2K continua nella sua opera di consolidamento e perfezionamento di quella che oramai da anni è la simulazione cestistica per eccellenza, oltre che uno dei titoli di punta per qualsiasi produzione a carattere sportivo. NBA 2K23 non fa differenza essendo riuscito a settare ancora un pochino più in alto un asticella già inarrivabile per chiunque altro, regalando ai fan un altro anno intriso di divertimento a spicchi.

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Partiamo subito con quella che è la vera "novità" dell'anno (le virgolette sono lì perché in realtà la trovata era stata già lanciata in NBA 2K11), ovvero la Jordan Challenge. Ritrovarsi a vivere da protagonista le 15 partite che hanno scandito l'immensa carriera di His Airness, anticipate dalle interviste ai suoi compagni e rivali, fa scattare emozioni che solo gli amanti del basket possono capire. Dalla finale al college, passando per le durissime lotte contro i bad boys dei Pistons, fino a quell'ultima partita, The Last Dance appunto, attraverseremo le diverse epoche che hanno gettato le basi di quella che è l'NBA moderna, apprezzando anche visivamente come è cambiato il basket americano. Gli appositi filtri video e le voci del comento ci faranno immedesimare in tutto e per tutto negli anni 80 e 90, mentre cercheremo di raggiungere gli obiettivi che anche Jordan ha realizzato sul parquet, per ottenere stelle bonus e ricompense. L'unico appunto in tutta questa grazia è il fatto di non poter giocare controllando soltanto MJ come nella modalità carriera; l'impossibilità di fare questa scelta a nostro modo di vedere ha abbassato l'immedesimazione di una serie di partite che, in fondo, avevano quello come fulcro.

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Proseguendo nella riuscitissima operazione nostalgia, dobbiamo presentarvi anche l'altra modalità ad essa correlata, le Ere nella modalità My NBA. Avremo la possibilità di scegliere “L’Era Magic vs Bird”, “L’Era Jordan”, “L’Era Kobe” e “L’Era Moderna”, avere le regole ed i filtri del tempo, prendere un team e condurlo a confermare o cambiare la storia. Senza dubbio si parla di una delle trovate più riuscite, in abbinata all'ampliamento della WNBA (riservata solo alle console next gen), grazie alla quale potremo anche creare la nostra giocatrice, condurla all'all star game ed ai vertici della lega.

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La carriera questa volta non brilla particolarmente nella sua gestione stile GDR perché le fetch quest, che hanno chiaramente l'obiettivo di farci girare ed esplorare la Città, rischiano di allontanare un po' il focus del gioco dal campo da basket, anche perché molto spesso bloccano la possibilità di proseguire nella stagione. In ogni caso la costruzione delle cutscene e dei personaggi resta sempre di altissimo livello, con sketch davvero divertenti. La Città è grande, non immensa come quella dello scorso episodio, ma comunque abbastanza da richiedere spostamenti rapidi con la metro, nonostante la disponibilità di uno skateboard già dall'inizio (che comunque non eccelle in quanto a manovrabilità). MP, questo il nome del nostro alter ego, dovrà vedersela con un inizio difficile dopo il draft, dato che l'intera città avrebbe preferito che il GM scegliesse il nostro eterno rivale Shep. La situazione lo costringerà a cercare di conquistarsi il cuore dei tifosi dentro e fuori dai campi di città ed NBA. L'IA della nostra squadra non è eccelsa ed anzi, l'impressione è quella di compagni abbastanza passivi e basici. Nessun aiuto sui blocchi in difesa, nessun raddoppio, tirano a canestro solo se ricevono palla nel pitturato (e neanche sempre), mentre in quasi tutte le azioni in cui non è MP a condurre il gioco attendono palleggiando lo scadere dei 24 secondi, salvo poi passarti la patata bollente quando ne mancano 2 o 3. IA che va palesemente in contrasto con quella avversaria, che invece funziona eccome. Il centro dell'area è quasi sempre molto affollato, rendendo davvero difficile penetrare o passare dentro. La difesa sul perimetro è costante ed i buchi lasciati per il tiro dalla lunga distanza sono davvero pochi (infatti è difficilissimo ricevere una valutazione di "buona scelta di tiro"). In attacco le sovrapposizioni ed i blocchi sono davvero ben utilizzati e, quando a subirli è il nostro giocatore, finiscono quasi sempre con un canestro ed un malus per "collasso difensivo".

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L'accumulo dei VC necessari ad aumentare le prestazioni del nostro alter ego (ed a competere alla pari con i mostri dell'NBA) non è velocissimo, anzi è piuttosto lento e c'è la percezione che il gioco spinga ad aprire il portafogli per fare prima. Percezione assolutamente confermata invece, quando si inizia a parlare della modalità MyTeam. Purtroppo in questo caso il meccanismo del pay-to-win (o microtransazioni, che dir si voglia) è da sempre molto evidente e questo la rende forse una delle feature di gioco meno apprezzabili se non si ha voglia di buttare (ops) quattrini per competere alla pari.

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Dal punto di vista del gameplay onestamente non c'era tantissimo da fare, è stata però rivista la meccanica di tiro, che adesso presenta una barra da riempire fino all'estremo superiore (a differenza del passato dove ci si doveva fermare in mezzo). In questo modo un tiratore più dotato vedrà un caricamento più lento, in modo da aver maggior controllo della precisione. Oltre al tiro è stata rivista la gestione della stamina, con tre barre della fatica che indicano situazioni di gioco diverse. Ad esempio la semplice corsa ed il palleggio con dribbling non sono gestiti dalla stessa barra: per le azioni di gioco c'è quella chiamata adrenalina, che tende ad esaurirsi in fretta (col risultato di perdere il controllo del pallone) se ci si incaponisce, evitando lunghe azioni di gioco unipersonali e costringendo maggiormente al gioco di squadra (soprattutto online).

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Dal lato tecnico il gioco è pazzesco. Il look delle partite, gli fps, la maniacale cura dei dettagli e la scansione dei volti, regalano su PlayStation 5 e su Xbox Series X (su cui noi abbiamo testato il gioco) una resa a dir poco pazzesca. Sappiamo già dei numerosi collegamenti in campo ed in studio, delle varie voci alla cronaca sempre molto pertinenti e delle tantissime canzoni che accompagnano tutto il gioco. In questo senso nessuna novità, ma è davvero quasi impossibile pensare di poter fare di meglio. La vera nota dolente in tal senso è rappresentata dalla versione per PC, che è praticamente al livello delle console old gen, ottimizzata pure peggio e questo lo diciamo per dovere di cronaca.

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Conclusioni
Quando si è già al vertice è difficile pensare di poter fare di meglio e, giustamente, 2K sta vivendo del grandissimo lavoro fatto nei due anni passati, andando a limare ed a consolidare un gioco che è già al top. Tuttavia in NBA 2K23 l'inserimento di due modalità eccezionali come la Jordan Challenge e le Ere del Basket regala davvero emozioni impagabili ai fan incalliti e storici del parquet. La carriera è simpatica e godibile, ma ci piacerebbe vedere maggiore concentrazione sul basket, piuttosto che sulle missioni in stile GDR, che tra l'altro non vanno neanche a migliorare gli attributi del nostro alter ego (anzi, in fondo 2K prova a spingere per l'acquisto diretto). Sicuramente da migliorare l'IA amica in quanto a gestione delle fasi di gioco, altrimenti diventa davvero complesso prevalere sugli avversari che, invece, girano proprio bene. Tecnicamente ineccepibile, NBA 2K23 è ovviamente consigliatissimo a chiunque ami i titoli sportivi a 360°.