Cambiano gli anni e cambiano le mode, ma certi generi riescono ad entrare nell'immaginario comune di una generazione: così come gli omoni grossi e muscolosi di Hokuto no Ken o delle prime serie di JoJo riportano alla mente gli anni '80 e gli occhioni su snelle teenager ci trasportano nei majokko degli anni '90, i mecha sono fautori o vittime di un sortilegio paragonabile. Non importa se i robottoni antropomorfi dai design accattivanti siano inseriti in mondi futuristici, quella particolare carica vintage permea la loro essenza insieme al taglio generalmente politico-serioso che caratterizza le loro narrazioni.
In una società così orientata verso le novità, Front Mission è una serie che ha tutto il diritto di essere vecchio stile, dopotutto nasce nel 1995 su Super Nintendo, riscoprirla adesso però significa tuffarsi in un passato remoto per tematiche, impostazioni, meccaniche di gameplay e, ovviamente, stile estetico. Detto questo, Square-Enix ha riportato sotto i riflettori diverse vecchie glorie e se la nostalgia o l'interesse per i recenti capitoli può avervi condotto a (ri)scoprire Star Ocean The Second Story R, per Front Mission il discorso è molto diverso, più simile a SaGa per certi versi, perché la serie non ha mai avuto una grande risonanza in occidente. Perché buttarsi su una reliquia del passato quando la modernità offre così tanto? Forever Entertainment ha visto qualcosa nella serie Front Mission e ha messo cuore e qualità nei Remake che, dopo l'ottimo lavoro svolto con il primo capitolo (di cui potete leggere qui la nostra recensione), ora presenta il secondo mentre il terzo è già in lavorazione.
In questo conflitto prevedibile ma inaspettato, la storia si sviluppa con una forte impronta socio-politica che vede testimoni delle vicende due protagonisti diversi per due filoni narrativi che collimano tra loro in più punti, portando ad una evoluzione "realistica" del contesto dove viene molto difficile tracciare una linea di confine tra buoni e malvagi. Caporale Ash Faruk, il primo protagonista, è un ragazzo nato e cresciuto in Alordesh che si è arruolato nelle forze militari della OCU per avere un lavoro e sfuggire dai brutti giri tipici della sua città. La base in cui Ash era di pattuglia viene attaccata e distrutta da un attacco a sorpresa delle forze armate di Alordesh finendo per compiere una strage a cui solo lui e pochi amici riescono a sopravvivere. Il gruppo di Ash cerca di fuggire dal paese rimanendo però coinvolto nel conflitto molto più di quanto non avrebbe voluto. La seconda protagonista è Lisa Stanley, ufficiale della intelligence della OCU che si muove per il territorio insieme ad una piccola truppa per scovare i fomentatori della rivolta e salvare i propri compagni catturati.
Nel viaggio affrontato dai due pratogonisti si finisce per scoprire le squallide, tristi ed eroiche personalità che ruotano in torno al conflitto, rivelando una situazione politica spinosa ed eterogenea dove diverse figure traggono vantaggi per le proprie ambizioni, sulle spalle di innocenti ignari, uomini buoni stanchi di soffrire e tante altre figure e situazioni dove giusto e sbagliato si mischiano per formare la forte tinta grigia che permea la storia di Front Mission 2 nonché le città fantasma abbandonate per tutta Alordesh. Come il primo capitolo aveva lasciato intendere con le sue due campagne di gioco, una per fazione, quelle narrate in Front Mission sono storie belliche ad alto contenuto politico: storie dove azione-reazione hanno un forte peso sugli eventi e che trovano il loro fascino maggiore non tanto in epici eventi risolutivi, magari arricchiti da rivalità tra personalità forti, quanto dal meticoloso quadro politico che prende forma dalle diverse situazioni, scatenanando reazioni a catena che impattano il territorio locale e non solo. Dove si è vista un'impostazione simile?
Il rovescio della medaglia di questa atipica impostazione è che non sempre gli eventi hanno il giusto pathos e riuscire a seguire a cogliere tutti i dettagli politici non è scontato a causa dell'anti-intuitivo sistema di network. Nelle fasi di riposo i giocatori possono navigare su un web vecchio-stile dove indirizzi fissi da scoprire e password da indovinare nasconodono montagne di informazioni su personaggi, luoghi ed eventi che arricchiscono molto la storia di Front Mission 2 e dei suoi personaggi, donando una patina assai più interessante a chi avrà la voglia di leggere vagonate di testo e la capacità di ricordare le montagne di informazioni. Da notare, tra le altre cose, che i giovani protagonisti hanno intorno ai 25 anni, contrariamente ai piloti di mecha delle produzione odierne che difficilmente arrivano al diploma superiore.
L'aspetto che più grida vecchia scuola non è però la storia, di fatto piuttosto interessante nonostante una narrazione che non sempre rende giustizia, quanto il gameplay esageratamente sofisticato e criptico. Front Mission 2 prende la base del precedente e aggiunge un livello di profondità estremamente elevato grazie ad una serie di meccaniche semi-nascoste che risultano fondamentali per la buona riuscita delle missioni, ma davvero difficili da comprendere. Le battaglie vedono sparse per il campo unità alleate e nemiche intente a soddisfare diversi obiettivi che vanno dal classico piazza pulita degli avversari al difendere una certa unità passando per situazioni ibride che vedono gli obiettivi modificarsi in corso d'opera.
Quando due unità si danno battaglia il giocatore sceglie che equipaggiamento utilizzare ma non dove colpire, tale compito è affidato alle percentuali che determinando quanti colpi vanno a segno e dove. La distruzione di un braccio equivale a non poter usare più delle armi, perdere le gambe riduce il movimento mentre se il busto arriva a zero il mecha è costretto alla ritirata, ovvero la situazione peggiore dato che ridurrà gli incassi a fine missione e, a differenza del precedente, qui gli oggetti curativi possono essere usati sui compagni e anche parti distrutte possono tornare funzionanti.
A complicare la situazione ci pensano gli Action Point, punti necessari per esegurie le azioni come attacchi o movimenti. Diversi attacchi consumano numeri diversi di AP dunque armi a lunga gittata potrebbero richiedere al giocatore di rimanere immobile per poterle usare, ma non finisce qui: gli AP rimanenti quando si attacca o si difende influenzano il rendimento in battaglia e il loro recupero non è fisso, ma legato alla disposizione delle unità poiché si vuole incentivare il gioco di squadra. Queste meccaniche non vengono spiegate e la difficoltà medio-alta del titolo non perdona molto le scelte sbagliate rendendo l'esperienza finale più frustrante di quanto dovrebbe. Non aiuta neanche la necessità continua di acquistare le nuovi parti dei mecha, da un lato è ottimo perché si ha un ampio margine di personalizzazione e questa impatta più che nel precedente, ma dall'altra parte è richiesto un certo investimento di tempo tra una battaglia e l'altra per organizzare le truppe e le unità – per questioni di storia – non sono poi così fisse.
Dal punto di vista tecnico, Front Mission 2 Remake migliora la resa del precedente con un aspetto più 3D e meno isometrico, modelli più curati, un maggiore movimento della telecamera in fase di combattimento e alcune cutscene che riportano ai tempi della prima Playstation. La grafica non brilla, ma non è certo un titolo da cui ci si aspetti nulla in tal senso, il problema più grave sono i numerosi cali di frame rate durante le presentazioni e le battaglie. Menzione d'onore infine al cambio di character designer, il duo composto da Jun Suemi e Hiroaki Kusano che non sfigura nonostante il confronto diretto con Yoshitaka Amano dal primo capitolo, anzi, i personaggi godono di un certo fascino pur avendo età e fisicità atipiche per il mercato giapponese.
Gioco testato su Playstation 5.
In una società così orientata verso le novità, Front Mission è una serie che ha tutto il diritto di essere vecchio stile, dopotutto nasce nel 1995 su Super Nintendo, riscoprirla adesso però significa tuffarsi in un passato remoto per tematiche, impostazioni, meccaniche di gameplay e, ovviamente, stile estetico. Detto questo, Square-Enix ha riportato sotto i riflettori diverse vecchie glorie e se la nostalgia o l'interesse per i recenti capitoli può avervi condotto a (ri)scoprire Star Ocean The Second Story R, per Front Mission il discorso è molto diverso, più simile a SaGa per certi versi, perché la serie non ha mai avuto una grande risonanza in occidente. Perché buttarsi su una reliquia del passato quando la modernità offre così tanto? Forever Entertainment ha visto qualcosa nella serie Front Mission e ha messo cuore e qualità nei Remake che, dopo l'ottimo lavoro svolto con il primo capitolo (di cui potete leggere qui la nostra recensione), ora presenta il secondo mentre il terzo è già in lavorazione.
Azione-reazione, profitti e interessi, sete di vendetta o fame di giustizia. Quali che siano le motivazioni, la guerra non porta mai nulla di buono e a soffrire sono sempre i meno fortunati.
La storia di Front Mission 2 è ambientata nella Repubblica di Alordesh circa 12 anni dopo gli eventi del primo capitolo. Alordesh era una regione povera che ha visto nella sua annessione alla OCU (Oceania Cooperative Union) la propria fortuna con un boom economico legato alle fabbriche che la potenza mondiale ha costruito su tutto il territorio. Con la fine dei lavori e il conseguente abbandono delle fabbriche, le persone di Alordesh hanno perso il lavoro e la regione ha subito un terribile declino, interrotto solo dagli eventi legati al conflitto sull'isola di Huffman (la storia di Front Mission 1st). Nei dodici anni successivi al conflitto di Huffman, la situazione ad Alordesh è tornanta pressoché la stessa della fine del boom economico e questo ha generato un forte malcontento nei confronti della OCU da parte dei nativi, malcontenti che presto si sono trasformati in una serie di piccoli scontri per una tensione crescente tra governo delle nazioni unite e quello locale. Inutile dire che la tensione crescente ha portato ad una guerra in piena regola per la liberazione di Alordesh dal controllo della OCU.In questo conflitto prevedibile ma inaspettato, la storia si sviluppa con una forte impronta socio-politica che vede testimoni delle vicende due protagonisti diversi per due filoni narrativi che collimano tra loro in più punti, portando ad una evoluzione "realistica" del contesto dove viene molto difficile tracciare una linea di confine tra buoni e malvagi. Caporale Ash Faruk, il primo protagonista, è un ragazzo nato e cresciuto in Alordesh che si è arruolato nelle forze militari della OCU per avere un lavoro e sfuggire dai brutti giri tipici della sua città. La base in cui Ash era di pattuglia viene attaccata e distrutta da un attacco a sorpresa delle forze armate di Alordesh finendo per compiere una strage a cui solo lui e pochi amici riescono a sopravvivere. Il gruppo di Ash cerca di fuggire dal paese rimanendo però coinvolto nel conflitto molto più di quanto non avrebbe voluto. La seconda protagonista è Lisa Stanley, ufficiale della intelligence della OCU che si muove per il territorio insieme ad una piccola truppa per scovare i fomentatori della rivolta e salvare i propri compagni catturati.
Nel viaggio affrontato dai due pratogonisti si finisce per scoprire le squallide, tristi ed eroiche personalità che ruotano in torno al conflitto, rivelando una situazione politica spinosa ed eterogenea dove diverse figure traggono vantaggi per le proprie ambizioni, sulle spalle di innocenti ignari, uomini buoni stanchi di soffrire e tante altre figure e situazioni dove giusto e sbagliato si mischiano per formare la forte tinta grigia che permea la storia di Front Mission 2 nonché le città fantasma abbandonate per tutta Alordesh. Come il primo capitolo aveva lasciato intendere con le sue due campagne di gioco, una per fazione, quelle narrate in Front Mission sono storie belliche ad alto contenuto politico: storie dove azione-reazione hanno un forte peso sugli eventi e che trovano il loro fascino maggiore non tanto in epici eventi risolutivi, magari arricchiti da rivalità tra personalità forti, quanto dal meticoloso quadro politico che prende forma dalle diverse situazioni, scatenanando reazioni a catena che impattano il territorio locale e non solo. Dove si è vista un'impostazione simile?
Il rovescio della medaglia di questa atipica impostazione è che non sempre gli eventi hanno il giusto pathos e riuscire a seguire a cogliere tutti i dettagli politici non è scontato a causa dell'anti-intuitivo sistema di network. Nelle fasi di riposo i giocatori possono navigare su un web vecchio-stile dove indirizzi fissi da scoprire e password da indovinare nasconodono montagne di informazioni su personaggi, luoghi ed eventi che arricchiscono molto la storia di Front Mission 2 e dei suoi personaggi, donando una patina assai più interessante a chi avrà la voglia di leggere vagonate di testo e la capacità di ricordare le montagne di informazioni. Da notare, tra le altre cose, che i giovani protagonisti hanno intorno ai 25 anni, contrariamente ai piloti di mecha delle produzione odierne che difficilmente arrivano al diploma superiore.
L'aspetto che più grida vecchia scuola non è però la storia, di fatto piuttosto interessante nonostante una narrazione che non sempre rende giustizia, quanto il gameplay esageratamente sofisticato e criptico. Front Mission 2 prende la base del precedente e aggiunge un livello di profondità estremamente elevato grazie ad una serie di meccaniche semi-nascoste che risultano fondamentali per la buona riuscita delle missioni, ma davvero difficili da comprendere. Le battaglie vedono sparse per il campo unità alleate e nemiche intente a soddisfare diversi obiettivi che vanno dal classico piazza pulita degli avversari al difendere una certa unità passando per situazioni ibride che vedono gli obiettivi modificarsi in corso d'opera.
Quando due unità si danno battaglia il giocatore sceglie che equipaggiamento utilizzare ma non dove colpire, tale compito è affidato alle percentuali che determinando quanti colpi vanno a segno e dove. La distruzione di un braccio equivale a non poter usare più delle armi, perdere le gambe riduce il movimento mentre se il busto arriva a zero il mecha è costretto alla ritirata, ovvero la situazione peggiore dato che ridurrà gli incassi a fine missione e, a differenza del precedente, qui gli oggetti curativi possono essere usati sui compagni e anche parti distrutte possono tornare funzionanti.
A complicare la situazione ci pensano gli Action Point, punti necessari per esegurie le azioni come attacchi o movimenti. Diversi attacchi consumano numeri diversi di AP dunque armi a lunga gittata potrebbero richiedere al giocatore di rimanere immobile per poterle usare, ma non finisce qui: gli AP rimanenti quando si attacca o si difende influenzano il rendimento in battaglia e il loro recupero non è fisso, ma legato alla disposizione delle unità poiché si vuole incentivare il gioco di squadra. Queste meccaniche non vengono spiegate e la difficoltà medio-alta del titolo non perdona molto le scelte sbagliate rendendo l'esperienza finale più frustrante di quanto dovrebbe. Non aiuta neanche la necessità continua di acquistare le nuovi parti dei mecha, da un lato è ottimo perché si ha un ampio margine di personalizzazione e questa impatta più che nel precedente, ma dall'altra parte è richiesto un certo investimento di tempo tra una battaglia e l'altra per organizzare le truppe e le unità – per questioni di storia – non sono poi così fisse.
Dal punto di vista tecnico, Front Mission 2 Remake migliora la resa del precedente con un aspetto più 3D e meno isometrico, modelli più curati, un maggiore movimento della telecamera in fase di combattimento e alcune cutscene che riportano ai tempi della prima Playstation. La grafica non brilla, ma non è certo un titolo da cui ci si aspetti nulla in tal senso, il problema più grave sono i numerosi cali di frame rate durante le presentazioni e le battaglie. Menzione d'onore infine al cambio di character designer, il duo composto da Jun Suemi e Hiroaki Kusano che non sfigura nonostante il confronto diretto con Yoshitaka Amano dal primo capitolo, anzi, i personaggi godono di un certo fascino pur avendo età e fisicità atipiche per il mercato giapponese.
GIUDIZIO FINALE
Front Mission 2 Remake è la naturale continuazione di una serie estremamente e sfacciatamente old school, una serie che trova nelle proprie origini un fascino tutto suo, impossibile da trovare nel panorama moderno. La serie riportata in auge da Forever Entertainment è un tuffo nel passato, un faccia a faccia con tematiche e impostazioni sia narrative che di gameplay che puntavano a sfidare il giocatore, costringendolo a tirare fuori il meglio di sé senza aiuti o suggerimenti, ma solo grazie al proprio ingegno. Un'esperienza spartana e fuori moda, in un certo senso proprio come i mecha e le storie belliche, ma proprio per questo una chicca rara che nelle giuste mani regalerà ore e ore di grande intrattenimento. Per assurdo, pur essendone una versione depotenziata sotto diversi punti di vista, Front Mission 1st Remake risulta un'esperienza più gradevole perché meno criptico e macchinoso nelle meccaniche, ma la storia del secondo capitolo è più avvincente e una volta presa l'abitudine di studiare meticolosamente la propria strategia, soppesando ogni mossa, saprà regalare ottimi momenti ai fan dei contesti bellico-realistici. Tutti gli altri difficilmente troveranno la forza o la voglia di andare oltre la quinta missione.
Gioco testato su Playstation 5.
Pro
- Ottima storia dall'impostazione realistica e con bei personaggi
- Gameplay estremamente profondo...
Contro
- Comparto tecnico sotto la media
- ... ma fin troppo criptico e punitivo
- Colonna sonora poco incisiva
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.