Voice of Cards Beasts of Burden - Recensione

La terza avventura della serie fa il suo debutto!

di Revil-Rosa

Durante un'intervista relativa a Drakengard, un certo Yoko Taro disse che a lui i dark fantasy piacevano molto perché erano un modo per usare un setting a lui caro senza essere legati a certi cliché. Il noto game designer si lamentava di come i giochi fantasy si ritrovassero sempre a parlare del concetto di giustizia, perdendosi un po' dietro la definizione di valori infantili senza mai presentare storie di altro tipo con ambientazione fantasy. Questa riflessione avveniva ai tempi della Playstation 2 a cavallo tra l'uscita di Drakengard (2003) e Drakengard II (2005), un periodo che aveva visto la fine di tante serie che avevano spopolato su Super Nintendo e sulla prima Playstation. Un periodo ricco per i giochi di ruolo e per il fantasy in generale.
 
Voice of Cards recensione

Yoko Taro ha fatto parlare di sé con Drakengard, ma è con NieR: Automata che ha conquistato la fama mondiale ed è proprio riunendo quello stesso team che ha dato i natali ai NieR che negli ultimi anni Square-Enix sta portando avanti il progetto Voice of Cards, una serie atipica nella presentazione quanto classica nelle sue fondamenta. Recentemente è uscito il terzo capitolo sotto il nome di Voice of Cards: Beasts of Burden e, forte di una storia e di un mondo nuovi e slegati ad ogni capitolo, la serie sta pian piano consolidando il proprio nome all'interno della comunity dei fan dei giochi di ruolo e, nello specifico, dello stile unico di Yoko Taro e del suo gruppo.

Agli occhi di persone che non hanno mai conosciuto la notte, le stelle appaiono come una lontana leggenda.

Quello di Beasts of Burden è un mondo dove non esiste la notte, un mondo arido e deserto dove le persone devono fare i conti tutti i giorni con la difficoltà nel reperire cibo, acqua e risorse primarie, il tutto sotto un sole cocente che batte ventiquattro ore su ventiquattro. Come se non bastasse, alle preoccupazioni degli uomini si aggiungono i Mostri. I Mostri condividono la terra degli uomini da centinaia di anni e sono ormai una realtà ben nota a tutti, una realtà che le persone vorrebbero cancellare: l'odio tra le due razze è forte e gli scontri tra essi frequenti, con le persone costrette a rinchiudersi nelle città per paura. Non che fuori ci sia poi molto da vedere, come già detto il mondo è praticamente una distesa deserta. I Mostri non sembra vogliano comunicare, sono come animali selvatici ed aggressivi che, senza alcun apparente motivo, attaccano gli uomini quando ne hanno occasione.
 
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La giovane Alphe vive nell'Ipogeo, una piccola città sotterranea dove il pericolo dei mostri è minimo e, grazie al suo aiuto in qualità di combattente, praticamente nullo. Nonostante la povertà e tutte le difficoltà legate al vivere in un luogo del genere, nell'Ipogeo si vive in pace e allegria, come una grande famiglia. Poco tempo dopo il quattordicesimo compleanno di Alphe, un evento nefasto distrugge completamente la sua quotidianità: dei mostri assaltano in massa il villaggio finendo per sterminare tutti gli abitanti.

La ragazza, rendendosi conto che tutto ciò a cui teneva non esiste più, si lancia in un assalto disperato contro il Mostro che ha assassinato la madre. Sconfitta sotto la forza del Mostro, la ragazza è pronta ad accettare il suo destino, ma un ragazzo misterioso la salva, sconfigge il nemico e conducendo Alphe in superficie, fino alla città vicina. Il ragazzo è un orfano, anche lui è rimasto senza famiglia a causa dei Mostri e Beasts of Burden narra della loro avventura all'insegna della vendetta e della ricerca sulla verità dietro ciò che la natura di queste aggressive creature nasconde.
 
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Capitolo nuovo, mondo nuovo e personaggi nuovi, tutto in Voice of Cards: Beasts of Burden è cambiato rispetto ai predecessori se non lo stile alla base del titolo, l'impostazione generale e il gameplay. Tutti elementi che porteranno i fan dei precedenti capitoli ad amare questo con la stessa passione, come è giusto visto che lo stile di Voice of Cards non ha (ancora) bisogno di svecchiarsi, soprattutto se si considera che è praticamente unico nel panorama odierno dei giochi di ruolo. Unico pur sembrando esteticamente abitato da personaggi uscita da NieR, unico pur non offrendo nulla di realmente innovativo, unico perché la narrazione mediante carte, tabelloni e una voce narrante rende il tutto estremamente rilassante, come se il giocatore venisse accompagnato sotto le coperte e mamma Square-Enix si mettesse a leggere una storia. L'impressione è appunto quella di seguire un racconto mentre si usano delle pedine di un vecchio gioco da tavolo accompagnate da un mazzo di carte.

Trattandosi del terzo capitolo della serie sarà ormai noto a tutti, ma nonostante il titolo e l'impostazione possano fare pensare il contrario, Voice of Cards non è un gioco di carte bensì un normalissimo jrpg a turni dove al posto della intramontabile grafica 8-bit o di modelli poligonali estremamente curati si trovano delle carte. Le carte raffigurano personaggi principali, secondari, nemici, oggetti e tutto il resto, persino il mondo stesso è rappresentato da carte poste una di seguito all'altra per delineare una world map in pieno vecchio stile.
 
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A fronte dell'originale e affascinante impostazione minimale, la storia di questo terzo capitolo non stupisce particolarmente, da questo lato non aiutano gli scialbi protagonisti delle vicende il cui design appare frutto di una fine di fantasia più che di una scelta ponderata. A distanza di più di 15 anni dall'intervista di Yoko Taro riguardo ai 'fantasy che ogni volta si trovano a ridefinire il concetto di giustizia', è difficile non notare una certa contraddizione nel vedere come la storia verta sul concetto di giusto e sbagliato nel trattare i mostri come i portatori di morte quali si riconfermano ogni volta piuttosto che affrontare un dato evento.

Le domande morali che le vicende di Alphe e compagni sollevano a sé stessi e al giocatore non sono poi così diverse da quelle affrontate in un qualsiasi altro jrpg, ma lo stile del team di NieR unito alla peculiare forma narrativa di Voice of Cards riesce a dare al tutto un colore diverso rispetto al 'classico' gioco di ruolo che si rifà in modo non troppo velato all'epoca d'oro di Square ed Enix. Quella di Beasts of Burden più che una storia di vendetta è una storia di odio, odio indiscriminato che nasce da un evento traumatico da cui si ha difficoltà ad uscire. Se tale impostazione vi appare trita e ritrita non disperate, non è l'originalità la forza di Voice of Cards bensì la sua narrazione che con tranquillità e dolcezza riesce a presentare eventi, anche forti, con la tranquillità con cui da bambini si accettava che il cacciatore aprisse di punto in bianco la pancia del lupo cattivo, la riempisse di sassi e infine l'indomani lo guardasse allegramente morire annegato quando, goffamente, tentava di bere l'acqua dal fiume.
 
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Dal punto di vista del gameplay, Beasts of Burden offre a tutti gli effetti un sistema di combattimento a turni mascherato blandamente come un gioco di carte ma che a conti fatti di quest'ultimo non ha praticamente nulla. Gli eroi, i nemici e le abilità sono tutti rappresentati come carte e vengono usati dadi da 10 o da 6 per determinare rispettivamente il successo o il fallimento di alcuni effetti così come il calcolo di alcuni danni o bonus, tuttavia se si leva la patina grafica da gioco da tavolo quello che rimane è un normalissimo jrpg a turni con abilità e statistiche.

Ad ogni personaggio è possibile equipaggiare un'arma, un'armatura e un accessorio più fino ad un massimo di cinque abilità speciali. Le abilità speciali sono attacchi dei mostri che si incontrano e possono venire assegnati a qualsiasi personaggio del gruppo, aspetto che lede l'unicità dei personaggi ma che permette di mettere a punto diversi tipi di strategie, lasciando un ampio margine di personalizzazione al giocatore. Le statistiche dei personaggi e le abilità passive che sbloccano salendo di livello sono l'unico discrimine tra loro in battaglia. Attacco, difesa e velocità sono le statistiche di riferimento per il danno inflitto, il danno coperto e l'ordine di azione, tutti elementi che possono venire cambiati con le abilità.
 
Voice of Cards Beasts of Burden recensione

Le mosse speciali consumano le gemme, una risorsa che aumenta di 1 ad ogni turno del personaggio e continuando a giocare si possono sbloccare versioni migliori delle abilità che possono consumare meno risorse, aumentare la durata, i danni ecc... così da avere sempre un incentivo per cercarne di nuove. Gli scontri sono abbastanza frequenti ma anche abbastanza rapidi, se si seleziona l'opzione 'veloce', dunque lo spauracchio delle battaglie casuali non sarà poi così insopportabile anche perché, proprio come nei giochi vecchio stile, dopo qualche scontro si individuerà la strategia più veloce per arrivare alla vittoria a seconda del party nemico.

Le dinamiche degli scontri, pur essendo sempre piuttosto semplici, sono stimolanti il giusto e permettono di godersi la storia con tranquillità senza bisogno di particolari sforzi mentali, per creare strategie ultra-ottimizzate, o di tempo impiegato nel grinding fine a sé stesso. Menzione d'onore inoltre ai simpatici enigmi disseminati nei dungeon che rendono l'esplorazione meno lineare e agli Eventi, bonus/malus causali che si scatenano durante alcune battaglie e che rendono più movimentati alcuni scontri. A proposito di staticità, i numerosi effetti grafici e sonori uniti alle movenze delle carte riescono nella difficile impresa di rendere più dinamico un gioco in cui mostri e personaggi hanno una sola espressione e non possono muoversi.

GIUDIZIO FINALE

Voice of Cards è una serie atipica e il suo terzo capitolo Beasts of Burden prosegue nella bizzarra strada delineata dalla minimale serie di Yoko Taro e Square-Enix. Voice of Cards: Beasts of Burden è a tutti gli effetti un jrpg vecchio stile nascosto sotto una maschera da gioco di carte: rievoca la magia delle avventure 8-bit senza bisogno di ricorrere ad escamotage ruffiani come la pixel-art, musica elettronica né tanto meno i cliché tipici dei vecchi classici, anzi, la storia del gioco riesce ad essere moderna per taglio narrativo e tematiche. Se quello che state cercando è un'avventura dai sapori classici ma con toni moderni, Voice of Cards: Beasts of Burden saprà stupirvi con un gameplay semplice e funzionale, ma se pensate di trovare la complessità e l'eleganza tipiche dei giochi di carte o l'epicità che da sempre caratterizza le avventure dei giochi di ruolo rimarrete fortemente delusi.

Gioco testato su Playstation 5.

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