The Legend of Heroes: Trails to Azure - Recensione
Il secondo atto dell'arco di Crossbell non delude le attese
di TWINKLE
Nel frattempo Crossbell sta attraversando una fase di pericolosa instabilità politica, l’incidente del Culto, la corruzione ormai endemica nel suo tessuto sociale e le continue infiltrazioni nelle alte sfere amministrative non hanno fatto altro che minare sempre di più la fragile autonomia della città-stato, schiacciata dalle pressioni delle due grandi potenze del continente. In questo scenario si affaccia la West Zemuria Trade Conference, in programma proprio a Crossbell, un meeting che vede coinvolti i rappresentanti delle più importanti nazioni del continente, riuniti nella nuova e imponente Orchis Tower per discutere sul futuro di Zemuria e i cui esiti, in queste condizioni, potrebbero essere imprevedibili.
Ad un anno di distanza da Zero no Kiseki (2010) Nihon Falcom riprende le vicende della Special Support Section, là dove l’aveva lasciata, esaltandone i punti di forza in questo strabordante secondo capitolo, al quale va subito riconosciuto di riuscire a gestire con considerevole equilibrio il profluvio di linee narrative senza mai annoiare lungo le sue sessanta e passa ore, nonostante alcuni annacquamenti che sembrano intrinsechi alla serie. Gli interrogativi lasciati in sospeso da Trails from Zero (in primis il ruolo di KeA), e i maggiori collegamenti con la trilogia dei Trails in the Sky rendono tuttavia comprensibile la scelta di una durata superiore al primo atto senza che si scada troppo nella ridondanza, al netto della confermata rigida struttura in capitoli, a loro volta divisi in giorni, sublimando in un attento e cadenzato accumulo di personaggi, situazioni e colpi di scena in particolare nella seconda metà, che faranno da collante tra i due importanti archi narrativi della saga di Zemuria.
Trails to Azure è la storia di una nazione che non è realmente tale, schiacciata dalle incertezze e dall’indefinibilità degli accadimenti, annegata nella corruzione e con una autorevolezza internazionale venuta meno in seguito all’incidente con il Culto D∴G, che ha visto coinvolto lo stesso corpo governativo paramilitare Crossbel Guardian Force. Di questa debolezza politica sono pronte ad approfittarsi Calvard e soprattutto Erebonia, decise ad accrescere la loro influenza nella turbolenta ma comunque geograficamente ed economicamente cruciale città di Crossbell (ricordiamo, ispirata a Hong Kong), con la West Zemuria Trade Conference quale occasione per le due grandi potenze di intensificare la loro pressione sull’indebolito potere amministrativo della città-stato.
La Special Support Section, forte di due nuovi membri, il tenente Noel e l’ex leader dei “Trinity” Wazy, è il collante coesivo di questi avvenimenti, pur nel mezzo dei vari intrighi internazionali il gioco di ruolo Falcom non dimentica di dare il giusto spazio ai suoi protagonisti, anzi, questo sequel porta avanti e completa quello che è il loro percorso professionale, e perché no sentimentale, alternando come da tradizione momenti di grande intensità, ad altri decisamente più distensivi, come l’Intermission al Mishelam, in cui il nostro cruccio maggiore sarà su quale delle ragazze spalmare la crema solare. Nulla di realmente nuovo, verrebbe da dire, ma l’abilità di Nihon Falcom sta nel rendere progressivamente questi intermezzi dei tratti distintivi dei suoi giochi di ruolo, rimanendo ancora distante tuttavia dall'abbondanza di fattore dating che si avvisterà successivamente nell’arco narrativo del “beato tra le donne” Rean Schwarzer.
Per quanto concerne invece la lore, Trails to Azure, come già accennato, gioca un ruolo di essenziale crocevia della serie; dopo essere rimasta nell’ombra nel precedente capitolo, la società segreta di Ouroboros muove qui importanti passi verso il suo progetto, con l’enigmatico Campanella che svetta sugli altri villain del gioco, mentre il gruppo di jaeger Red Constellation fa qui la sua comparsa, guidato dalla carismatica figura di Sigmund Orlando, zio e mentore di Randy, e la giovane ma già esuberante Shirley al seguito. Coloro che hanno giocato i Trails of Cold Steel, oltre a rovinarsi un po’ la storia, purtroppo non per loro colpe, essendo a conoscenza della reale identità di Mirabell e di altre future rivelazioni, troveranno in compenso nel corso del gioco diversi cameo, aggiunti nella versione Kai del 2020, guardando bene intorno in particolare verso l’accademia di polizia, oppure parlando ad una certa studentessa minuta della Thors presente alla West Zemuria Trade Conference.
Esplorazione e sistema di combattimento rimangono sostanzialmente invariati rispetto a Trails from Zero, con l’innesto dei Master Quartz e della meccanica del Burst, una condizione di potenziamento che coinvolge l’intero gruppo, quali aggiunte rilevanti atte a dare manforte alla varietà di risorse e rendere le battaglie, in particolare quelle contro i boss, ancora più coinvolgenti. Questo sequel è ad uso e consumo di chi ha concluso il primo, per cui non si perde troppo a “formare” il non più cadetto e anche la difficoltà di alcuni boss si è dimostrata più rigida. Purtroppo Trails to Azure conferma anche la non proprio simpatica tradizione di riempire il gioco di oggetti fortemente mancabili, per lo più libri e ricette, costringendo il giocatore a munirsi di guida; per i volumi della serie Sunshine Agnès in particolare basta una minima disattenzione, come dimenticarsi di dare da mangiare al gatto sul tetto o non parlare per due volte con uno specifico e sconosciuto NPC al Tangram Gate, per mancarne uno in maniera definitiva, e dato che è richiesto collezionarli tutti per ottenere un prezioso Zemurian Ore, materiale necessario per forgiare l’arma più potente di un personaggio, la cosa è abbastanza fastidiosa e un inutile vizio che Falcom potrebbe benissimo lasciarsi alle spalle. Per tutto il resto, aggiunte del remaster, traduzione e differenze tra le versioni, vale esattamente quanto scritto in occasione di Trails from Zero, ora che "il buco" dei Crossbell è stato coperto da NISA l'appuntamento è al prossimo luglio con l'atteso Trails into Reverie.
Al suo secondo e decisivo atto, il Crossbell Arc si dipana tra nuove minacce e importanti rivelazioni, producendo un cocktail di qualità che, diluito nel corso della sua durata, si fa gustare come sempre, pur rischiando alcune fasi di annacquamento. Tale abbondanza potrebbe sulle lunghe stuccare i meno pazienti, gli altri continueranno a seguire Nihon Falcom nella sua emozionante epopea. La sovrapposizione degli intrecci si amalgama nel tessuto di gioco, il quale alterna momenti maturi e inserti da commedia romantica, venti di guerra ed episodi in spiaggia, a rappresentanza di quelle svariate, odiate o amate, inclinazioni del gioco di ruolo nipponico che Naoki Yoshida sembra voler ripudiare. Con buona pace del visionario producer, qui la J di JRPG la si mette con fierezza e in maiuscolo.