Riportiamo qui sotto, oltre al filmato, le parole degli sviluppatori, che affermano come Emily Kaldwin sia stata creata come estrema cura, sia sul piano del gameplay che su quello psicologico.
Per il team di Arkane Studios, Emily Kaldwin è sempre stata più di un semplice personaggio giocabile in Dishonored 2. "Rappresentare correttamente Emily e renderle giustizia è diventata una specie di ossessione per noi," spiega il direttore creativo Harvey Smith. "Come sarebbe cresciuta? Che aspetto avrebbe avuto? Come si sarebbe dovuta comportare?"
Sono passati quindici anni e la bambina al centro delle vicende del primo titolo è diventata una venticinquenne forte, risoluta e perfettamente in grado di badare a se stessa. Non è solo la legittima imperatrice, sovrana assoluta dell'impero delle isole, ma è anche stata addestrata a lottare fin da piccola da suo padre, il protettore reale Corvo Attano.
Dal punto di vista della progettazione del personaggio, possiamo dire che le tre parole chiave di Emily sono: imperatrice, Dunwall e assassina," aggiunge Smith. Questa la mette in contrasto con Corvo (anch'egli giocabile in Dishonored 2), di più umili origini e nativo di Karnaca, l'ambientazione di questo secondo capitolo. Emily si vede sottrarre il trono ed è costretta ad abbandonare Dunwall per la prima volta nella sua vita. "Per lei è un contrasto notevole," dice Smith. "Il giorno prima era l'imperatrice e ora è una fuggitiva."
Tuttavia, Emily non è solo un personaggio con una storia: possiede anche poteri unici con cui potrà affrontare le minacce che la attendono. "Quando abbiamo deciso di donare a Emily dei poteri particolari, sapevamo che dovevano essere interessanti e spettacolari quanto quelli di Corvo," afferma il capo progettista Dinga Bakaba.
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