Il 2022 è stato senza dubbio una delle annate più prolifiche per Square-Enix, la nota casa ha infatti rilasciato una quantità enorme di giochi di tutti i tipi, da riproposte come Chrono Cross o il recente Valkyrie Elysium, a nuove IP come Triangle Strategy o il meno fortunato Babylon's Fall e nonostante tutto altri giochi devono ancora arrivare come il tenero Harvestella o l'attesissimo Crisis Core: Final Fantasy VII Reunion. In mezzo a vecchie glorie che ritornano e nuovi nomi che stupiscono, un certo The DioField Chronicles ha destato l'attenzione dei fan dei giochi di ruolo strategici, orfani ormai da troppo tempo di un nuovo Final Fantasy Tactics e, forse proprio per questo, già in visibilio per l'imminente versione rimasterizzata di Tactics Ogre: Reborn prevista per novembre. Se è facile stuzzicare l'interesse dei fan con titoli ben noti, non è altrettanto semplice riuscire ad ottenere lo stesso effetto con nuove IP ed è questo il caso del neonato The DioField Chronicles.
Sviluppato dalla non troppo conosciuta Lancarse, The DioField Chronicles è stato presentato come un rivoluzionario gioco di strategia in tempo reale, un gameplay d'avanguardia al limite dello sperimentale accompagnato da una storia drammatica e matura dalle tinte militari. Premesse molto interessanti, soprattutto quando a farle c'è un publisher come Square-Enix che, al di là delle grandi dichiarazioni di marketing, sa bene cosa significhi sviluppare un gioco di ruolo. Le grandi aspettative create intorno alla nuova IP strategica saranno soddisfatte o la nostalgia e il desiderio di un nuovo Final Fantasy Tactics fagociteranno quanto di buono potrebbe esserci?
La politica di neutralità di DioField viene meno quando l'Impero inizia una campagna d'invasione sull'isola, la quale mette da parte le velate antipatie reciproche e si unisce per respingere gli invasori, dando di fatto inizio ad una serie di intrighi politici ed eroiche campagne militari per una storia epico-drammatica che porterà enormi cambiamenti nel continente, arrivando a tirare fuori il meglio o il peggio delle sfortunatame persone coinvolte nel conflitto.
Le premesse di The DioField Chronicles non sono certo delle più originali, anzi, ad una vista superficiale si potrebbero riassumere come il più generico dei contesti dei giochi di ruolo strategici, ma fermarsi a questa prima occhiata sarebbe un errore enorme. Le atmosfere fredde e tese della storia, tra sotterfugi e cambi di bandiera, ricordano molto più Game of Thrones che non un normale Jrpg. Ogni personaggio ha un'ambizione precisa, non necessariamente chiara, ma dai dialoghi e dai risvolti appare evidente come buona parte dei personaggi non abbiano tra loro un indistruttibile legame di fiducia o amicizia bensì è il loro spirito militare a muoverli nelle operazioni e le loro ambizioni a tenerli uniti, donando al tutto un'impostazione molto più credibile e coinvolgente. Le Volpi Blu nutrono ovviamente una certa fiducia e stima tra loro, rischiano la vita l'uno per l'altro sul campo di battaglia, ma non vedrete mai due ufficiali che si scambiano amorevolmente opinioni su questo o su quello come fossero compagni di classe intenti a discutere di gossip in mezzo al campo di battaglia.
Sebbene non manchino momenti rilassati con effettivi dialoghi di circostanza o nobili valori cavallereschi a muovere alcuni personaggi, il tutto rimane ben saldo su un piano di realtà e l'impressione è quella di essere in un branco di lupi seduti intorno ad un tavolo: ognuno collabora per il bene del gruppo, ma il timore che ci sia altro che bolle in pentola è sempre presente. La storia dalle tinte più militari appare ancora più interessante agli occhi dei fan del genere per le attenzioni poste nella descrizione delle macro strategie del conflitto, oltre che ovviamente sulle singole battaglie, donando una vista globale della guerra che va ben oltre la stra-abusata strategia del "colpiamo i viveri degli avversari così buttiamo giù il morale" e che rende le vicende più entusiasmanti.
Le macrostrategie della storia sono affascinanti, ma quelle che attuerà il giocatore sul campo di battaglia non saranno da meno. Il gameplay di The DioField Chronicles è ben lontano dal rivoluzionare i giochi di ruolo strategici ma è innegabile che riesca alla perfezione nell'intrattenere i suoi fan offrendo qualcosa di diverso dal classico Jrpg strategico odierno. Senza nulla togliere agli strategici a scacchiera, praticamente l'unica tipologia nei Jrpg di questo tipo, la dinamicità offerta dal sistema in tempo reale rende le battaglie molto più emozionanti.
Il giocatore si trova a dover tenere conto di elementi e tempistiche sconosciuti nei tradizionali giochi a turni coinvolgendolo in modo molto più ampio e spronandolo a sviluppare strategie sempre diverse a seconda del contesto, contesto reso estremamente vario dalle numerose abilità di alleati e nemici oltre che dalla conformazione del terreno e dagli obiettivi della missione. Sebbene sia sempre possibile fermare il tempo per decidere cosa fare, la tranquillità che caratterizza gli scontri a turni viene gentilmente messa da parte per lasciare spazio ad un sistema decisamente più entusiasmante.
La base del battle system è valida e funzionale, per certi versi potrebbe ricordare i giochi di strategia occidentali alla Age of Empires, ma estremamente semplificati: tutta la gestione di creazione risorse non c'è e non ci sono nemmeno svariate decine di unità da spostare e coordinare mediante complesse combinazioni di tasti irriproducibili su console. Al posto di questi elementi troviamo una maggiore attenzione per lo scontro in sé, reso più profondo grazie ad un alto numero di abilità e oggetti che permettono di affrontare le situazioni nel modo più congeniale al giocatore. I contorti layout di tasti vengono sostituiti da un sistema chiaro ed intuitivo, perfetto sia su pad che su tastiera, che permettono di gestire con facilità le unità in campo. Le mappe non sono mai esageratamente grandi e, sebbene i nemici possano essere piuttosto numerosi, gli alleati in campo non sono molti e gestirli non è affatto complicato.
A rendere davvero profondo il sistema di gioco ci pensano le numerose abilità dai raggi d'azione ed effetti più disparati; queste sono definite dalla classe che definisce statistiche generali del personaggio ed armi utilizzabili. L'equipaggiamento può aggiungere abilità nuove, aspetto da tenere a mente quando si sceglie l'organizzazione delle proprie truppe. Come non citare poi il sistema di cambio unità durante la battaglia, operazione eseguibile un numero limitato di volte, ma che permette di creare strategie estremamente funzionali o salvataggi in extremis. Tenere sempre un asso nella manica è un aspetto importante del gioco sicché difficilmente i nemici arrivano subito ad attaccare con il pieno delle forze.
Le atmosfere da Game of Thrones non si avvertono solo dalla narrazione, ricca di personaggi e famiglie dai nomi altisonanti e dalle mire più ambiziose, ma si avvertono anche dallo stile grafico delle mappe che nel loro essere dei piccoli diorama ricordano l'iconica sigla di apertura della serie tv. Come non citare poi la colonna sonora realizzata dallo stesso compositore della serie e il cui stile ha aiutato a creare quell'atmosfera così intrigante che ora si ritrova in The DioField Chronicles, accentuata ancora di più dall'ottimo doppiaggio inglese dagli accenti british (che più british non si può).
Il character design di Taiki, noto per Lord of Vermillion, e Isamu Kamikokuryo, noto per Final Fantasy XII e Final Fantasy XIII, ha dato uno sguardo tagliente ai personaggi che appaiono intensi e sofisticati il giusto per il loro contesto. Spietate ma non macabre, le strategie dei personaggi mettono in piedi un contesto di tensione dove non è la morte di questo o quel personaggio a rendere interessanti gli sviluppo, ma sono gli intrighi e i sotterfugi a spronare il giocatore ad andare avanti, proseguendo verso una storia che ha da dire molto più di quello che non ci si aspetterebbe.
Gioco testato su Playstation 5.
Sviluppato dalla non troppo conosciuta Lancarse, The DioField Chronicles è stato presentato come un rivoluzionario gioco di strategia in tempo reale, un gameplay d'avanguardia al limite dello sperimentale accompagnato da una storia drammatica e matura dalle tinte militari. Premesse molto interessanti, soprattutto quando a farle c'è un publisher come Square-Enix che, al di là delle grandi dichiarazioni di marketing, sa bene cosa significhi sviluppare un gioco di ruolo. Le grandi aspettative create intorno alla nuova IP strategica saranno soddisfatte o la nostalgia e il desiderio di un nuovo Final Fantasy Tactics fagociteranno quanto di buono potrebbe esserci?
Uno dei Jrpg più occidentali per atmosfere e dialoghi, la colonna sonora dagli autori di Game of Thrones si sposa alla perfezione.
Nel continente di Alletain vi sono diversi regni, ma l'isola di DioField è senza dubbio la regione più particolare. Avendo il mare a dividere i suoi confini, DioField è stata poco toccata dai conflitti esterni e si è mantenuta neutrale nei confronti degli altri regni, come ad esempio la recente campagna militare che vede l'Impero contro l'Alleanza, concentrandosi piuttosto sui propri affari interni. Molto legata alle tradizioni, l'isola di DioField è patria della Chiesa e di molteplici casate nobiliari che amministrano il territorio in un clima che si potrebbe definire di pace, sebbene non manchino tensioni e attriti come d'altronde succede in un qualsiasi contesto politico. Adrias, Fredret, Iscarion e Waltaquin sono i protagonisti delle vicende, nobili decaduti rimasti vittima dei suddetti giochi di potere e, per vari motivi, finiscono per combattere sotto la stessa bandiera di mercenari, fino a diventare leader alla pari della compagnia nota come Blue Fox.La politica di neutralità di DioField viene meno quando l'Impero inizia una campagna d'invasione sull'isola, la quale mette da parte le velate antipatie reciproche e si unisce per respingere gli invasori, dando di fatto inizio ad una serie di intrighi politici ed eroiche campagne militari per una storia epico-drammatica che porterà enormi cambiamenti nel continente, arrivando a tirare fuori il meglio o il peggio delle sfortunatame persone coinvolte nel conflitto.
Le premesse di The DioField Chronicles non sono certo delle più originali, anzi, ad una vista superficiale si potrebbero riassumere come il più generico dei contesti dei giochi di ruolo strategici, ma fermarsi a questa prima occhiata sarebbe un errore enorme. Le atmosfere fredde e tese della storia, tra sotterfugi e cambi di bandiera, ricordano molto più Game of Thrones che non un normale Jrpg. Ogni personaggio ha un'ambizione precisa, non necessariamente chiara, ma dai dialoghi e dai risvolti appare evidente come buona parte dei personaggi non abbiano tra loro un indistruttibile legame di fiducia o amicizia bensì è il loro spirito militare a muoverli nelle operazioni e le loro ambizioni a tenerli uniti, donando al tutto un'impostazione molto più credibile e coinvolgente. Le Volpi Blu nutrono ovviamente una certa fiducia e stima tra loro, rischiano la vita l'uno per l'altro sul campo di battaglia, ma non vedrete mai due ufficiali che si scambiano amorevolmente opinioni su questo o su quello come fossero compagni di classe intenti a discutere di gossip in mezzo al campo di battaglia.
Sebbene non manchino momenti rilassati con effettivi dialoghi di circostanza o nobili valori cavallereschi a muovere alcuni personaggi, il tutto rimane ben saldo su un piano di realtà e l'impressione è quella di essere in un branco di lupi seduti intorno ad un tavolo: ognuno collabora per il bene del gruppo, ma il timore che ci sia altro che bolle in pentola è sempre presente. La storia dalle tinte più militari appare ancora più interessante agli occhi dei fan del genere per le attenzioni poste nella descrizione delle macro strategie del conflitto, oltre che ovviamente sulle singole battaglie, donando una vista globale della guerra che va ben oltre la stra-abusata strategia del "colpiamo i viveri degli avversari così buttiamo giù il morale" e che rende le vicende più entusiasmanti.
Le macrostrategie della storia sono affascinanti, ma quelle che attuerà il giocatore sul campo di battaglia non saranno da meno. Il gameplay di The DioField Chronicles è ben lontano dal rivoluzionare i giochi di ruolo strategici ma è innegabile che riesca alla perfezione nell'intrattenere i suoi fan offrendo qualcosa di diverso dal classico Jrpg strategico odierno. Senza nulla togliere agli strategici a scacchiera, praticamente l'unica tipologia nei Jrpg di questo tipo, la dinamicità offerta dal sistema in tempo reale rende le battaglie molto più emozionanti.
Il giocatore si trova a dover tenere conto di elementi e tempistiche sconosciuti nei tradizionali giochi a turni coinvolgendolo in modo molto più ampio e spronandolo a sviluppare strategie sempre diverse a seconda del contesto, contesto reso estremamente vario dalle numerose abilità di alleati e nemici oltre che dalla conformazione del terreno e dagli obiettivi della missione. Sebbene sia sempre possibile fermare il tempo per decidere cosa fare, la tranquillità che caratterizza gli scontri a turni viene gentilmente messa da parte per lasciare spazio ad un sistema decisamente più entusiasmante.
La base del battle system è valida e funzionale, per certi versi potrebbe ricordare i giochi di strategia occidentali alla Age of Empires, ma estremamente semplificati: tutta la gestione di creazione risorse non c'è e non ci sono nemmeno svariate decine di unità da spostare e coordinare mediante complesse combinazioni di tasti irriproducibili su console. Al posto di questi elementi troviamo una maggiore attenzione per lo scontro in sé, reso più profondo grazie ad un alto numero di abilità e oggetti che permettono di affrontare le situazioni nel modo più congeniale al giocatore. I contorti layout di tasti vengono sostituiti da un sistema chiaro ed intuitivo, perfetto sia su pad che su tastiera, che permettono di gestire con facilità le unità in campo. Le mappe non sono mai esageratamente grandi e, sebbene i nemici possano essere piuttosto numerosi, gli alleati in campo non sono molti e gestirli non è affatto complicato.
A rendere davvero profondo il sistema di gioco ci pensano le numerose abilità dai raggi d'azione ed effetti più disparati; queste sono definite dalla classe che definisce statistiche generali del personaggio ed armi utilizzabili. L'equipaggiamento può aggiungere abilità nuove, aspetto da tenere a mente quando si sceglie l'organizzazione delle proprie truppe. Come non citare poi il sistema di cambio unità durante la battaglia, operazione eseguibile un numero limitato di volte, ma che permette di creare strategie estremamente funzionali o salvataggi in extremis. Tenere sempre un asso nella manica è un aspetto importante del gioco sicché difficilmente i nemici arrivano subito ad attaccare con il pieno delle forze.
Le atmosfere da Game of Thrones non si avvertono solo dalla narrazione, ricca di personaggi e famiglie dai nomi altisonanti e dalle mire più ambiziose, ma si avvertono anche dallo stile grafico delle mappe che nel loro essere dei piccoli diorama ricordano l'iconica sigla di apertura della serie tv. Come non citare poi la colonna sonora realizzata dallo stesso compositore della serie e il cui stile ha aiutato a creare quell'atmosfera così intrigante che ora si ritrova in The DioField Chronicles, accentuata ancora di più dall'ottimo doppiaggio inglese dagli accenti british (che più british non si può).
Il character design di Taiki, noto per Lord of Vermillion, e Isamu Kamikokuryo, noto per Final Fantasy XII e Final Fantasy XIII, ha dato uno sguardo tagliente ai personaggi che appaiono intensi e sofisticati il giusto per il loro contesto. Spietate ma non macabre, le strategie dei personaggi mettono in piedi un contesto di tensione dove non è la morte di questo o quel personaggio a rendere interessanti gli sviluppo, ma sono gli intrighi e i sotterfugi a spronare il giocatore ad andare avanti, proseguendo verso una storia che ha da dire molto più di quello che non ci si aspetterebbe.
GIUDIZIO FINALE
The DioField Chronicles è una ventata d'aria fresca in un genere che, dopo Fire Emblem Awakening, sembrava avesse perso la possibilità di offrire qualcosa di più di adolescenti in armatura pronti a sconfiggere il cattivone di turno tra una flirt e l'altro. Forte di un gameplay estremamente solido e di una storia dalla affascinante impronta militare, contornata tra l'altro di personaggi carismatici, lo strategico di Lancarse è un must per gli amanti dei titoli strategici di ogni tipo. Chi è abituato agli strategici a turni troverà l'aggiunta delle tempistiche una stimolante sfida che aprirà le porte a nuove strategie mentre chi già è abituato a tale sistema potrà godersi una storia in linea con i giochi di potere che si scatenano durante un conflitto su larga scala.
Da una casa che ha tra le proprie IP giochi del calibro di Final Fantasy Tactics o Tactics Ogre, The DioField Chronicles potrebbe non essere stato il gioco di strategia che avreste voluto sentire, ma dopo averlo provato scoprirete che era quello di cui avevate bisogno.
Da una casa che ha tra le proprie IP giochi del calibro di Final Fantasy Tactics o Tactics Ogre, The DioField Chronicles potrebbe non essere stato il gioco di strategia che avreste voluto sentire, ma dopo averlo provato scoprirete che era quello di cui avevate bisogno.
Gioco testato su Playstation 5.
Pro
- Storia dalle atmosfere tese ed intriganti
- Personaggi carismatici
- Gameplay profondo ed intrigante pur essendo molto intuitivo
- Colonna sonora e stile in perfetta sintonia con le atmosfere del gioco
Contro
- La difficoltà un poco più alta non avrebbe guastato
- I dialoghi sono relativamente veloci per essere un rpg, ma la traduzione italiana avrebbe comunque fatto molto piacere
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.