Le migliori eroine dei videogiochi anni '80
di TWINKLE
È pensiero comune attribuire a Tomb Raider il merito di aver sdoganato la presenza di una forte protagonista femminile nei vidoegames, come a dire che prima ci fosse il vuoto, e si impersonavano solo omaccioni come il Duca di Duke Nukem. Per quanto negare l'importanza che ha avuto Lara Croft sulla cultura di massa nella seconda metà degli anni novanta, sarebbe una scemenza, è interessante sottolineare di come invece in Giappone, già sul finire del decennio precedente, avvenne una sorta di invasione di videogiochi aventi come protagoniste delle donzelle. Vale la pena provare a fare questo tuffo nel passato e capire come il boom degli anime per otaku e dell'home video incise anche sul mercato dei videogames, e come questi a loro volta abbiano poi influito alcune produzioni future.
11 videogiochi per 11 protagoniste (perché il 10 è troppo mainstream), sono esclusi prodotti su licenza, giochi di ruolo con i loro avatar e personaggi non umani.
Kurumi da Ninja Princess (1985)
"Nei videogiochi c'erano solo principesse da salvare", ditelo a Sega che già nel 1985 proponeva una principessa che nell'intro svestiva il consueto kimono per indossare una tunica da kunoichi, in Ninja Princess. Peccato che in occidente fu rinominato prima Sega Ninja e poi semplicemente "The Ninja" nell'edizione Master System, in quest'ultima sostituita da un più appetibile quanto tradizionale ninja uomo in tunica blu, e tanti saluti alla principessina che lancia gli shuriken. Ci hai provato cara Kurumi.
Yuki da Onna Sensirou: Typhoon Gal (1985)
Chun-Li la prima donna in un picchiaduro? Sfatiamo anche quest'altro mito, siamo sempre nel 1985 e usciva Typhoon Gal di Taito, con protagonista la giovane Yuki. Scopo del gioco era ovviamente sconfiggere tutti gli avversari che si paravano davanti alla judoka e conquistare i vari dojo. Curiosa affinita del tema con il (quasi) coevo manga Yawara, di Naoki Urasawa.
Erina da Alantia (1988)
Un'altra principessa intenta a salvare il suo popolo ma questa volta in un ambiente fantascientifico, Alantia prende palesemente spunto dal gameplay di Space Harrier di Sega con visuale da dietro a simulare uno pseudo-3D, che in questo caso si predispone al duplice scopo di mostrare i nemici in arrivo e le candide mutandine della protagonista. Fan service a parte il setting è interessante e alcune ambientazioni davvero belle, peccato per i controlli un po' macchinosi.
La Valkyria da Valkyrie no Bōken (1986) e Valkyrie no Densetsu (1989)
Anche Namco prova a lanciare la sua eroina attingendo direttamente dalla mitologia norrena delle Valkyrie. Il primo gioco in realtà non era un granché, un clone di The Legend of Zelda senza particolari guizzi; è Valkyrie no Densetsu ad essere il vero gioiellino di questa serie, un gioco d'azione arcade frenetico e divertente. Nonostante i pochi capitoli da protagonista e l'assenza di un nome, la Valkyria fu abbastanza apprezzata e viene spesso omaggiata da Namco, come dimostra per esempio il costume alternativo di Cassandra in Soul Calibur II e la sua presenza in Project X Zone.
Le Giana Sisters da The Great Giana Sisters (1987)
Nel 1987 una piccola azienda tedesca sfida il colosso Nintendo copiando spudoratamente il suo videogioco più famoso, che tuttavia non fece ufficialmente causa (come molti credono), anche se la casa di Mario esortò comunque Rainbow Arts a ritirare le copie e i negozi a non ordinarne altre. Cosa che in effetti avvenne, rendendo cosi The Great Giana Sisters uno dei videogiochi più rari di sempre. Nonostante ciò le sorelle Giana avevano acquisito una certa popolarità sulle diffusissime macchine Commodore, e così il franchise rinasce su (ma guarda un po') Nintendo DS nel 2009, e più recentemente con Giana Sisters: Twisted Dreams. Una bella fetta del mito di Giana Sisters è da attribuire comunque alla leggendaria soundtrack di Chris Hülsbeck.
Sayo-chan di Kiki KaiKai (1986)
La Taito inaugura la serie di Kiki KaiKai nel 1986 con protagonista una adorabile sacertodessa a caccia di youkai, fino ad affrontare addirittura il temibile Orochi. Gioco arcade con visuale dall'alto e componente shooter, il primo Kiki KaiKai non varcherà i confini giapponesi, ma Sayo-chan avrà modo di farsi conoscere al mondo con i suoi sequel sul Super Nintendo, noti con il nome di Pocky & Rocky.
Yuko Asou da Mugen Senshi Valis (1986)
Poco conosciuta in occidente, la serie di Valis avviata da Wolf Team (il futuro Tales Studio) conobbe in Giappone un notevole successo a cavallo degli anni ottanta e novanta, e i motivi sono facilmente intuibili. Character design accattivante (di Hiroki Hayashi, co-creatore di Tenchi Muyo), forte componente narrativa (ma trama banale), una trascinante colonna sonora e una sexy maho shojo che si trasforma in una guerriera mezza ignuda armata di spada erano degli ingredienti micidiali negli anni degli OVA alla Leda o Devil Hunter Yohko. A dimostrazione di quante risorse avevano da buttare è il cortometraggio promozionale del 1987, animato da Katsuhiko Nishijima (Project A-Ko, Aika) e diretto da un giovane Hideaki Anno.
Momo da Wonder Momo (1987)
Nel 1987 si fa strada anche quest'altra eroina di Namco, prima in sala giochi e poi su PC Engine. Picchiaduro a scorrimento abbastanza semplice, Momo è una vera e propria messa in scena che omaggia i telefilm d'azione in costume (i tokusatsu) con tanto di pubblico nella parte bassa dello schermo ad assistere e applaudire le vostre "performance" nell'abbattere nemici in costumi ridicoli con il vostro hula hoop. Di recente Bandai Namco ha ripreso il personaggio con una (mediocre) serie web da 5 episodi e un (mediocre) nuovo videogioco sviluppato da WayForward intitolato Wonder Momo: Typhoon Booster. Forse certe icone anni '80 è meglio lasciarle stare.
Samus da Metroid (1986)
Metroid e la sua iconica protagonista non ha certo bisogno di presentazioni; oggi tutti sanno chi è Samus Aran, ma all'uscita del primo capitolo non c'era alcuna informazione sulla reale identità di quel misterioso combattente in armatura, neppure sul manuale di gioco, e il giocatore era quindi convinto di manovrare il solito eroe senza nome. Poco dopo però iniziò a circolare la voce di un finale segreto: se il giocatore raggiungeva la fase finale di Metroid entro un certo tempo limite, ecco che Samus si liberava dell'amratura mostrando le sue aggrazziate fattezze, nientemeno che in bikini! E pensare che oggi, 30 anni dopo, Nintendo censura quelli di Bravely Default.
Athena da Athena (1986) e Psycho Soldier (1987)
La SNK pre-NeoGeo provò a farsi strada nell'affollato genere dei platform con Athena, avente come protagonista una versione moe della dea greca. Il gioco non proponeva nulla di innovativo rispetto ai vari Wonder Boy o Alex Kidd che spolavano in quel periodo, ma il personaggio piacque e si decise di riproporlo l'anno successivo, in chiave moderna, nel gioco d'azione arcade Psycho Soldier insieme a Sie Kensou. Nasce così la studentessa dai poteri psichici Athena Asamiya, che diventerà famosa grazie alla longeva saga di The King of Fighters. Già in Psycho Soldier era possibile ascoltare il suo tema musicale come ending (probabilmente la prima insert song mai inserita in un videogioco), cantata da Kaori Shimizu e pubblicata su una audiocassetta inclusa insieme alla versione NES di Athena.
Reika Kirishima da Time Gal (1985)
Il grande successo di Dragon's Lair (1983) spinse altri publisher alla creazione di lasergame. Per chi non lo sapesse, trattasi di un particolare genere di videogame, in cui allo scorrere di un filmato bisognava premere determinati tasti al momento giusto così da far avanzare la storia, in caso di errore si assisteva ad una scena di game over diversa in base all'ostacolo. Chiamati così perché stipati appunto sugli enormi laserdisc (l'unico supporto a poter garantire una qualità cinematografica), venivano visti come veri e propri "film interattivi", salvo poi morire velocemente a metà degli anni novanta. Tra i vari esponenti di lasergame il Time Gal di Taito è sicuramente uno dei più apprezzati, e ha come protagonista una giovane viaggiatrice del tempo dalla lunga chima verde alla ricerca di un criminale che vuole cambiare la storia. Punto forte della produzione è il suo humor, ancora più marcato rispetto a quanto visto in Dragon's Lair e con un irresistibile stile anime (da Toei Animation); le "scene da game over" sono tantissime e tutte divertenti, vale la pena spendere 9 minuti e mezzo della propria esistenza per guardarle tutte in sequenza. Reika è quindi premiata per la sua tenacia.
Menzioni: l’immagine di copertina dell’articolo proviene da Psychic World (1988) nella sua versione Game Gear. Vale poi la pena citare Vixen (una sorta di Sheena), Lady Master of Kung-fu (1985), Momoko 120%, Lucia da The Wing of Madoola, Layla (1986), le serie di The Pink Shock Pirates, The 4th Unit e quella di Aleste, Turbo Girl (1988) e Kai di Kai no Bōken, spin-off di Tower of Druaga.