Ci sono moltissimi giochi in commercio e ognuno di loro offre un tipo di intrattenimento a suo modo unico. Tra i tanti modi in cui si possono dividere gli innumerevoli titoli che abbiamo a disposizione, guardare se possono essere giocati in compagnia o meno può essere un discrimine importante e se si iniziano a catalogare in questo modo ci si rende ben presto conto di come il mercato si concentri su un certo tipo di intrattenimento.
Mettendo da parte le peculiarità dei casi limite, come MMO o puzzle game, buona parte dei giochi al giorno d’oggi tendono a concentrarsi principalmente su un’esperienza offline, da gustare in solitaria, o in una online, pensata per cimentarsi in difficili sfide competitive o cooperative. What the Dub?! rientra senza dubbio nella seconda ma in un modo tutto suo, fondamentalmente uguale a Quiplash ma con uno stile unico che lo rende molto più adatto alle serate in compagnia che non allo streaming di massa su Twitch.
Il metodo di partecipazione di What the Dub?! è esattamente lo stesso usato su Quiplash, ovvero l’host mette a disposizione lo schermo della propria console, via streaming o invitando fisicamente a casa propria gli amici, mentre i giocatori si collegano alla stanza tramite un apposito sito web dove inseriranno un nickname e il codice della stanza, sempre visibile sullo schermo. Una volta che almeno 3 persone si sono collegate, l’host potrà dare inizio alla partita e ad ogni round i giocatori scriveranno il proprio input attraverso il sito web, sempre accessibile tramite il proprio tablet, cellulare o computer collegato ad internet.
I film utilizzati come fonte sono tantissimi e le scene da doppiare superano le 300 unità, ma non c’è pericolo di trovare qualcosa che già si conosce. Le scene provengono da film piuttosto vecchi e buona parte di loro nascono da produzioni di serie Z, di conseguenza non è raro che le scene risultino comiche e surreali già di per sé, ma con il tocco dei giocatori è possibile elevarle ancora di più e creare qualcosa di semplicemente memorabile. Con il giusto team di amici, ogni round può potenzialmente portare alla creazione di un nuovo meme che diverrà subito virale all’interno del gruppo!
Il rovescio della medaglia di questo sistema, esattamente come per Quiplash, è che il divertimento e la riuscita della partita dipendono fortemente da chi lo gioca e se vi troverete come ghost writer persone poche pronte o dallo scarso senso dello humor, il rischio di annoiarsi già nei primi round è alto. A questo si aggiunge il limite che l’ultima edizione di Quiplash era riuscita a superare: la lingua. What the Dub?! è completamente in inglese dunque non solo è richiesta una conoscenza minima per capire la scena e inviare la parte mancante, ma soprattutto la voce che leggerà le battute si aspetterà gli input in inglese ed eventuali errori di battitura si trasformeranno in una pronuncia scorretta del termine.
Detto questo, bisogna ammettere che la voce sintetizzata dal forte accento british che legge una frase in italiano, o ancora meglio in dialetto, ha un fascino tutto suo che può donare una certa magia alla scena, ma il limite della lingua può essere percepito come insormontabile da persone poco sicure ed essendo il divertimento di What the Dub?! lasciato in mano ai suoi giocatori, ciò potrebbe incidere negativamente sulla qualità della partita.
What the Dub?! può essere giocato da un minimo di 3 persone fino ad un massimo di 6, a questi poi si possono aggiungere fino ad un massimo di altri 6 spettatori che potranno votare le scene ma non proporre input. A differenza di Quiplash, dove gli spettatori avevano un ruolo attivo nelle fasi di attesa, su What the Dub?! sono invece abbandonati a sè stessi. Il fatto che a fine partita non sia possibile scambiare automaticamente i ruoli di giocatori e spettatori costringe a creare ogni volta una nuova stanza per poter effettuare il cambio manualmente. Una seccatura non da poco se si gioca con più di 6 persone in case diverse. Discorso simile per la mancata possibilità di giocare online con altri, scelta che rende di fatto What the Dub?! impossibile da giocare senza amici… o senza un minimo di seguito su qualche piattaforma di streaming.
Gioco testato su Playstation 4.
Mettendo da parte le peculiarità dei casi limite, come MMO o puzzle game, buona parte dei giochi al giorno d’oggi tendono a concentrarsi principalmente su un’esperienza offline, da gustare in solitaria, o in una online, pensata per cimentarsi in difficili sfide competitive o cooperative. What the Dub?! rientra senza dubbio nella seconda ma in un modo tutto suo, fondamentalmente uguale a Quiplash ma con uno stile unico che lo rende molto più adatto alle serate in compagnia che non allo streaming di massa su Twitch.
Quale modo migliore per passare una serata in compagnia?
L’obiettivo di What the Dub?! è far ridere i suoi giocatori puntando sul loro senso dell’umorismo; esattamente come su Quiplash, le poche e semplici regole pongono le basi per un sistema di gioco irriverente dove i singoli, round dopo round, gareggiano a colpi di humor per raggiungere la cima della classifica. Ad ogni sfida viene mostrato un breve spezzone di un vecchio film da cui una parte del dialogo è stata tagliata, i giocatori dovranno riempire quel vuoto con un messaggio di testo e dopo aver invitato la propria proposta inizia il bello. La breve scena viene ripetuta tante volte quante il numero di giocatori e, al posto della parte muta, una voce sintetizzata completa il dialogo con gli input dei giocatori. Ogni giocatore sarà infine chiamato a votare l’opzione che lo ha fatto ridere di più e in questo modo la classifica prenderà forma.Il metodo di partecipazione di What the Dub?! è esattamente lo stesso usato su Quiplash, ovvero l’host mette a disposizione lo schermo della propria console, via streaming o invitando fisicamente a casa propria gli amici, mentre i giocatori si collegano alla stanza tramite un apposito sito web dove inseriranno un nickname e il codice della stanza, sempre visibile sullo schermo. Una volta che almeno 3 persone si sono collegate, l’host potrà dare inizio alla partita e ad ogni round i giocatori scriveranno il proprio input attraverso il sito web, sempre accessibile tramite il proprio tablet, cellulare o computer collegato ad internet.
I film utilizzati come fonte sono tantissimi e le scene da doppiare superano le 300 unità, ma non c’è pericolo di trovare qualcosa che già si conosce. Le scene provengono da film piuttosto vecchi e buona parte di loro nascono da produzioni di serie Z, di conseguenza non è raro che le scene risultino comiche e surreali già di per sé, ma con il tocco dei giocatori è possibile elevarle ancora di più e creare qualcosa di semplicemente memorabile. Con il giusto team di amici, ogni round può potenzialmente portare alla creazione di un nuovo meme che diverrà subito virale all’interno del gruppo!
Il rovescio della medaglia di questo sistema, esattamente come per Quiplash, è che il divertimento e la riuscita della partita dipendono fortemente da chi lo gioca e se vi troverete come ghost writer persone poche pronte o dallo scarso senso dello humor, il rischio di annoiarsi già nei primi round è alto. A questo si aggiunge il limite che l’ultima edizione di Quiplash era riuscita a superare: la lingua. What the Dub?! è completamente in inglese dunque non solo è richiesta una conoscenza minima per capire la scena e inviare la parte mancante, ma soprattutto la voce che leggerà le battute si aspetterà gli input in inglese ed eventuali errori di battitura si trasformeranno in una pronuncia scorretta del termine.
Detto questo, bisogna ammettere che la voce sintetizzata dal forte accento british che legge una frase in italiano, o ancora meglio in dialetto, ha un fascino tutto suo che può donare una certa magia alla scena, ma il limite della lingua può essere percepito come insormontabile da persone poco sicure ed essendo il divertimento di What the Dub?! lasciato in mano ai suoi giocatori, ciò potrebbe incidere negativamente sulla qualità della partita.
What the Dub?! può essere giocato da un minimo di 3 persone fino ad un massimo di 6, a questi poi si possono aggiungere fino ad un massimo di altri 6 spettatori che potranno votare le scene ma non proporre input. A differenza di Quiplash, dove gli spettatori avevano un ruolo attivo nelle fasi di attesa, su What the Dub?! sono invece abbandonati a sè stessi. Il fatto che a fine partita non sia possibile scambiare automaticamente i ruoli di giocatori e spettatori costringe a creare ogni volta una nuova stanza per poter effettuare il cambio manualmente. Una seccatura non da poco se si gioca con più di 6 persone in case diverse. Discorso simile per la mancata possibilità di giocare online con altri, scelta che rende di fatto What the Dub?! impossibile da giocare senza amici… o senza un minimo di seguito su qualche piattaforma di streaming.
GIUDIZIO FINALE
What the Dub?! è strano: tanto stupido e semplice quanto geniale e complesso. Il sistema di gioco alla base non è affatto originale, ma la formula del doppiaggio sì e visti i pochi party game su console che permettono di giocare con così tante persone chiunque sia un minimo sociale dovrebbe dare una chance a What the Dub. I difetti del gioco di Wide Right Interactive sono pressoché gli stessi di Quiplash così come lo sono i pregi perciò se piace uno piacerà sicuramente anche l’altro e vice versa. Se pensate di avere degli amici simpatici e un minimo intraprendenti, What the Dub?! saprà regalarvi momenti davvero magici, momenti che solo i film spazzatura sanno offrire!
Gioco testato su Playstation 4.
Pro
- Tanto materiale per battute esilaranti
- Perfetto alle feste o raduni online e offline
- Crossplay fino a 6 giocatori più 6 spettatori
Contro
- Da giocare con le persone giuste
- L'inglese può essere un freno
- Impossibilità di far girare automaticamente giocatori e spettatori
- Nessuna interazione possibile per gli spettatori
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