violenza domestica per scopi di intrattenimento è inaccettabile''.
La scena incriminata di tutto ciò è la seguente:
Si tratta, come di consueto per un gioco di marchio Quantic Dream, di una sequenza ottenibile da una scelta effettuata in-game. Una possibile scelta conduce alla morte di una bambina per mezzo del padre, irato per il divorzio con la moglie; la sua unica valvola di sfogo - la propria figlia - sembrerebbe essere ai suoi occhi la vera causa della rottura per la propria relazione.
La scena si apre con l'androide Kara, assunta all'interno dell'abitazione come domestica, mentre scambia alcune parole con la bambina, rannicchiata nella sua camera. A seguito della scoperta di un cassetto della casa aperto dall'androide senza esplicita autorizzazione, il padre afferra per il collo Kara, minacciandola di lasciare tutto al suo posto e di ''non giocare con le proprie cose'' poiché lo rende nervoso; colto da un impulso nevrotico e di pura follia, l'uomo lancia un tavolinetto contro la parete della casa, spaventando a morte la propria bambina, la quale, dopo aver assistito alla scena, sale frettolosamente le scale per scampare all'ira incontrollabile del padre.
Quest'ultimo, notando la piccola fuggire, afferra una cintura e decide di raggiungere la piccola per il piano di sopra, pronunciando la frase: ''Alice, papà è molto arrabbiato''.
Una volta che Kara raggiungerà il luogo in cui la bambina è fuggita, troverà il suo corpo esanime, mentre l'uomo affermerà - finalmente tranquillizzatosi -: ''E' tutto finito. Papà non è più arrabbiato.''
La vicenda si conclude con l'androide che, da un cassetto, raccoglie una pistola che verrà utilizzata per delle scene successive.
''E' completamente sbagliato che la violenza domestica faccia parte di un videogioco, a prescindere dalla motivazione di fondo. La violenza domestica non è un gioco e (questa scena) semplicemente la banalizza. Mi preoccupa la possibilità che le persone che lo giocheranno, le quali hanno subito abusi, prenderanno come esempio questo titolo per plasmare il proprio modo di affrontare la problematica.'', ha aggiunto Tory MP Damian Collins, politico inglese del Partito Conservatore del Regno Unito.
A tutto ciò, David Cage ha finalmente replicato: ''Se guardate veramente al gioco e lo testate con le vostre mani capirete che non tratta di abusi domestici. La tematica rientra solo nella storia di Kara - non è una vittima di essa. L'androide fa parte di una bellissima storia di fondo. Spero che ciò che le accadrà vi toccherà nell'animo. Per me, la scena della violenza domestica, è toccante, ed ero interessato nel rendere il giocatore partecipe della posizione di questa donna. Ho scelto il suo punto di vista. (...) Ciò che è importante per me, ciò che è fondamentale in Detroit, è affermare che un gioco può legittimamente trattare di una tematica come la violenza domestica quanto un film, un libro o una recita a teatro''.
Esposta l'intera vicenda, non ci resta che chiedervi:
qual è la vostra posizione al riguardo? E' giusto che un videogioco tratti di problemi che affliggono la nostra società?
Fonte consultata
francamente non lo so... vero che di violenza sui bambini c'e ne a sufficienza... ma nasconderla e come ammettere che non esiste o qualcosa del genere, dipende tutto da quanto vuoi creare una situazione ahime reale... può anche essere un modo per enfatizzare il problema
Tra l'altro, a pensarci, anche le cose belle spesso vengono banalizzate, pensiamo a tutte le storie d'amore che nascono dal nulla, o ai racconti di persone sfigatissime che trovano la felicità... e se io sono sfigatissima e la felicità non la trovo? Dovrei incazzarmi perché si è andati troppo leggeri nel raccontare la felicità per uno sfigato?
Insomma, io condanno totalmente la violenza sui bambini (se fossi io a decidere, certi soggetti non sarebbero nemmeno vivi) ma non me la prendo se in un gioco/libro/anime/fumetto/film c'è una scena di violenza o comunque una scena che racconta qualcosa di tragico che nella vita reale può aver fatto infinitamente soffrire molte persone. Perché a questo punto dovremmo parlare solo di cose belle (anche se ripeto, pure lì potrei lamentarmi della banalizzazione delle cose belle), perché qualche ferita profonda possiamo averla tutti.
Se poi chi racconta questa storia lo abbia fatto bene o male, è un altro tipo di discorso.
Mica sono obbligati a giocare al gioco in questione. I soliti paladini del politically correct e delle cause perse.
Personalmente trovo che in un videogioco il suo creatore possa metterci ciò che vuole, non deve avere per forza un morale o dei filtri e non ha l'obbligo di trattare in modo approfondito o dare importanza a certi temi. È il giocatore che decidera da solo se ciò che vede gli piace e se quello che gli è stato venduto rispecchia o meno le promesse. L'importante è che sia reso chiaramente sulla confezione che tipo di contenuti contiene e che lo si sia pubblicizzato in modo onesto. E certo, per alcuni contenuti occorre indirizzare il prodotto al giusto pubblico (fermo restando che ad oggi nessuno è ancora stato in grado di definire correttamente che tipo di pubblico può fruire di un certo prodotto).
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