Ori and the Will of the Wisps - Recensione
Il secondo capitolo prodotto dal talentuoso Moon Studios si presenta quasi al massimo delle sue potenzialità, candidandosi di diritto come uno dei migliori titoli dell’anno.
di Marcello Ribuffo
Ori and the Will of the Wisp si presenta come sequel diretto di The Blind Forest, portando avanti la narrazione in maniera naturale con una struttura classica da fiaba, un racconto semplice ma capace di toccare le corde giuste grazie a un comparto artistico fuori scala. Tutti i personaggi che abbiamo avuto modo di conoscere nel prequel, da Naru a Gumo, vengono accompagnati da nuove figure, a cominciare da Ku, la gufetta che darà vita alla nuova avventura di Ori. Proprio le sue peripezie ci apriranno a un nuovo mondo da esplorare oltre la Foresta di Nibel, un territorio estremamente ampio quanto insidioso. Nel corso della dozzina di ore d’avventura (difficoltà Normale) verranno trattati molti temi, diretti con maestria e aggiungendo pezzi di puzzle alla lore del mondo di gioco e di Ori, esplorando il destino del piccolo spirito di luce. La speranza, l’accettare il proprio ruolo e l’abbandonarsi all’odio sono solo alcune delle sfaccettature di una trama che, per quanto semplice, colpisce nel segno, con un climax finale che difficilmente deluderà i suoi compagni di viaggio: noi.
Come detto, l’intero asset di gioco è stato completamente rimesso a nuovo ed espanso, presentandosi estremamente vario e capace di dare al giocatore più soluzioni per affrontare le difficoltà. Una delle modifiche più evidenti riguarda il sistema di salvataggio, non più relegato all’utilizzo delle sfere d’energia (e dunque manuale) ma diventando decisamente più classico, automatico al raccoglimento di un oggetto o al superamento di una certa zona. Questo aspetto cambia drasticamente l’aspetto del gioco: il rischio di rimanere senza la possibilità di salvare, se non negli Altari appositi, viene così scongiurato rendendo più agevoli soprattutto le fasi d'esplorazione. Ne consegue nei fatti meno frustrazione e maggiore piacere nell’esplorare ogni anfratto dell’enorme mappa di gioco messa a disposizione dai ragazzi di Moon Studios con le classiche fasi da backtracking che non sono più elemento da scomunica, trasformandosi in parte omogenea di un gameplay che riserva diverse sorprese. Difatti, non è solo l’introduzione del salvataggio automatico a rendere il titolo più fluido ma anche una serie di affinamenti e ampliamento delle abilità di Ori che rendono questo secondo capitolo una piccola perla nel panorama videoludico. Abbandonato il classico sistema di potenziamenti “ad albero”, Ori and the Will of the Wisp permette al giocatore un nuovo modo per gestire e potenziare tutte le abilità a disposizione: le nuove abilità possono essere acquistate o apprese durante le fasi di esplorazione, suddividendosi in attive e passive. Ori avrà così a disposizione un ventaglio variegato di possibilità, tutte disponibili alla sola pressione del "trigger" sinistro e selezionabili tre alla volta attraverso i tasti frontali. Passare da abilità relegate al combattimento a quelle di movimento può avvenire in tempo reale, approfittando dell’eventuale “pausa tattica” all’attivazione dell’apposito menu, in cui potremmo cambiare i poteri in base alle necessità. Ma intervengono anche perk passivi (soltanto tre all’inizio) in grado di ampliare ulteriormente le doti del protagonista: sono innumerevoli, dalla possibilità di ottenere più energia da parte dei nemici sconfitti al vedere attraverso anfratti nascosti per scovare i diversi segreti sparsi lungo la mappa di gioco. Tutto questo trova il suo climax durante il rivisto sistema di combattimento che, prendendo alcuni spunti dall’ottimo Hollow Knight, trasforma Ori and the Will of the Wisp in uno dei migliori action della categoria. Una volta riusciti a padroneggiare il sistema di perk, potremmo trasformare Ori in una macchina di morte senza pietà o in un arrestabile esploratore. Tutto risulta più fluido e rifinito, dalla gestione della fisica, in grado di restituire sempre un ottimo feedback dei colpi, alle animazioni sino a una risposta dei comandi decisamente più reattiva, utile soprattutto durante le ormai celeberrime rush durante le boss fight. Il focus è ora maggiormente incentrato sugli scontri ravvicinati grazie all’utilizzo di una coreografica lama di luce ma non mancano certo modi di tenere il nemico a distanza. Nonostante in questi frangenti sia facile arrivare a certi picchi di frustrazione, la sensazione generale è che tutti questi cambiamenti e miglioramenti non abbiano reso il titolo più semplice ma piuttosto più “onesto”: i picchi di difficoltà permangono ma adesso il giocatore ha un ventaglio di possibilità diverse con cui affrontarle, adattando le proprie peculiarità al gioco stesso. Menzione d’onore alle splendide e coreografiche boss fight, tutte diverse tra loro e davvero memorabili, probabilmente la più alta vetta qualitativa toccata dal titolo.
Sfruttando lo Unity Engine, Moon Studios è riuscito a portare una vera opera d’arte sui nostri schermi, soprattutto a risoluzione 4K. Grazie al supporto dell’HDR inoltre, il risultato è ai massimi livelli, olio su tela in movimento capace di lasciare a bocca aperta quando l’unione di level design, combat system e colonna sonora si amalgama, trasformandosi in pura sinestesia. Anche gli ambienti, estremamente diversificati tra loro, risultano estremamente dettagliati, utilizzando sapientemente la profondità di campo e il motion blur per dare alle mappe maggiore spessore e profondità. Tutto questo ben di dio però mostra il fianco ad alcune incertezze tecniche soprattutto su Xbox One S che fatica a tenere stabili i 60 fps, nonostante una risoluzione di 1080p e dettagli medio-bassi. Il suo massimo splendore è senza dubbio su PC, anche se qualche piccolo problema di stuttering può sempre venir fuori, anche su sistemi abbastanza performanti.
Ciò che eleva il tutto a piccolo capolavoro risiede nella colonna sonora riproposta da Gareth Coker, proponendo brani che spaziano dall’avventuroso all’adrenalinico, ri-arrangiando in certi casi le OST più celebri di Ori and The Blind Forest come Light of Nibel, onnipresente soprattutto durante le boss fight. Il risultato è un reale commento alle vicende, esaltando i momenti drammatici così come quelli in cui è in gioco la nostra sopravvivenza.
Ori and the Will of the Wisp è un piccolo gioiello che conferma e addirittura migliora una formula eccezionale già col primo episodio. Ogni elemento è realizzato con cura e la passione di Moon Studios è possibile percepirla in ogni anfratto. L’eccezionale combat system, il level design, così come l’intero comparto artistico, rendono la nuova avventura di Ori uno dei migliori viaggi da intraprendere nel corso di quest’anno, una vetta d’eccellenza non scalfita nemmeno da qualche piccola magagna tecnica. Rimane un titolo impegnativo ma grazie alle nuove meccaniche si hanno tutte le possibilità per uscire vincitori da questa meravigliosa avventura.