Kingdom Hearts 2.8 Final Chapter Prologue - Recensione Playstation 4
Sora e compagni si preparano per la loro più grande battaglia
di Revil-Rosa
Kingdom Hearts è una serie speciale, diversa dalle altre; non è l’unica che è stata capace di catturare il cuore dei giocatori fin dal primo capitolo, ma la sua peculiarità risiede nella maturazione che ha subito nel tempo. Dall’elegante unione di due universi che mai nessuno avrebbe pensato di vedere insieme, le avventure di Sora iniziano con una storia semplice che vede al centro degli eventi il classico scontro fra bene e male, condito con l’ancora più classico tema dell’amicizia, come da tradizione Disney, per poi mettere insieme una storia complessa, senza però perdere quella spontaneità a cui la casa di Topolino ci ha abituati.
Per quanto peccasse di originalità (e di altri difetti che adesso non interessano), con i suoi personaggi, situazioni e reazioni infantili, il primo capitolo di Kingdom Hearts riusciva a trasmettere ai giocatori quelle stesse genuine emozioni tipiche dei film Disney. Dal secondo capitolo in poi, passando per tutti gli altri non-numerati, il gameplay si è sempre rinnovato e la storia si è fatta sempre più complicata, tuttavia le due tematiche principali sono rimaste invariate. Per quanto il rapporto fra luce e buio, così come il legame d’amicizia che unisce gli amici, possano essere tematiche inflazionate nelle storie di fantasia, ad ogni nuova iterazione Square-Enix è riuscita a mostrarne una nuova interpretazione e rimanere indifferenti davanti ad una storia che fa delle emozioni l’attrazione principale è davvero difficile.
Dal lontano 2002, anno di pubblicazione del primo storico capitolo su Playstation 2, sono passati 15 anni e sfortunatamente la fine della storia non è propriamente dietro l’angolo, però ci stiamo avvicinando. Kingdom Hearts 2.8: Final Chapther Prologue pone le basi per quello che verrà dopo, come suggerisce il sottotitolo, quanto quest’ultime siano valide lo scopriremo con Kingdom Hearts 3, per adesso cerchiamo di capire se Dream Drop Distance HD, Birth by Sleep 0.2 A Fragmentary Passage e X Back Cover siano o meno titoli validi.
DREAM DROP DISTANCE HD
Storicamente collocato dopo gli eventi di Kingdom Hearts 2, in Dream Drop Distance si seguiranno Sora e Riku durante il loro esame per diventare Keyblade Master e ottenere, insieme all’esperienza, un potere speciale denominato “Risveglio”. La prova consisterà in un viaggio nel mondo dei sogni alla ricerca delle 7 serrature addormentate, ma ad ostacolare i due comparirà un “misterioso giovane Xehanort”. Dream Drop Distance ha il pregio di portare avanti la storia generale (cosa che non succedeva da parecchio) e per quanto non tutti i misteri introdotti vengano completamente svelati, la situazione che il gruppo degli eroi si troverà ad affrontare nel immediato futuro diventa chiara.
Le storie di Sora e Riku saranno da giocare separatamente, ma in modo diversi rispetto a quanto visto in Birth by Sleep. Ogni volta che si userà uno dei due protagonisti, si avrà infatti un timer di durata variabile al termine del quale si passerà all’altro. Questa scelta non porta solo ad avere uno sviluppo parallelo della trama (cosa che la rende più semplice da seguire), ma appianerà il senso di backtracking poiché, sebbene le aree siano pressoché le stesse per entrambi, visitandole quasi in contemporanea non risulteranno particolarmente pesanti. Detto questo, data la grandezza e la labirinticità di alcuni mondi, cambiare da Sora a Riku potrebbe far perdere l’orientamento ai giocatori più distratti, non disperate comunque perché la mappa vi descriverà l’obiettivo corrente.
Già in Birth by Sleep era stato possibile vedere quanto diverso potesse essere l’approccio narrativo a seconda del personaggio, su Dream Drop Distance succede la stessa cosa. Da un lato c’è Sora che affronta di petto le situazioni, lasciandosi trasportare dagli eventi e inondando tutti con il suo “cuore puro”, dall’altro si trova Riku che, in modo più distaccato, prosegue seguendo quella che considera la strada giusta, ragionando sugli eventi e sulle sue passate esperienze personali. Le storie dei mondi ben si amalgamano con i personaggi esterni, inoltre gli eventi legati alla “vera storia” sono più frequenti, rendendo di fatto ogni mondo più interessante. Ottima la scelta di introdurre i riassunti scritti dei capitoli precedenti ogni qualvolta ne venga fatto riferimento.
Dal punto di vista del gameplay, ci troviamo di fronte ad una maggiore velocità sia dei movimenti che degli attacchi e, se su 3DS questo poteva causare qualche problema con la telecamera, su console fissa riesce ad esprimersi al meglio. L’aumento della mobilità dei personaggi è accompagnato da mappe mediamente più grandi che si sviluppano anche in altezza. L’esplorazione risulta piacevole grazie all’introduzione del Fluimoto, una nuova meccanica che permette una maggiore interazione con l’ambiente: saltando su determinati oggetti o airdashandoci addosso, sarà possibile eseguire un nuovo scatto più lungo e rapido o un salto con un’elevazione doppia rispetto alla standard.
Il Fluimoto torna molto utile (o essenziale, nelle difficoltà più alte) anche durante i combattimenti, questo perché mentre si sta compiendo un’azione Fluimoto è possibile cancellarla per eseguire un attacco di discreta potenza, diverso a seconda del movimento in cui si era impegnati. Questo, insieme al ritorno dei comandi per gli attacchi visti in Birth by Sleep, porta il battle system ad essere più ragionato, spingendo il giocatore a tenere conto non solo delle mosse che ha a disposizione, ma anche al mondo che lo circonda, rendendo di conseguenza molto diverse anche le battaglie contro gli stessi nemici. Da non dimenticare inoltre il Cambiarealtà, meccanica che permette di realizzare un attacco speciale a seconda del mondo in cui ci si trova.
I Divorasogni, ovvero i mostriciattoli che si affronteranno durante il gioco, hanno a loro disposizione solamente due o tre attacchi, ma sicchè ne esistono tante tipologie diverse, le battaglie risultano comunque varie. Il fatto che di questi mostri ne esistano molti rende anche la meccanica dei compagni valida, questo perché sarà possibile crearne di propri e farli combattere durante la storia (e in un simpatico torneo-minigioco dalle regole di battaglia simili a Chain of Memories).
Il modo in cui Sora e Riku usano gli Spiriti (nome con cui si indicano le versioni buone dei Divorasogni) è diverso, il primo esegue una potente mossa speciale mentre il secondo li fonde per dar vita ad un nuovo stile (la maggior parte dei quali riciclati da Birth by Sleep).
Le differenze fra la versione 3DS e quella Playstation 4 si avvertono fin da subito nei controlli, adesso decisamente più comodi, e nella grafica: la sensazione è quella di giocare una rimasterizzazione di un buon gioco per Playstation 2 e non da una portatile, Dream Drop Distance HD infatti è visibilmente più piacevole della versione per Playstation 3 di Birth by Sleep, complice anche un'interfaccia di gioco meno invasiva e una corretta distanza della telecamera. La rimozione delle funzionalità Street Pass tipica del 3DS è stata rimpiazzata, invece di poter usare gli Spiriti dei giocatori incontrati sarà possibile affittarli a terne in alcune zone della mappa.
0.2 A FRAGMENTARY PASSAGE
A Fregmentary Passage è il sequel naturale di Birth by Sleep. Aqua è dispersa nel mondo dell’Oscurità e, mentre vaga senza meta, inizia a perdere la speranza, cedendo alla pressione che la solitudine ed un luogo così ostile ed opprimente generano. Accompagnata solo dai ricordi dei suoi amici e dalle promesse fatte a loro, Aqua continuerà il suo viaggio per ritrovare la luce.
Non lasciatevi ingannare dalla trama semplice, A Fragmentary Passage è l’anello mancante fra il primo Kingdom Hearts e Birth by Sleep. La congiunzione fra le due storie è un po’ scricchiolante ed è lecito pensare che, durante la stesura del primo capitolo della serie, il trio formato da Terra, Aqua e Ventus non fosse nemmeno stato concepito, tuttavia seguire il percorso della Keyblade Master nel regno dell’Oscurità è piuttosto intrigante, anche perché è la prima volta che lo si può esplorare così a fondo.
Tolta la più grande pecca di tutte, ovvero la fin troppo scarsa longevità (la durata della storia si aggira sulle 3 ore), quello che rimane è una grafica fantastica con modelli poligonali ottimamente definiti, movenze fluide (anche se la corsa sembra più un pattinaggio), ambientazioni ottime ed effetti grafici sublimi. I mondi non sono molti e le atmosfere tetre che li pervadono non li rendono nemmeno così differenziati gli uni dagli altri, almeno a prima vista. La realizzazione è stata ottima non solo dal mero lato estetico, ma anche da quello del design. Le aree sono sufficientemente grandi e ricche di biforcazioni, questo invoglia il giocatore ad esplorare a fondo, perdendosi dietro la ricerca di scrigni o di eventuali altri oggetti utili per il completamento degli “Obiettivi”.
Gli Obiettivi sono delle richieste specifiche per ogni singola area che, al completamento, sbloccano un accessorio per personalizzare l’abbigliamento di Aqua. Questa feature è stata probabilmente inserita per incentivare i giocatori ad esplorare, ma in fin dei conti è piuttosto fuori luogo e fine a sé stessa.
Dal lato battle system, A Fragmentary Passage è, nella sua apparente linearità, ottimo e funzionale. La velocità rispetto a Dream Drop Distance è diminuita e il Fluimoto, il Cambiarealtà e le mosse speciali selezionabili sono sparite in favore di un sistema più vicino a quello visto su Kingdom Hearts 2, con i semplici attacchi con X, parate e schivate con quadrato e magie o oggetti da selezionare manualmente nel menù o nel menù rapido, il tutto con eventuali azioni extra da eseguire con triangolo e gli attacchi Focus da Birth by Sleep. Torna anche la barra degli MP con il sistema a ricarica del primo Kingdom Hearts (quando si esaurisce, si ricarica automaticamente con il tempo) e con lei le magie tornano ad essere l’asso nella manica che fa la differenza fra la vittoria e il game over.
Firaga, Blizzaga, Thundaga e Energiga sono le magie che accompagneranno il giocatore per tutta la durata dell'avventura, ognuna di esse ha una propria peculiarità e, a seconda dei nemici e delle situazioni, risulteranno diversamente efficaci. La magia di fuoco insegue gli heartless, consuma pochi MP e lascia piccoli braceri nel campo per un breve periodo. Blizzaga è una sfera di ghiaccio che avanza linearmente, a contatto con la prima superficie si espanderà con eleganti spunzoni che congeleranno i dintorni, pavimento compreso (sul quale sarà possibile scivolare sopra per un po’).
Thundaga scatena dei fulmini su tutti i nemici all’interno di un raggio abbastanza grande, questi resteranno lampeggianti per la scossa e i loro movimenti saranno poco più lenti. Energiga, come al solito, recupera tutta la vita consumando tutta la magia. Infine, analogamente a quanto visto su Birth by Sleep, a seconda delle azioni eseguite durante le battaglie o del luogo in cui ci si trova, sarà possibile eseguire i comandi situazionali con triangolo: questi possono essere magie più potenti o stili diversi, ripresi dal capitolo uscito su Psp.
Se Kingdom Hearts 3 dovesse riprendere le basi del battle system poste da A Fragmentary Passage, potremmo trovarci davanti al migliore Kingdom Hearts di sempre, almeno da questo punto di vista.
BACK COVER
Come anche nelle altre collection, il terzo titolo più che un gioco vero e proprio è una raccolta di scritte e filmati che raccontano una storia. In questa 2.8 Collection la situazione è leggermente diversa. Kingdom Hearts X Back Cover non è una trasposizione da gioco a filmati, bensì una narrazione completa e globale delle vicende mostrate nel titolo per dispositivi mobile Kingdom Hearts X; la cosa importante però è che è molto più vicino ad un cortometraggio che non ad un’insieme di cutscene completate da pagine di testo come 358/2 Days o Re:Coded. Detto questo, a Back Cover mancano quelle scene di transizione che danno al film un’organicità tale da risultare fluido.
La storia raccontata introduce il mondo prima della Keyblade War, quando ancora la luce sovrastava l’oscurità e i mondi erano uniti. In questo contesto pacifico vi erano alcune figure di riferimento per la comunità, fra cui il Maestro dei Maestri, un uomo misterioso vestito come un membro dell’Organizzazione XIII. Quest’ultimo possedeva il Libro della Profezia, una raccolta di pagine nelle quali viene descritto il futuro. Per preparare la comunità nel caso li fosse successo qualcosa, il Maestro dei Maestri decide di lasciare una copia del Libro della Profezia ad alcuni dei suoi discepoli prediletti, insieme a degli ruoli specifici per ognuno di loro.
Ira dalla maschera di Unicorno sarebbe stato il nuovo leader, Aced dalla maschera di Orso sarebbe stato il braccio destro, Invi dalla maschera di Serpente sarebbe stata l’osservatrice, Gula dalla maschera di Ghepardo avrebbe dovuto dedicarsi allo studio del Libro della Profezia, Ava dalla maschera di Volpe avrebbe dovuto insegnare ai più capaci possessori del Keyblade come migliorarsi e infine Luxu, un uomo con lo stesso vestito del Maestro dei Maestri, senza libro e armato solo di una scatola e di un Keyblade, avrebbe dovuto viaggiare per il mondo alla ricerca del proprio scopo.
La storia narrata da Back Cover dura all’incirca un’ora e il prodotto finale è decisamente godibile ed intrigante, se non fosse per la mancanza del finale. Tutto ciò che viene introdotto non fa che aumentare il numero di interrogativi che dovranno attendere l’uscita di Kingdom Hearts 3 per essere soddisfatti e, sapendo che quest’ultima non è propriamente dietro l’angolo, lascia un poco perplessi.
CONSIDERAZIONI FINALI
Kingdom Hearts 2.8: Final Chapter Prologue non è che un trampolino per far arrivare Kingdom Hearts 3 ancora più in alto. La natura di prologo si avverte in ognuno dei tre titoli e per quanto questi siano validi, vedere che tutte le storie hanno un finale che rimanda al “prossimo capitolo” è un poco frustrante, soprattutto quando le informazioni riguardo la sua uscita sono così fumose.
Scocciatura a parte, Dream Drop Distance è un titolo davvero valido le cui potenzialità su 3DS erano quasi sprecate, poterlo giocare in HD su Playstation 4 è un’ottima occasione per tutti, compresi coloro che già avevano avuto modo di completarlo su console Nintendo. Il fatto che non sia stata realizzata una versione Final Mix è un po’ un peccato, ma nella riedizione noi italiani abbiamo guadagnato la localizzazione perciò ne vale comunque la pena.
A Fragmentary Passage è ottimo, ma decisamente troppo breve per essere ricordato come qualcosa di più di una sorta di demo per Kingdom Hearts 3. La totale mancanza di un finale per Back Cover è fastidiosa, poco importa se si tratta di un prologo, presentare un “film” con elementi del genere e troncarlo a metà sa più di presa in giro che non di presentazione per il “vero finale”, a maggior ragione visto quanto poco era stato detto riguardo il mondo prima della Keyblade War.
Per concludere Kingdom Hearts 2.8 è un passaggio necessario per arrivare al 3, ma riesce fin troppo bene nel suo compito di generare hype verso un qualcosa che di fatto ancora non c’è e questo lascia un amaro in bocca non indifferente.
Scocciatura a parte, Dream Drop Distance è un titolo davvero valido le cui potenzialità su 3DS erano quasi sprecate, poterlo giocare in HD su Playstation 4 è un’ottima occasione per tutti, compresi coloro che già avevano avuto modo di completarlo su console Nintendo. Il fatto che non sia stata realizzata una versione Final Mix è un po’ un peccato, ma nella riedizione noi italiani abbiamo guadagnato la localizzazione perciò ne vale comunque la pena.
A Fragmentary Passage è ottimo, ma decisamente troppo breve per essere ricordato come qualcosa di più di una sorta di demo per Kingdom Hearts 3. La totale mancanza di un finale per Back Cover è fastidiosa, poco importa se si tratta di un prologo, presentare un “film” con elementi del genere e troncarlo a metà sa più di presa in giro che non di presentazione per il “vero finale”, a maggior ragione visto quanto poco era stato detto riguardo il mondo prima della Keyblade War.
Per concludere Kingdom Hearts 2.8 è un passaggio necessario per arrivare al 3, ma riesce fin troppo bene nel suo compito di generare hype verso un qualcosa che di fatto ancora non c’è e questo lascia un amaro in bocca non indifferente.