Death Stranding - Recensione
Il clamoroso ritorno di Kojima
di Klarth Curtiss
Essere ricordati per le proprie opere in un mercato saturo come quello dell'industria videoludica non è un'impresa affatto semplice, nonostante ciò il game director Hideo Kojima è riuscito a farsi un nome grazie al lavoro svolto sulla serie Metal Gear Solid, dopo essersi distaccato da Konami e con tre anni di sviluppo sulle spalle, Kojima-san ha finalmente lanciato sul mercato il suo ultimo titolo: Death Stranding, gli sforzi saranno stati ripagati? Scopritelo nella nostra recensione!
Death Stranding si ambienta in un futuro quasi post-apocalittico, dove l'America, in seguito ad un'esplosione che prende il nome del titolo, si ritrova completamente divisa, sferzata da una costante grandinata di nome Cronopioggia, in grado di velocizzare il processo di invecchiamento di chiunque o qualunque cosa tocchi, alcuni abitanti vivono in piccole comunità ma la maggior parte di loro sono isolati dal resto del mondo, parlando agli altri solo tramite ologrammi ed email o rimanendo nella propria solitudine, lo sterminio di così tante persone ha inoltre portato all'apparizione delle cosiddette Creature Arenate (o CA come ci verranno presentate), spiriti dei defunti che rifiutano di trapassare e rimangono quindi sospesi tra vita e morte, come se tutto ciò non bastasse l'attuale presidente della ormai ex-nazione è deceduto ed il successivo è stato rapito dai terroristi e portato alla costa opposta; in questo tragico scenario noi impersoneremo i panni di Sam Porter Bridges (interpretato da Norman Reedus) con un unico grande obiettivo: riconnettere l'intero paese alla rete delle UCA (United Cities of America).
A differenza di quanto si potrebbe pensare, il modo in cui ci adopereremo per riconnettere la nazione non sarà tramite accese sparatorie o lo sterminio delle CA, bensì... consegnando pacchi; Sam è infatti un corriere che fa parte della Bridges, una delle poche ditte di spedizioni sopravvissute al disastro, ad essa vengono affidati ordini da consegnare in ogni dove e sarà proprio questo il fulcro del gameplay, tuttavia sappiate che non si tratterà delle classiche fetch quest ma quasi di un vero e proprio simulatore di consegne estreme, dovremo infatti stare attenti a quanto carico porteremo in spalla per ben bilanciare il peso tra lato destro e sinistro, non stare troppo a contatto con la Cronopioggia in quanto rovinerà il carico e non intraprendere sentieri troppo irti che potrebbero portarci alla perdita della nostra preziosa merce; a supportare i nostri lunghi tragitti verranno in nostro aiuto le tecnologie sviluppate dai nostri alleati: se infatti per i primi capitoli le nostre possibilità saranno alquanto limitate (vi consigliamo di raggiungere al più presto il capitolo 3), dopo poco tempo inizieremo ad avere a disposizione esoscheletri di sostegno per le gambe che ci permetteranno di portare più peso o essere più veloci, piccoli carrelli robot da attaccare alla cintola per trainarli e portare carico extra o gli indispensabili CCP, dispositivi che potremmo disporre sul campo sotto forma di armadietti, caricabatterie, torri di vedetta ed altro.
L'aiuto che riceveremo tuttavia, non arriverà solo dagli NPC, ma anche da altri giocatori online, basterà infatti essere connessi ad internet (senza bisogno di un abbonamento Playstation Plus) per accedere ad una serie di funzioni di condivisione molto interessanti, come la possibilità di trovare carichi abbandonati da altri utenti, inviare o ricevere risorse dagli armadietti condivisi o lasciare strutture che gli altri corrieri potranno utilizzare; tutto ciò va a creare un complesso sistema di interazione indiretta tra i giocatori che non ci fa mai sentire davvero soli, ma parte di qualcosa di ben più grande.
Certo, tutto questo aiuto sarebbe inutile se la nostra unica preoccupazione fosse la cronopioggia, invece dovremo vedercela con minacce ben più importanti, come le sopracitate CA, spesso infatti, nelle zone dove la pioggia si fa più forte, il nostro fido Scanner Ordadrek (che normalmente ci permette di rilevare risorse con la sola pressione di un tasto) inizierà ad aprire e chiudersi ripetutamente e partirà dunque una vera e propria sezione stealth nel territorio di questi esseri sovrannaturali, dove dovremmo muoverci silenziosamente e trattenere il respiro per non farci scoprire, qualora una CA dovesse scoprire la nostra presenza tenterà di trascinarci con sé nell'Abisso e saremo costretti ad affrontarne una ben più grossa prima di riemergere; per quanto la strategia di agire in silenzioso si riveli vincente non dovremo mai abusare della nostra capacità di trattenere il fiato poiché metterà sotto stress il BB, il cosiddetto Bridge Baby che porteremo sempre con noi e ci permetterà di vedere le immonde creature, qualora il bambino fosse sottoposto ad uno stress troppo grande lo scanner smetterà di funzionare.
Altra grande minaccia che affronteremo saranno i MULE, corrieri che ormai hanno perso il lume della ragione e vogliono solo rubare il carico altrui, starà a noi decidere se affrontarli a viso aperto per appropiarci del loro carico o scappare dai loro radar.
Il comparto tecnico è uno dei fiori all'occhiello della produzione, i modelli dei personaggi sono estremamente curati e simili alle loro controparti originali (ricordiamo infatti che, oltre a Reedus, il cast può vantare tanti altri attori di spicco come Mads Mikkelsen, Léa Seydoux e Lindsay Wagner) e le ambientazioni suggestive ed evocative, in grado di farci sentire piccoli in un mondo vivo ed enorme, abbiamo testato il gioco su PS4 standard e si è mantenuto sui 30 FPS, eccetto nelle ambientazioni interne dove la presenza di molte luci ed effetti procurava cali vistosi, per fortuna queste non sono una parte attiva del gameplay e quindi non si rivelano intrusive; la colonna sonora è eccezionale e presenta brani di piccole band emergenti (per la maggior parte dei "Low Roar") che accompagneranno le nostre scampagnate nei momenti più iconici, il doppiaggio in italiano è di buona fattura (seppur con qualche problema di lip-sync); la durata dell'avventura è più che generosa, attestandosi sulle 30 ore circa solo per la storia principale ed aggiungendone almeno altre 15/20 in più qualora volessimo cimentarci in tutti gli ordini.
GIUDIZIO FINALE
Il maestro Kojima ha progettato un'opera che verrà sicuramente ricordata, nonostante un gameplay con una base piuttosto banale e ripetitiva che non tutti apprezzeranno, il messaggio di critica verso la società moderna arriva forte e chiaro: oggigiorno siamo tutti influenzati dai social network ma nonostante ciò non siamo realmente connessi e ci ritroviamo ad essere "insieme nella nostra solitudine", l'essere umano è per natura un animale sociale e questo gioco vuole calcare esattamente su questi aspetti, da soli non si sopravvive, uniti si va avanti; con una trama orchestrata egregiamente, un cast d'eccezione ed una colonna sonora più che consona, Death Stranding forse non vi divertirà nel senso primario del termine, ma sicuramente vi toccherà e vi farà riflettere per molto tempo, proprio per questo consigliamo caldamente a chiunque di provarlo, non ve pentirete.
Signore e signori, Kojima is back.
Signore e signori, Kojima is back.