Ultra Age - Recensione
Benvenuti in un futuro lontano dove le persone hanno vita breve.
di Revil-Rosa
Mettendo da parte l’ennesima considerazione sui capolavori e la naturale attenzione mediatica verso l’eccesso, Ultra Age è il nuovo action della sconosciuta casa di sviluppo Next Stage Inc. che, grazie al supporto del publisher Dangen Entertainment, ha portato il proprio primo titolo su Playstation 4, Nintendo Switch e Pc. Forte di un prezzo budget e della carica unica che solo i titoli di debutto delle case indipendenti hanno, l’avventura fantascientifica rientrerà nel sempre più grande bucket dei grandi successi pluripremiati?
Cosa faresti se avessi solo 12 giorni di vita e fossi ad un passo dall’ottenere la vita eterna?
In un futuro lontano dove la Terra è ormai un pianeta invivibile e gli uomini hanno colonizzato lo spazio, la Orbit è ciò di più vicino allo stato e amministra vita e risorse dei cittadini mobilitando robot e agenti umani dove necessario per la sopravvivenza e il benessere dell’umanità. In questo contesto, per motivi sconosciuti, la vita degli uomini si è tremendamente accorciata e gli agenti della Orbit sono disposti a portare a termine anche le missioni più pericolose pur di ottenere la più grande e ambita delle ricompense: la vita eterna. L’avventura comincia mettendoci nei panni di Age, un ragazzo-agente della Orbit a cui restano solo 12 giorni di vita la cui missione è recuperare un certo manufatto segreto appartenuto ad un’altra antica società: la Frontier.Age è un esploratore della Orbit, ovvero un agente che viene mandato su svariati pianeti per recuperare risorse utili; nonostante nella sua carriera non siano annoverati successi particolarmente degni di nota, il comandante supremo della Orbit sceglie personalmente Age per questa importante mansione, così vitale per l’organizzazione da valere la vita eterna se portata a compimento. Il fedele e irriverente assistente robotico Helvis aggiungerà anche che per questa missione top-secret serve un essere umano in grado di combattere e capace di usare diversi tipi di armi sicché i sistemi della Frontier hackerano i robot. Ovviamente quella che parte come una semplice missione di recupero dalla ricompensa fin troppo alta si rivela ben presto un’impresa molto più complessa che arriva persino a coinvolgere altri membri di rilievo della Orbit, scomodando non pochi scheletri nell’armadio dell’organizzazione. Qualsiasi siano le forze in gioco, a Age rimangono meno di due settimane di vita e dovrà fare tutto il possibile per portare a termine la missione e scampare alla morte.
Mosso da una storia lineare e intrigante quanto basta per voler proseguire senza saltare i brevi e piacevoli intermezzi, siano esse presentazioni con grafica di gioco o semplici dialoghi, Ultra Age coinvolge di più per il suo funzionale e adrenalinico gameplay action che non per altro. Gli sviluppi degli eventi sono abbastanza diluiti nonostante la narrazione sia spedita, il risultato è una storia dimenticabile seppur con alcune buone idee, e contornata da un cast di personaggi che lasciano davvero poco.
La longevità di Ultra Age è abbastanza ridotta e la sua generale linearità spinge il giocatore ad avanzare piuttosto che ad esplorare, aspetto coerente con il fatto che al protagonista restino pochi giorni di vita, tuttavia questo porta a non avere il tempo di affezionarsi ai personaggi che, nonostante qualche battuta simpatica, finiscono per rimanere delle macchiette in balia degli eventi, le cui azioni appaiono frutto di scelte di stile più che di un’effettiva caratterizzazione. Se da una parte tutto questo può sembrare fortemente negativo, la verità è che non lo è poi così tanto: più che un gioco corto Ultra Age è lungo il giusto. Tutte le peculiarità proposte durante l’avventura mantengono la loro efficacia e terminano prima che possano venire a noia dunque, nella sua semplicità, l’esperienza globale è piuttosto piacevole, soprattutto grazie al già menzionato ottimo gameplay.
Il sistema di combattimento è senza dubbio il cuore del gioco, nonché la parte su cui il giocatore è portato a concentrarsi di più, e in un certo senso mantiene pregi e difetti della storia. Partendo da una base estremamente classica per il genere, volendo strizzando anche l’occhio a un certo Devil May Cry, il gioco di Next Stage Inc. propone numerosi scontri non particolarmente lunghi intervallati da blande fasi di esplorazione alla ricerca di potenziamenti e cristalli. Troviamo quindi un discreto numero di armi dalle proprietà differenti da usare alternando la pressione di due tasti, quadrato e triangolo, per eseguire devastanti e scenografiche combo, il tutto da intervallare sapientemente con le immancabili schivate (che se eseguite al momento giusto conferiscono un breve periodi di invulnerabilità) e un simpatico gancio quantico che permette di teletrasportarsi istantaneamente verso l’obiettivo oppure di tirare a sé i nemici più leggeri. Sebbene armi e combo seguano più o meno sempre la stessa logica, alternarle durante gli scontri è la base del gameplay che, grazie anche alla velocità degli stessi, risultano estremamente piacevoli e mai tediosi pur non offrendo una grande varietà di approcci.
Una delle grosse peculiarità di Ultra Age è data dal fatto che le armi utilizzate hanno una resistenza relativamente bassa e, colpo dopo colpo, si danneggiano sempre più fino a rompersi del tutto. I numerosi cristalli disseminati per i livelli, fonte d’energia principale dei sistemi della Orbit, possono essere riconvertiti in armi e per questo si viaggerà con diverse e numerose spade, tutte da alternare e usare fino all’usura, sacrificandole a un passo dalla distruzione per scatenare un potente attacco speciale. Sebbene non si avrà mai realmente penuria di una certa arma sicché il gioco è più che generoso nell’elargirle, gestire il loro consumo è divertente e vedere che si rompono durante il combattimento da un senso di pericolo e forza che rende lo scontro più emozionante.
Alla lista degli elementi consumabili si aggiungono l’autoesplicativo recupero vita e la furia critica, ovvero una sorta di status berserk che rende i colpi del protagonista più potenti. Entrambe queste funzionalità si recuperano sconfiggendo i nemici dunque anche i più avari non si faranno scrupoli ad usarle. Vi è poi una terza mossa detta manipolazione temporale che, nonostante il nome pomposo, altro non è che un avanzamento veloce del tempo per ripristinare i cristalli, fonte primaria di armi e oggetti. La manipolazione del tempo si recupera autonomamente aspettando, dunque non è (sempre) possibile usarla più volte per riempire il proprio arsenale.
A fronte di un gameplay funzionale e tecnicamente ben realizzato, Ultra Age mostra la sua natura indipendente nella grafica minimale che sembra indietro di una o due generazioni e in alcune movenze durante le presentazioni, legnose e innaturali. Le ambientazioni non fanno mai gridare al miracolo, tuttavia rimangono piacevoli da esplorare grazie alla più che sufficiente cura con cui sono state realizzate, soprattutto se paragonate ai modelli dei personaggi, e alla varietà che finisce per toccare tutti i classici delle produzioni fantascientifiche-apocalittiche tra grossi interni in metallo, edifici infestati dalla flora e deserti ricchi di rocce e rovine. Altra nota dolente lato ambientazione è da vedersi nei numerosi muri invisibili che in più occasioni sbarrano la strada del protagonista senza apparente motivo.
La colonna sonora tenta in più occasioni di enfatizzare le scene d’azione, ma le tracce fin troppo anonime falliscono nell’impresa con un risultato che altro non può essere definito se non con un senza infamia e senza lode. Da segnalare invece l’ottimo doppiaggio inglese-giapponese e la tanto inaspettata quanto gradevole traduzione in italiano dei testi, aspetto che nobilita il titolo agli occhi di noi poveri europei di serie b, spesso tristemente sacrificati in onore di appetitosi tagli al budget.
GIUDIZIO FINALE
Nell’oceano di giochi indipendenti più impegnati a darsi un tono che non a divertire il giocatore, che puntano ad intenerirlo con una grafica pixelosa-retrò accompagnata da trame intellettualoidi e da strampalati gameplay sperimentali, vedere un titolo come Ultra Age è senza dubbio una sorpresa. Pur con tutti i limiti tecnici che un titolo indipendente può avere, il gioco di Next Stage Inc. funziona estremamente bene e intrattiene senza grandi pretese con una formula solida e collaudata da action vecchia scuola. Una maggiore scenograficità delle scene e un cast di personaggi più caratteristici avrebbero certamente giovato all’esperienza globale, ma nel complesso Ultra Age fa il suo dovere e il fatto che non cerchi mai di elevarsi a qualcosa che non è gli fa grande onore.
Restando con i piedi ben fissi sui punti di forza del genere e proponendo il tutto con i giusti tempi, Ultra Age si colloca fieramente nella media degli action, ricercando la propria identità in un battle system stiloso piuttosto che lanciarsi sulle tematiche tanto care agli studi emergenti quali sterili spiegozzi filosofici sulla vita e la nascita dell’universo.
Restando con i piedi ben fissi sui punti di forza del genere e proponendo il tutto con i giusti tempi, Ultra Age si colloca fieramente nella media degli action, ricercando la propria identità in un battle system stiloso piuttosto che lanciarsi sulle tematiche tanto care agli studi emergenti quali sterili spiegozzi filosofici sulla vita e la nascita dell’universo.