Dying Light 2 è sicuramente uno dei titoli più attesi del prossimo futuro, dato il grande successo del primo capitolo. Presentato nel 2018 durante l'E3, nello showcase Microsoft, il titolo sarebbe dovuto uscire nella primavera 2020, salvo poi essere rinviato a data da destinarsi e finire col far perdere quasi totalmente le tracce.
A quanto pare i problemi di sviluppo nascono proprio in seno a Techland, con contrasti interni tra dipendenti ed amministratori, che stanno pesantemente minando lo sviluppo di un gioco con alte aspettative. A fare luce sulla questione è il capo-redattore di The Gamer, Kirk McKeand, che ha avuto modo di intervistare dieci anonimi dipendenti della società, tra ex ed attuali.
Il problema principale nasce proprio dal fatto che la gestione dall'alto di Techland, incluso il CEO Pawel Marchewka, risulti essere troppo invasiva, arrivando ad intervenire anche in maniera coercitiva nei confronti degli esperti del team, portando grosse limitazioni nella libertà creativa: “Ogni volta che un esperto inizia a consigliare cose che non sono in linea con l’agenda dell’amministrazione, viene lentamente isolato dal progetto e dalle responsabilità, portandoli a lasciare lo studio o alla fine ad essere licenziati. Per fare carriera a Techland, devi lasciarti sottomettere.“ Cosa che spiegherebbe la grande fuga di dipendenti avvenuta nell'azienda ultimamente.
Quella che è stata quasi unanimemente definita come “pessima pianificazione e cultura del lavoro tossica” ha portato ad assumere l'ex game director di Ubisoft, Marc Albinet, per ridare un nuovo indirizzo al progetto, salvo poi bocciare tutte le sue idee a riguardo.
Logicamente è proprio il gioco, quello che sta maggiormente risentendo di questa situazione, con una narrativa riscritta “6 volte più o meno”, al punto da non sapere più neanche loro come sarà Dying Light 2 alla fine.
Intervistato da The Gamer, lo stesso Marchewka ha dichiarato: “creare videogiochi è difficile, ed è normale che a volte sia necessario cambiare posto di lavoro e cercare nuove sfide, mi dispiace che alcuni nostri dipendenti abbiano abbandonato Techland, ma auguro loro sempre il meglio.”
Quello che sappiamo noi è che, storicamente, giochi da uno sviluppo così travagliato spesso si rivelano essere dei grandi flop. Staremo a vedere.
A quanto pare i problemi di sviluppo nascono proprio in seno a Techland, con contrasti interni tra dipendenti ed amministratori, che stanno pesantemente minando lo sviluppo di un gioco con alte aspettative. A fare luce sulla questione è il capo-redattore di The Gamer, Kirk McKeand, che ha avuto modo di intervistare dieci anonimi dipendenti della società, tra ex ed attuali.
Il problema principale nasce proprio dal fatto che la gestione dall'alto di Techland, incluso il CEO Pawel Marchewka, risulti essere troppo invasiva, arrivando ad intervenire anche in maniera coercitiva nei confronti degli esperti del team, portando grosse limitazioni nella libertà creativa: “Ogni volta che un esperto inizia a consigliare cose che non sono in linea con l’agenda dell’amministrazione, viene lentamente isolato dal progetto e dalle responsabilità, portandoli a lasciare lo studio o alla fine ad essere licenziati. Per fare carriera a Techland, devi lasciarti sottomettere.“ Cosa che spiegherebbe la grande fuga di dipendenti avvenuta nell'azienda ultimamente.
Quella che è stata quasi unanimemente definita come “pessima pianificazione e cultura del lavoro tossica” ha portato ad assumere l'ex game director di Ubisoft, Marc Albinet, per ridare un nuovo indirizzo al progetto, salvo poi bocciare tutte le sue idee a riguardo.
Logicamente è proprio il gioco, quello che sta maggiormente risentendo di questa situazione, con una narrativa riscritta “6 volte più o meno”, al punto da non sapere più neanche loro come sarà Dying Light 2 alla fine.
Intervistato da The Gamer, lo stesso Marchewka ha dichiarato: “creare videogiochi è difficile, ed è normale che a volte sia necessario cambiare posto di lavoro e cercare nuove sfide, mi dispiace che alcuni nostri dipendenti abbiano abbandonato Techland, ma auguro loro sempre il meglio.”
Quello che sappiamo noi è che, storicamente, giochi da uno sviluppo così travagliato spesso si rivelano essere dei grandi flop. Staremo a vedere.
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