Tarsier Studios, dopo l’ottimo successo riscontrato con il primo capitolo, porta sugli scaffali Little Nightmares II, siamo davanti a un sequel solo di numero anche a livello narrativo?
Il gioco, già disponibile al pubblico, sembra farsi apprezzare fin da subito, non cambiando la formula del predecessori ma saprà però emozionarci allo stesso modo?
Il giocatore, che questa volta si trova ad impersonare non più Six ma Mono, dovrà affrontare rompicapi, peripezie e nemici in modo analogo al precedente capitolo. L’inizio ricorda molto il prequel, dove il protagonista si sveglia da un incubo in un luogo sconosciuto, da qui, prima di avventurarsi nel primo livello vero e proprio, si affronta un tutorial in modo tale da far scoprire o riscoprire le vecchie meccaniche e conoscere quelle nuove prima.
Little Nightmares II si sviluppa in capitoli, che rappresentano anche le varie ambientazioni, uno dei grandi pregi del gioco essendo incredibilmente immersive e suggestive. Esse fanno immergere completamente nel mondo riprodotto a schermo, ti accerchiano e creano quell’atmosfera tetra e cupa, ma allo stesso tempo affascinante, che caratterizza la serie: lo stile dato al titolo infatti rimane coerente a quanto realizzato per il prequel, presentando dettagli dal carattere molto realistico anche se distorto. Non mancano inoltre particolari macabri che spesso catturano l’attenzione per la loro ambiguità stravagante. Grazie a questo è facile venire coinvolti dall’atmosfera presentata e perdere la concezione della realtà che ci circonda rimanendo immersi nel modo di gioco. Inoltre la funzione della telecamera fissa, che può essere mossa sui lati dello schermo tramite analogico, riesce benissimo nell’intento di farti capire di essere impotente rispetto al vasto ambiente che percorriamo. Purtroppo però le zone d’ombra, nonostante si regoli la luce anche al di sopra di quanto consigliato, risultano “troppo” buie.
Le meccaniche del titolo rimangono pressoché invariate, infatti l'unico cambiamento effettivo riguarda gli oggetti utilizzabili: se Six usava solo un accendino, necessario per farsi luce nelle zone d’ombra, Mono nei vari livelli utilizzerà diversi oggetti, che sono inoltre la chiave per affrontare un determinato capitolo: si ha la possibilità dunque di usare vari strumenti per farci strada e risolvere enigmi ambientali, che si tratti ad esempio di abbattere una porta con un’ascia o “spaccare” i nemici con una mazza. Purtroppo in alcuni tratti ci si imbatterà in dei bug grafici, soprattutto di collisione con gli oggetti, nulla che non si possa risolvere con delle patch future, ma durante il gameplay dover riavviare il checkpoint per essersi glitchati in un oggetto risulta alla lunga frustrante per il giocatore.
Mono, vero protagonista di Little Nightmares II, possiede una forza tale da permettergli di affrontare molti più nemici corpo a corpo rispetto al prequel. Egli troverà nei meandri del primo livello Six, spaventata e diffidente, che deciderà poi di seguirlo e lo aiuterà a superare alcuni ostacoli, con un buon seppur non perfetto utilizzo di una CPU cooperativa. Inoltre, così come nel corso del precedente capitolo dove la piccola protagonista veniva plagiata dal mondo in cui si trovava, perdendo la sua innocenza e crescendo in violenza, anche il sequel sembra voler mantenere questa evoluzione del personaggio: il gameplay si arricchisce in combattimenti e riduce man mano i momenti in cui lo stealth è sufficiente a eludere un nemico.
La trama quindi ricalca lo stile del primo gioco, in quanto lascia alle immagini e le scene il dovere di spiegarla, trovando in ciò sia il suo punto di forza, che un punto negativo: se infatti scoprire la storia in questo modo ad alcuni può lasciar immergere ancora di più, con la voglia di scoprire cosa porta i nostri personaggi in un determinato luogo, dall’altra parte ad altri giocatori non risulta molto chiara, lasciando molte volte il giocatore spaesato, soprattutto quando non si è sufficientemente attenti ai dettagli. Se in Little Nightmares lo scopo principale era quello di fuggire dalla nave, nel sequel non ci è chiaro, almeno fino alla fine.
Se c’è qualcosa che ha funzionato in maniera perfetta nel primo capitolo, e che continua a farlo nel secondo, è la colonna sonora: le musiche di sottofondo sono perfette per accompagnare le nostre avventure. Riescono a dare il giusto valore alle ambientazioni che attraversiamo, ai nemici che affrontiamo e alla paura che pervade tutto il titolo. Le musiche inoltre risultando in alcuni casi parte integrante dei rompicapi di gioco oppure si sovrappongono direttamente alle azioni svolte nel gameplay rendendo le stesse ancora più coinvolgenti.
Altra feature interessante è data dal sistema con cui viene gestita la vibrazione del controller, che comunica le paure di Mono aumentando simultaneamente con la frequenza del suo battito cardiaco, rendendo tutta l'esperienza il più immersiva e tetra possibile.
Il gioco, già disponibile al pubblico, sembra farsi apprezzare fin da subito, non cambiando la formula del predecessori ma saprà però emozionarci allo stesso modo?
Il giocatore, che questa volta si trova ad impersonare non più Six ma Mono, dovrà affrontare rompicapi, peripezie e nemici in modo analogo al precedente capitolo. L’inizio ricorda molto il prequel, dove il protagonista si sveglia da un incubo in un luogo sconosciuto, da qui, prima di avventurarsi nel primo livello vero e proprio, si affronta un tutorial in modo tale da far scoprire o riscoprire le vecchie meccaniche e conoscere quelle nuove prima.
Little Nightmares II si sviluppa in capitoli, che rappresentano anche le varie ambientazioni, uno dei grandi pregi del gioco essendo incredibilmente immersive e suggestive. Esse fanno immergere completamente nel mondo riprodotto a schermo, ti accerchiano e creano quell’atmosfera tetra e cupa, ma allo stesso tempo affascinante, che caratterizza la serie: lo stile dato al titolo infatti rimane coerente a quanto realizzato per il prequel, presentando dettagli dal carattere molto realistico anche se distorto. Non mancano inoltre particolari macabri che spesso catturano l’attenzione per la loro ambiguità stravagante. Grazie a questo è facile venire coinvolti dall’atmosfera presentata e perdere la concezione della realtà che ci circonda rimanendo immersi nel modo di gioco. Inoltre la funzione della telecamera fissa, che può essere mossa sui lati dello schermo tramite analogico, riesce benissimo nell’intento di farti capire di essere impotente rispetto al vasto ambiente che percorriamo. Purtroppo però le zone d’ombra, nonostante si regoli la luce anche al di sopra di quanto consigliato, risultano “troppo” buie.
Le meccaniche del titolo rimangono pressoché invariate, infatti l'unico cambiamento effettivo riguarda gli oggetti utilizzabili: se Six usava solo un accendino, necessario per farsi luce nelle zone d’ombra, Mono nei vari livelli utilizzerà diversi oggetti, che sono inoltre la chiave per affrontare un determinato capitolo: si ha la possibilità dunque di usare vari strumenti per farci strada e risolvere enigmi ambientali, che si tratti ad esempio di abbattere una porta con un’ascia o “spaccare” i nemici con una mazza. Purtroppo in alcuni tratti ci si imbatterà in dei bug grafici, soprattutto di collisione con gli oggetti, nulla che non si possa risolvere con delle patch future, ma durante il gameplay dover riavviare il checkpoint per essersi glitchati in un oggetto risulta alla lunga frustrante per il giocatore.
Mono, vero protagonista di Little Nightmares II, possiede una forza tale da permettergli di affrontare molti più nemici corpo a corpo rispetto al prequel. Egli troverà nei meandri del primo livello Six, spaventata e diffidente, che deciderà poi di seguirlo e lo aiuterà a superare alcuni ostacoli, con un buon seppur non perfetto utilizzo di una CPU cooperativa. Inoltre, così come nel corso del precedente capitolo dove la piccola protagonista veniva plagiata dal mondo in cui si trovava, perdendo la sua innocenza e crescendo in violenza, anche il sequel sembra voler mantenere questa evoluzione del personaggio: il gameplay si arricchisce in combattimenti e riduce man mano i momenti in cui lo stealth è sufficiente a eludere un nemico.
La trama quindi ricalca lo stile del primo gioco, in quanto lascia alle immagini e le scene il dovere di spiegarla, trovando in ciò sia il suo punto di forza, che un punto negativo: se infatti scoprire la storia in questo modo ad alcuni può lasciar immergere ancora di più, con la voglia di scoprire cosa porta i nostri personaggi in un determinato luogo, dall’altra parte ad altri giocatori non risulta molto chiara, lasciando molte volte il giocatore spaesato, soprattutto quando non si è sufficientemente attenti ai dettagli. Se in Little Nightmares lo scopo principale era quello di fuggire dalla nave, nel sequel non ci è chiaro, almeno fino alla fine.
Se c’è qualcosa che ha funzionato in maniera perfetta nel primo capitolo, e che continua a farlo nel secondo, è la colonna sonora: le musiche di sottofondo sono perfette per accompagnare le nostre avventure. Riescono a dare il giusto valore alle ambientazioni che attraversiamo, ai nemici che affrontiamo e alla paura che pervade tutto il titolo. Le musiche inoltre risultando in alcuni casi parte integrante dei rompicapi di gioco oppure si sovrappongono direttamente alle azioni svolte nel gameplay rendendo le stesse ancora più coinvolgenti.
Altra feature interessante è data dal sistema con cui viene gestita la vibrazione del controller, che comunica le paure di Mono aumentando simultaneamente con la frequenza del suo battito cardiaco, rendendo tutta l'esperienza il più immersiva e tetra possibile.
In conclusione si può dire che Little Nightmares II è un ottimo sequel, con una buona giocabilità e un’atmosfera strabiliante, che si sposa in modo eccellente con la colonna sonora rendendo il titolo incredibilmente immersivo, cupo e claustrofobico. Non manca però di difetti che minano l'esperienza come la trama, che poteva essere sviluppata meglio ed in modo più chiaro per il giocatore, e alcuni bug che si spera vengano risolti in futuro, ma ciò non ci deve scoraggiare, l’avventura rimane emozionante e spettacolare. Il gioco, provato su PlayStation 4 (versione Slim), gira senza problemi di frame rate nonostante si parli ormai di old-gen, lasciandosi apprezzare tranquillamente in tutti i suoi aspetti. Se amate il genere thriller e avete adorato giochi come Limbo o Inside, o semplicemente vi è piaciuto il primo capitolo allora non dovete lasciarvi sfuggire questo gioiellino.
Pro
- Storia interessante e coinvolgente...
- Meccaniche rinnovate senza strafare
- Ottima Colonna sonora
- Ambientazione
- Personaggi ben caratterizzati
Contro
- ...ma troppo criptica e concentrata sul finale
- Zone d’ombra “troppo” in ombra
- Glitch grafici e problemi con le collisioni
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