428: Shibuya Scramble - recensione
Cinque personaggi, una sola storia
di GianniGreed
Il videogame è diventato un cult tra gli appassionati, famoso per essere l’unico di genere visual novel ad aver ricevuto un punteggio pieno sulla famosa rivista giapponese “Famitsu” e tra i pochi giochi che l’hanno ottenuto. Andiamo finalmente a scoprire se la sua fama è meritata.
La storia di “428: Shibuya Scramble” si svolge tutta nell’arco di una sola giornata. Una giornata apparentemente normale come tante altre, nella quale le vite di cinque persone s’intrecciano, cambiando il loro destino per sempre. C’è Shinya Kano, un giovane detective della polizia che sta seguendo un caso di rapimento con riscatto; Aichi Endo, un giovane ex teppista che ora raccoglie rifiuti nel quartiere, che decide di salvare una bella ragazza da un uomo armato; Kenji Osawa, un brillante biochimico che dopo aver fatto un’importante scoperta medica deve proteggere i dati della sua ricerca; Minoru Minorikawa, un giornalista che lavora per un giornale sull’orlo del fallimento, ed è alla disperata ricerca di uno scoop con il quale salvare la rivista; Tama, una misteriosa persona, della quale non si conosce l’aspetto, che lavora indossando un costume da gatto perché ha bisogno di soldi per comprare una cosa che desidera molto.
Tutto inizia davanti alla statua di Hachiko a Shibuya. Qui, una bella ragazza, Hitomi, aspetta qualcuno con una valigia in mano. In realtà in quella valigia ci sono 50 milioni di yen, il pagamento per la vita della sorella gemella, Maria. A sorvegliare l’area, ci sono decine di poliziotti, e tra questi c’è Kano, nella sua prima operazione importante. Quando però il rapitore si presenta sul luogo, la presenza di un elemento estraneo, Aichi Endo, colpito dalla bellezza della ragazza, fa precipitare la situazione, portando a una corsa contro il tempo per salvare Maria, e adesso, anche Hitomi.
Il gameplay di “428: Shibuya Scramble” è quello classico, e mai passato di moda, delle visual novel: leggi, clicca per andare avanti con il testo, fai una scelta, ripeti. Ovviamente, non c’è solo questo però. C’è tutta la questione dell’intreccio delle cinque storie, che è un aspetto interessante e ben fatto, anche se all’inizio appare leggermente complicato. Va detto subito che il gioco ha tantissimi finali, oltre cinquanta, ma la maggior parte di questi sono “bad end”. Le bad end però fanno parte del gioco e sono necessarie per proseguire.
Partiamo dalla prima storia, quella del detective Kano. Dopo pochi minuti di gioco, Kano arresterà una persona, credendola coinvolta nel caso di rapimento, e passerà l’intera giornata cercando di convincerla a confessare un crimine che non ha commesso, finendo poi per essere licenziato dalla polizia. Bad end. Ma non è la fine, ed è possibile rimediare. Come? Aprendo la selezione personaggi e scegliendo il secondo personaggio, il tipo che è stato arrestato da Kano. Come fare per evitare che rimangano entrambi chiusi una giornata intera alla stazione di polizia? Non facendoli incontrare.
Di conseguenza, con il secondo personaggio sarà importante fare delle scelte che non lo portino a incontrare il poliziotto. Cambiando scelta si aprono nuovi percorsi per entrambi i protagonisti, facendo proseguire la storia. Occasionalmente poi, la storia di un protagonista può arrivare a un blocco, chiamato “Keep out”. Per superare tali blocchi è necessario passare a un altro personaggio e fargli fare qualcosa che sblocchi una certa situazione per entrambi i personaggi. Tale azione è suggerita nel testo da delle parole colorate di rosso. In questi momenti, cliccare su queste parole dà il via a una nuova situazione che rimuove il “keep out” e apre una nuova funzione vitale per la storia, ovvero il “jump”. La funzione “jump” permette di passare dalla storia di un personaggio a quella di un altro, quando i due si trovano nello stesso posto e nello stesso momento. Proseguendo con un personaggio, a un certo punto, si arriva a un diverso tipo di blocco, il “to be continued”. Questa schermata appare quando un personaggio raggiunge la fine di un blocco orario.
La storia, infatti, si svolge in un preciso arco temporale, e ogni sezione è divisa in ore, ad esempio i blocchi si chiamano “10:00 – 11:00”, “11:00 – 12:00”, e via dicendo. Per proseguire con il gioco e la storia, e arrivare al finale, bisogna portare tutti i personaggi avanti contemporaneamente di ora in ora. Il giocatore è libero di giocare con i cinque protagonisti nell’ordine che preferisce, ma come detto, la storia di uno e le scelte fatte, possono avere conseguenze per gli altri, è perciò bene tenere a mente il quadro generale.
Per aiutare il giocatore nelle scelte, a ogni “bad end” raggiunta si può leggere un suggerimento su cosa fare per evitarla. Inoltre, anche se non ha impatto sul gioco o sulla storia, nel testo occasionalmente compaiono delle parole colorate di blu. Queste sono dei link a delle pagine d’informazioni con nozioni culturali e geografiche sul Giappone e più in particolare sul quartiere di Shibuya. Ad esempio, a un certo punto nel testo compare “il protagonista decide di prendere il treno sulla linea Yamanote”, con Yamanote colorata in blu. Cliccandoci sopra, si può leggere quali sono le sue fermate, oppure “l’appuntamento era davanti alla statua di Hachiko”, con Hachiko evidenziata in blu, e cliccandoci si può leggere la triste storia del cane al quale la statua è stata dedicata, e via dicendo.
“428: Shibuya Scramble” non ha una grafica nel senso vero e proprio del termine, come sfondi disegnati in 2D o ambienti creati in 3D, invece la storia è raccontata quasi come se fosse un film interattivo attraverso centinaia di foto e parecchie sequenze video girate dal vivo con attori veri, nella vera Shibuya. Il tutto contribuisce a rendere ancora più reale e coinvolgente la storia, e al giocatore sembra di essere per davvero in quei luoghi. Gli unici elementi grafici del gioco sono i vari menù con istruzioni e pulsanti da premere, che sono semplici ma funzionali. Il lavoro di porting è stato ben fatto, e le foto e i video del gioco non sembrano affatto essere di dieci anni fa, se si esclude la presenza ovvia nelle scene di tecnologia leggermente antiquata come vecchi modelli di cellulare.
Per quel che riguarda la parte audio, il gioco non ha voci, non è doppiato in nessuna lingua, nemmeno nell’originale giapponese. In una visual novel questo però non è un elemento negativo, perché permette al giocatore di poter leggere i dialoghi tranquillamente. Le uniche voci che si sentono sono piccoli campioni audio con il vociare della folla quando ad esempio il gioco mostra scene con gente agli incroci o altri assembramenti di persone. La colonna sonora invece, è quasi sempre presente e spazia in diversi generi ma tutti i brani sono molto orecchiabili e forniscono un buon sottofondo, senza risultare troppo invasivi, contribuendo a creare la giusta tensione quando serve.
Arrivare alla fine della storia, considerando tutte le bad ending che la cosa richiede, è un’impresa abbastanza impegnativa, almeno per il tempo impiegato. La durata del gioco, infatti, si aggira sulle quaranta ore circa, necessarie per arrivare al vero finale. La difficoltà non è altissima, in fin dei conti, il gioco non è impegnativo dato che non richiede abilità particolari, se non capire dove intervenire per evitare bad ending e aprire nuovi percorsi, e alla fine si può procedere per tentativi, visto che non si arriva mai al “game over” e le bad ending non fanno perdere i progressi.
L’unica lingua disponibile è purtroppo quella inglese. Per chi è abituato alla visual novel non sarà un problema ma per i novizi del genere, la cosa potrebbe risultare ostica. Il gioco ha davvero tantissimo testo da leggere, ed è pieno, in base alla situazione, di termini particolari, tipo quelli polizieschi o medici. Il tutto è comunque ben tradotto e molto scorrevole.
“428: Shibuya Scramble” rimane a distanza di dieci anni dall’uscita originale, una visual novel molto ben fatta e con una storia avvincente e ben scritta, e che non sente il peso degli anni grazie a piccoli elementi di novità, come il poter passare da un personaggio all’altro per poter sbloccare le nuove situazioni, riesce a mantenere vivo l’interesse del giocatore, nonostante la mastodontica quantità di testo da leggere. Chi è appassionato di questo genere di giochi, ma più in generale dei thriller, o perché no, dei drama giapponesi, avrà pane per i suoi denti.