Life is Strange: True Colors - Recensione
Ecco in che modo la giovane Alex Chen ci ha colpito nel profondo
di DannyK
Life Is Strange - True Colors è un percorso nel cuore dei personaggi che popolano Haven Springs e nella difficoltà di interpretare fino in fondo cosa passa nella mente e nel cuore delle persone. Come insegna il compianto zio Ben, avere accesso ai poteri di cui dispone Alex significa avere responsabilità importanti, che implicheranno lo scegliere di volta in volta fino a che punto lasciarsi coinvolgere e come sfruttare la sua conoscenza superiore. Per questa volta tutto ruoterà attorno a poche semplici persone: non dovremo decidere le sorti di una città intera, ma "semplicemente" affrontare i colpi che il destino riserverà ad una ragazza ed al suo sparuto gruppo di amicizie.
Divisi tra orfanotrofi e famiglie in affidamento, la crescita dei fratelli Chen non è stata certamente semplice, ma la loro vita sembra migliorare quando, dopo essere stati divisi per otto anni, finalmente Gabe riesce a rintracciare Alex, prendendola a vivere con se in uno stupendo paese del Colorado. Alla magnifica cornice montuosa in cui è immersa Haven Springs fa da contraltare l'importante complesso minerario della Typhon che ne ha sede, che pur offrendo impiego ai residenti ne mina la tranquillità condizionandone il quotidiano. Da questo momento in poi diventa molto complicato parlare della trama del gioco, perché il titolo si dipanerà in una serie di eventi che per forza di cose non possiamo raccontarvi.
Cosa possiamo dire quindi? Innanzitutto che il vortice di sensazioni e situazioni che vivremo dei panni di Alex ci ha completamente assorbito e, complice anche il particolarissimo potere che sfrutteremo in lungo ed in largo, ci sentiremo parte integrante e sempre più coinvolti nelle vicende del cast; in secondo luogo che, in perfetto stile Life Is Strange, tutti i personaggi con cui avremo a che fare ci colpiranno e cattureranno, ognuno a suo modo; Deck Nine non ha innovato, ma ha saputo comunque colpire nel segno e nonostante la trama sia piuttosto scontata, la scrittura e la narrazione nei vari capitoli è di primissimo livello. L'azzeccata sceneggiatura non avrebbe potuto essere completa senza l'ottima recitazione (in inglese con sottotitoli localizzati), esaltata dalla resa del performance capture, che ha permesso di rendere perfettamente le espressioni facciali con cui i personaggi comunicano. A fare da cornice alle vicende abbiamo splendide musiche che costellano il titolo in ogni evento, inclusi i momenti zen che Alex si concederà per sé stessa.
Logicamente la natura stessa del gioco impone che ogni esperienza sia abbastanza unica, complice anche la natura libera di Alex, ad iniziare dalle scelte che può compiere per indirizzare il racconto, per finire alla sua bisessualità, che sin dalle prime battute non ci indirizza su nessun binario preimpostato. Tuttavia empatizzare con lei è semplice ed immediato, ma lo sarà ancora di più farlo con le varie emozioni con cui dovremo scendere a patti; chiunque di noi nel proprio profondo riesce a riconoscere la confusione dell'angoscia che nasce come risposta a forti esperienze negative, la mancanza di lucidità dovuta alla rabbia repressa o la gioia sincera e spontanea che può scaturire da un momento di semplice e genuina felicità. True Colors è tutto questo, è un viaggio che può aiutare anche alla riscoperta di sé stessi, a prendere coscienza di quei pensieri che nella vita di tutti i giorni manteniamo represse e che senza il potere di Alex nessun altro potrebbe conoscere.
C'è da dire che, come da tradizione della serie (e come accade nei gdr da decenni), i personaggi che fanno da contorno ad Alex mantengono tutti una personalità abbastanza stereotipata, che ormai siamo in grado di individuare dalle primissime battute. Il gioco ci prova a sparigliare le carte nel finale, ma nel capitolo 5 il climax narrativo raggiunto con i capitoli 3 e 4 subisce una brusca frenata e non riesce né a sorprendere particolarmente, né ad emozionare. Dopo circa 10 ore, quando tutti gli eventi sembrano condurre ad una chiusura in grande stile, si arriva invece ad un dialogo di 10 minuti in cui le nostre scelte durante l'avventura incidono francamente poco e le cui conseguenze appaiono abbastanza forzate. Potrebbe essere un modo per rappresentare videoludicamente quella massima, secondo cui il viaggio conta molto più dell'arrivo.
Stilisticamente il titolo mantiene la sua canonica direzione ben definita, con pennellate di colori caldi e saturi che accentuano gli splendidi panorami delle montagne del Colorado ed esaltano le tonalità delle varie emozioni. Dal punto di vista tecnico, provando il gioco su una Xbox Series X, c'è qualche cedimento. Tralasciando i 30 fps che sembrano essere una precisa scelta stilistica di stampo cinematografico, abbiamo trovato troppo lunghi i vari caricamenti tra i cambi di area (basta entrare ed uscire da una qualsiasi stanza per essere costretti ad attendere 15/20 secondi) e troppo diffuso l'effetto popup nel caricamento delle texture durante le cutscene. Niente di eclatante, ma si poteva (e si potrà) ottimizzare meglio. Il gameplay si mantiene sostanzialmente inalterato rispetto agli altri capitoli, con le nostre scelte che faranno prendere una precisa direzione narrativa senza però stravolgere la trama (in sostanza cambieranno le strade, ma la meta sarà uguale).
Conclusioni
La serie di Life Is Strange ci ha abituato a giochi carichi di tensione e pathos, ma con True Colors il team di Deck Nine è riuscito nel suo intento di condurci ad un livello superiore di coinvolgimento. Il particolare potere della protagonista Alex Chen ci costringerà a guardare dentro i personaggi in maniera intima ed emotiva, empatizzando con tutti loro e facendo un po' i conti anche con quelle che sono le nostre emozioni a riguardo. Le varie scelte lungo il percorso, pur non inficiando clamorosamente nello sviluppo della trama, richiederanno di sicuro qualche minuto di riflessione ed in fondo è proprio questo quello che determina quanto un titolo riesca a catturarci. In questo non possiamo che fare un applauso a quello che è probabilmente il miglior capitolo della saga, perdonando i personaggi un po' troppo stereotipati ed un finale non esattamente all'altezza di tutto il resto del racconto, che in un gioco che fa della storia il suo punto di forza non può che costituire una nota di demerito. Qualche incertezza tecnica non va a minare l'eccellente recitazione catturata dal motion capture, che ha permesso di godere di ogni minima espressione attoriale. Life Is Strange True Colors è un gioco che consigliamo a chiunque senza riserve, anche e soprattutto per staccare un po' la spina dalla frenesia dell'action a tutti i costi e godere di qualche riflessivo momento zen.