Warcraft 3 Reforged - Blizzard permette il rimborso automatico agli utenti delusi
Nonostante le prime dichiarazioni sul piano rimborsi di Warcraft 3, Blizzard è costretta a cedere
di Pototoob
Nel 2018, alla Blizzcon, fu mostrato un primo assaggio di quella che avrebbe dovuto essere una sontuosa remaster per un titolo che aveva fatto la storia, con una grafica migliorata, rimasterizzata, cinematic rinnovate e una lunga serie di migliore tecniche promesse e da sempre attese. Quanto mostrato rese euforici i fan, aumentando le aspettative in modo crescente.
Infine, il 28 gennaio 2020, Warcraft 3: Reforged venne rilasciato.
Fin da subito, dal giorno stesso del rilascio, fioccarono lamentele pesanti: fan delusi denunciarono il pessimo stato dei server ed il downgrade grafico rispetto al video mostrato alla Blizzcon, così come riportarono l'esistenza di bug gravissimi sia nella modalità multiplayer che singleplayer. Le modifiche al gameplay e alla storia non erano stato implementate affatto, le cinematic erano rimaste sostanzialmente invariate e molte delle caratteristiche presenti nella versione originale erano state rimosse.
Come se non bastasse, la notizia che Blizzard avesse inserito nell’accordo di licenza EULA un articolo decisamente anti-modder destò scalpore. Secondo l’accordo, l’utente che avesse caricato qualsiasi cosa tramite Warcraft 3: Reforged avrebbe garantito a Blizzard l’esclusiva perpetua, globale, incondizionata, gratuita ed irrevocabile licenza per consentire (all’azienda) di sfruttare completamente le Partite Personalizzate (nonché tutto ciò che è collegabile ad esse) per ogni scopo ed in qualunque maniera desiderata.
A peggiorare ulteriormente le cose, l’infrastruttura online del vecchio Warcraft 3 fu sostituita con quella della remastered, cosa che non fece che mettere la ciliegina su una torta al cianuro.
L’utenza si infuriò a tal punto che iniziò a tempestare di richieste di rimborso Blizzard.
Warcraft 3 Reforged fu massacrato di voti negativi su Metacritic, a tal punto che l’utenza si coalizzò per assicurarsi che fosse il peggior gioco mai registrato sul sito, tanto da dare votazioni fasulle ai giochi già presenti sul fondo del barile per far spazio a questa remastered. Attualmente infatti, il titolo è valutato con uno 0.5 su 100 ed è effettivamente all’ultimo posto della lista.
Blizzard, inizialmente, rimase in silenzio e soltanto dopo una settimana rispose all’utenza inferocita, con una dichiarazione che non fece che scaldare ancora di più gli animi già incendiati. Il manager della community, Randy Jordan, affermò infatti che “si dispiaceva per tutti quelli che non avevano avuto l’esperienza che si aspettavano” promettendo poi numerose patch correttive. Scaricando in parte la responsabilità sui giocatori, sostanzialmente affermando che erano le loro aspettative ad essere troppo alte, l’azienda si piantò definitivamente la zappa sui piedi.
Nonostante le resistenze iniziali di Blizzard sulla politica dei rimborsi, la pubblicità negativa da parte di utenza e stampa specializzata ed il pericolo di un’azione legale hanno convinto l’azienda a sbloccare la situazione e garantire il rimborso totale a chiunque ne avesse fatto richiesto.
L’avidità di questa azienda, un tempo amata e sostenuta, ha sorpreso moltissimi utenti, lasciandoli spaesati e delusi.
Tutto iniziò con la presentazione di Diablo Immortal, titolo per mobile che fece infuriare i giocatori, soprattutto perché presentava peculiarità che l’utenza sperava fossero introdotte nell’infrastruttura di Diablo 3, ancora priva di una serie di caratteristiche promesse e mai implementate.
Seguì la terrificante censura imposta a Blitzchung, che supportava le proteste pro-democrazia ad Hong Kong, nonché il licenziamento dei due commentatori presenti.
Blizzard sembra essere caduta in una spirale negativa contraddistinta da errori clamorosi e politiche anti-consumatori, che getta un’ombra sul futuro dell’azienda e dei suoi prossimi titoli, Diablo 4 e Overwatch 2.