C'era una volta Elise, una giovane ragazza vivace e ambiziosa con un grande sogno: diventare ricca sfondata. Nonostante ciò, le stelle non sembrano aver riservato molta fortuna nella vita della nostra protagonista. Alla morte della sua amorevole nonna adottiva, Elise non aveva altra scelta che trascorrere le sue giornate aiutando gli abitanti del paese vicino, con compiti umili per guadagnarsi da vivere. Una notte, i paesani sono in agitazione, sembra che una “strega” si aggiri nei dintorni del bosco! Al suo ritorno a casa, Elise scopre che qualcuno si è intrufolato nella sua umile dimora, trovando nascosta nel granaio una spaventata ragazza con i capelli viola e indosso strani abiti, la quale dice di chiamarsi Rozenmarine e di non avere cattive intenzioni. Una volta accertata della sua mansueta natura, Elise decide di ospitarla a casa sua, non prima però di averle dato il compito di ripulirla da cima a fondo!
Il giorno successivo, Elise scopre, con somma sorpresa, un paio di bellissime scarpe rosse lucide sepolte nel suo cortile. Da qui in avanti la ragazza intraprende un viaggio spaventoso che la trascina sempre più nei meandri del misterioso bosco! Elise rischierà tutto per realizzare il suo sogno di ricchezza, o si accontenterà della sua umile vita quotidiana?
Non sono passati neanche sei mesi dall’uscita di Pocket Mirror – GoldenerTraum, versione rimasterizzata di un’avventura realizzata nel 2016 tramite RPG Maker, che è già tempo di mettere le mani sulla seconda fatica di AstralShift, talentuoso team portoghese amante delle fiabe con tinte horror e dallo stile vittoriano. Questa volta è Square Enix Collective, divisione inglese del colosso nipponico specializzato nello scouting di piccoli sviluppatori europei (ultimi dei quali gli artefici del sorprendente PowerWash Simulator), a farsi carico di pubblicare Little Goody Two Shoes, nuova fiaba horror che eredita quanto di buono fatto con Pocket Mirror, di cui è il prequel, per portarsi ad un livello ulteriore, sia dal punto di vista artistico che produttivo.
Laddove Pocket Mirror traeva solo vago spunto dall’immaginario di Lewis Carroll, in alcuni suoi elementi scenici, Little Goody Two Shoes sembra legarsi maggiormente alla favola di Hans Christian Andersen “Le Scarpette Rosse”, epurandola comprensibilmente dal suo contesto originario di etica cattolica (le sgargianti scarpette simbolo non solo di vanità, ma anche di libertà sessuale, da “purificare” a suon di preghiere), proponendo anche in questo caso sviluppi e risvolti del tutto originali, a partire dalla sua protagonista. I sogni di ricchezza di Elise non rappresentano un vizio di vanità, una deriva morale, ma un desiderio comprensibile, umano, a cui è difficile non immedesimarsi; Elise è una ragazza forte e determinata (doti necessarie quando vivi da sola nel bosco) che si trova suo malgrado a dover sopravvivere in un’ambiente ostile, guadagnandosi il pane giornalmente e guardandosi da dicerie e maldicenze di una comunità retrograda, chiusa in sé stessa e nelle sue paure, dove il parroco è la figura più autorevole e dove basta poco per essere tacciati di stregoneria. In questo contesto fiabesco (ma non è fiaba, se non c’è orrore) AstralShift porta avanti il genere dei “cute 'em scary”, di cui fanno parte classici del calibro di Ib e The Witch’s House, con un raffinato e stratificato adventure che, tra simbolismi, citazioni pittoriche e dialoghi a scelta multipla, instilla il dubbio nel giocatore dalle prime battute alle ultime fasi, riuscendo a mantenere alto l’interesse nel corso della sua durata e irrompendo come una sorta di boccata d’aria fresca nella scena indipendente.
Ad attirare l’attenzione c’è anche questo character design, totalmente rivisto rispetto a Pocket Mirror, che guarda ora e in maniera originale all’animazione giapponese degli anni ‘90, quella di Rui Araizumi e di Tenchi Muyo, dei grandi occhioni, delle gocce sul viso e delle espressività portate all’eccesso, andando a creare un contrasto che funziona magistralmente, in cui ogni aspetto grafico si adatta perfettamente al tono del racconto, all’età della protagonista, a questi luoghi magicamente sospesi e imprevedibili.
Qui Little Goody Two Shoes mostra l’altra sua natura, ovvero quella gestionale; sarà infatti nostro compito tenere in vita Elise non solo dall’attacco dei nemici, ma anche sfamandola con del pane e altri alimenti, nel corso di giornate che si compongono di cinque “periodi” che vanno a consumare ognuno un’unità dell’indicatore di fame, con la vista annebbiata per lo stomaco mezzo vuoto che prelude, in caso ti totale mancanza di cibo, un’agonizzante fine per la nostra povera protagonista. Per questo è essenziale, nel corso di una giornata, svolgere uno o due lavoretti (presenti sotto forma di simpatici minigiochi stile retro) per guadagnarsi quel poco che basta a fare scorta di pane e superare la notte, ma ci sono anche i rapporti sociali da portare avanti, trascurarli potrebbe avere un effetto negativo sulla nostra reputazione, e quindi accrescere i sospetti della comunità nei confronti di Elise e di Rozenmarine, visibili tramite un ulteriore indicatore. È bene ricordarsi di salvare frequentemente, non essendoci un salvataggio automatico, sia di giorno che di notte, quando ci addentreremo in un regno da incubo, di enigmi e sfide, di inquietudini e presenze che celano le verità nascoste del villaggio.
Little Goody Two Shoes ci presenta fin da subito quelle che saranno le tre amiche di Elise, la vivace paesana Freya, la dolce ma enigmatica suora Lebkuchen, e ovviamente lei, la misteriosa ospite Rozenmarine, con il suo cappello a punta e la sua inquietante capretta. Si aprono scenari sentimentali e il gioco AstralShift si tinge di shoujo dalle tinte yuri (e per il sottoscritto è il secondo consecutivo, dopo Crymachina, con curiosa e inattesa coincidenza), gli appuntamenti sono ben delineati sulla mappa e sta a noi scegliere a chi dare le maggiori attenzioni, con sviluppi che possono cambiare in maniera anche inaspettata, andando a comporre un microcosmo sentimentale e narrativo i cui risvolti orrorifici sono alleggeriti da inattesi siparietti, che regalano ai personaggi tratti di apprezzabile modernità. Presente l’audio in inglese e giapponese, anche se la maggior parte dei dialoghi non sono doppiati, mentre è assente purtroppo l'italiano nei testi, al contrario di Pocket Mirror. L’evocativa colonna sonora e la splendida introduzione, che si rifà anch’essa agli anime di un paio di decenni fa (interpretata dalla bilingue Diana Garnet, che dà voce anche ad Elise), completano degnamente la confezione per quello che sarà un nuovo punto di riferimento per le produzioni di scuola RPG Maker, piccole o ambiziose.
Testato su PC, disponibile anche per PS5, Xbox Series e Nintendo Switch.
Pro
- Esteticamente affascinante, sia nei fondali che nel character design
- Meccaniche gestionali e ramificazioni di trama curate
- Colonna sonora di livello
Contro
- Molte scene non sono doppiate
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