Recensione
Lovely Sara
8.0/10
<b>Attenzione: possibili spoiler!</b>
Sara Morris, una graziosa bambina di dieci anni con gli occhi verdi e i capelli neri, è appena giunta a Londra dall’India insieme al padre per iscriversi al prestigioso collegio per signorine di Miss Minci.
La ragazzina viene accolta con tutti gli onori dalle sorelle Minci: la direttrice Gertrude è interessata principalmente ai vantaggi economici che il collegio potrà ottenere grazie alla ricchezza del padre di Sara, mentre la sorella minore Amelia, goffa e ingenua, resta sinceramente impressionata dai modi garbati della nuova allieva.
Sara suscita una forte curiosità nelle compagne, per via del trattamento speciale che le viene riservato: alloggia in una camera arredata con mobili di gran pregio, possiede numerosi vestiti eleganti, una bellissima bambola di nome Priscilla, un pappagallo e addirittura una carrozza e un pony personali.
Tuttavia, nonostante i privilegi di cui gode, Sara non si mostra superba né arrogante, conquistando in breve tempo la stima e l’ammirazione delle altre ragazze; l’unica che non la vede di buon occhio è Lavinia, che si è vista usurpare il ruolo di rappresentante della scuola: non solo Sara è più ricca di lei, ma la supera sia nel ballo che nello studio.
In particolar modo, Sara stringe amicizia con Margherita, una ragazza grassottella che viene frequentemente presa in giro da Lavinia e dalle sue amiche Jessie e Barbara per la scarsa predisposizione all’apprendimento, e Lalla, una bambina di quattro anni che ha da poco perso la mamma e piange molto spesso; inoltre, si comporta con gentilezza e generosità anche con chi non appartiene al suo rango sociale, come Peter, il ragazzo che si prende cura del suo pony, e Becky, una giovane domestica del collegio.
Quando si viene a sapere che suo padre è divenuto proprietario di una miniera di diamanti in India, l’eccitazione delle compagne nei riguardi di Sara cresce a dismisura e iniziano a chiamarla “principessa dei diamanti”; del resto, la stessa Sara, dotata di una fervida fantasia, immagina spesso di essere una vera principessa e cerca di comportarsi come tale.
La vita della giovane cambia bruscamente, quando il giorno del suo compleanno giunge la notizia che la miniera di diamanti è improduttiva e che suo padre è morto di malattia, soffocato dai debiti: Sara si ritrova sola al mondo e completamente povera.
Miss Minci, furiosa per la perdita dell’ingente somma di denaro spesa per garantire a Sara ogni comodità, la priva di tutti i suoi beni e le concede di restare al collegio facendola lavorare come domestica.
Sara è costretta a indossare un vecchio abito nero e a trasferirsi in una squallida stanza della soffitta, con la sola compagnia di Priscilla e di una foto dei genitori; fortunatamente nella camera accanto dorme la piccola Becky, che, assieme a Peter, si prodiga in mille modi per aiutarla a svolgere i duri compiti che le vengono assegnati.
Nonostante la crudeltà di Miss Minci, le punizioni inflitte dal cuoco James e dalla sua aiutante Molly e le continue cattiverie di Lavinia, Sara accetta la sua nuova condizione con gran dignità e continua a mostrarsi generosa verso le sue amiche e chiunque altro in trovi in difficoltà.
Il destino ha però in serbo una sorpresa: infatti, l’arrivo di un nuovo inquilino, Mister Chrisford, nella casa disabitata a fianco del collegio mette in moto una serie di eventi, che cambieranno radicalmente la vita di Sara.
Questa serie segue piuttosto fedelmente la trama del romanzo “La piccola principessa” (1905) della scrittrice inglese Frances Hodgson Burnett, sebbene introduca alcune modifiche per adattare la storia alle diverse esigenze narrative dell’anime: come spesso accade nelle serie appartenenti al genere Meisaku, sono inseriti nuovi personaggi (Peter, James, Molly, Barbara e Cesare, il gatto del collegio dal folto pelo bianco) e vicende non presenti nella storia originale (per esempio, l’allontanamento di Monsieur Dupont, la malattia di Sara, la scoperta da parte di Miss Minci di ciò che avviene in soffitta, l’incendio della stalla...); inoltre, l’intera vicenda si svolge nell’arco di un anno, mentre nel romanzo Sara arriva al collegio quando ha sette anni e da allora trascorrono circa dieci anni.
Piuttosto interessante è la rappresentazione del carattere di Sara nell’anime: paziente, remissivo e ingenuo fino all’inverosimile, seppur fiero; nel romanzo, invece, viene descritta come una ragazza orgogliosa, abbastanza suscettibile, anche se in grado di controllarsi abilmente, e poco incline a farsi maltrattare da Lavinia o dalla direttrice del collegio, alle quali risponde talvolta in modo pungente senza alcuna esitazione.
Questa differenza è ancora più evidente nel finale: nel romanzo la scelta di Sara appare come una logica conseguenza delle sofferenze patite, mentre nell’anime si è optato per una soluzione addolcita, che mettesse una volta di più in risalto la virtù e la generosità della ragazza, già ampiamente evidenziate dalla notevole forza d’animo con cui ha affrontato le innumerevoli privazioni.
L’edizione italiana differisce da quella originale per la sostituzione, nell’episodio 42, della canzone giapponese con una versione strumentale della sigla creata in Italia e per la modifica di alcuni nomi, forse con l’intento di renderli maggiormente comprensibili a un pubblico infantile: così i nomi propri Ermengarde, Lottie e Emily sono diventati Margherita, Lalla e Priscilla, mentre nel caso dei cognomi, Crewe si è trasformato in Morris, Minchin in Minci, Dufarge in Dupont e Carrisford in Chrisford.
Nel complesso si tratta di una serie ben realizzata, che si lascia seguire con interesse e partecipazione, anche grazie al valido doppiaggio, che può contare sulla presenza di ottimi interpreti, come Patrizia Salmoiraghi (Sara), Donatella Fanfani (Becky), Lia Barbieri (Miss Minci), Pietro Ubaldi (Monsieur Dupont), Dania Cericola (Margherita e Barbara), Paola Tovaglia (Lavinia) e Marcella Silvestri (Jessie) solo per citarne alcuni.
Sara Morris, una graziosa bambina di dieci anni con gli occhi verdi e i capelli neri, è appena giunta a Londra dall’India insieme al padre per iscriversi al prestigioso collegio per signorine di Miss Minci.
La ragazzina viene accolta con tutti gli onori dalle sorelle Minci: la direttrice Gertrude è interessata principalmente ai vantaggi economici che il collegio potrà ottenere grazie alla ricchezza del padre di Sara, mentre la sorella minore Amelia, goffa e ingenua, resta sinceramente impressionata dai modi garbati della nuova allieva.
Sara suscita una forte curiosità nelle compagne, per via del trattamento speciale che le viene riservato: alloggia in una camera arredata con mobili di gran pregio, possiede numerosi vestiti eleganti, una bellissima bambola di nome Priscilla, un pappagallo e addirittura una carrozza e un pony personali.
Tuttavia, nonostante i privilegi di cui gode, Sara non si mostra superba né arrogante, conquistando in breve tempo la stima e l’ammirazione delle altre ragazze; l’unica che non la vede di buon occhio è Lavinia, che si è vista usurpare il ruolo di rappresentante della scuola: non solo Sara è più ricca di lei, ma la supera sia nel ballo che nello studio.
In particolar modo, Sara stringe amicizia con Margherita, una ragazza grassottella che viene frequentemente presa in giro da Lavinia e dalle sue amiche Jessie e Barbara per la scarsa predisposizione all’apprendimento, e Lalla, una bambina di quattro anni che ha da poco perso la mamma e piange molto spesso; inoltre, si comporta con gentilezza e generosità anche con chi non appartiene al suo rango sociale, come Peter, il ragazzo che si prende cura del suo pony, e Becky, una giovane domestica del collegio.
Quando si viene a sapere che suo padre è divenuto proprietario di una miniera di diamanti in India, l’eccitazione delle compagne nei riguardi di Sara cresce a dismisura e iniziano a chiamarla “principessa dei diamanti”; del resto, la stessa Sara, dotata di una fervida fantasia, immagina spesso di essere una vera principessa e cerca di comportarsi come tale.
La vita della giovane cambia bruscamente, quando il giorno del suo compleanno giunge la notizia che la miniera di diamanti è improduttiva e che suo padre è morto di malattia, soffocato dai debiti: Sara si ritrova sola al mondo e completamente povera.
Miss Minci, furiosa per la perdita dell’ingente somma di denaro spesa per garantire a Sara ogni comodità, la priva di tutti i suoi beni e le concede di restare al collegio facendola lavorare come domestica.
Sara è costretta a indossare un vecchio abito nero e a trasferirsi in una squallida stanza della soffitta, con la sola compagnia di Priscilla e di una foto dei genitori; fortunatamente nella camera accanto dorme la piccola Becky, che, assieme a Peter, si prodiga in mille modi per aiutarla a svolgere i duri compiti che le vengono assegnati.
Nonostante la crudeltà di Miss Minci, le punizioni inflitte dal cuoco James e dalla sua aiutante Molly e le continue cattiverie di Lavinia, Sara accetta la sua nuova condizione con gran dignità e continua a mostrarsi generosa verso le sue amiche e chiunque altro in trovi in difficoltà.
Il destino ha però in serbo una sorpresa: infatti, l’arrivo di un nuovo inquilino, Mister Chrisford, nella casa disabitata a fianco del collegio mette in moto una serie di eventi, che cambieranno radicalmente la vita di Sara.
Questa serie segue piuttosto fedelmente la trama del romanzo “La piccola principessa” (1905) della scrittrice inglese Frances Hodgson Burnett, sebbene introduca alcune modifiche per adattare la storia alle diverse esigenze narrative dell’anime: come spesso accade nelle serie appartenenti al genere Meisaku, sono inseriti nuovi personaggi (Peter, James, Molly, Barbara e Cesare, il gatto del collegio dal folto pelo bianco) e vicende non presenti nella storia originale (per esempio, l’allontanamento di Monsieur Dupont, la malattia di Sara, la scoperta da parte di Miss Minci di ciò che avviene in soffitta, l’incendio della stalla...); inoltre, l’intera vicenda si svolge nell’arco di un anno, mentre nel romanzo Sara arriva al collegio quando ha sette anni e da allora trascorrono circa dieci anni.
Piuttosto interessante è la rappresentazione del carattere di Sara nell’anime: paziente, remissivo e ingenuo fino all’inverosimile, seppur fiero; nel romanzo, invece, viene descritta come una ragazza orgogliosa, abbastanza suscettibile, anche se in grado di controllarsi abilmente, e poco incline a farsi maltrattare da Lavinia o dalla direttrice del collegio, alle quali risponde talvolta in modo pungente senza alcuna esitazione.
Questa differenza è ancora più evidente nel finale: nel romanzo la scelta di Sara appare come una logica conseguenza delle sofferenze patite, mentre nell’anime si è optato per una soluzione addolcita, che mettesse una volta di più in risalto la virtù e la generosità della ragazza, già ampiamente evidenziate dalla notevole forza d’animo con cui ha affrontato le innumerevoli privazioni.
L’edizione italiana differisce da quella originale per la sostituzione, nell’episodio 42, della canzone giapponese con una versione strumentale della sigla creata in Italia e per la modifica di alcuni nomi, forse con l’intento di renderli maggiormente comprensibili a un pubblico infantile: così i nomi propri Ermengarde, Lottie e Emily sono diventati Margherita, Lalla e Priscilla, mentre nel caso dei cognomi, Crewe si è trasformato in Morris, Minchin in Minci, Dufarge in Dupont e Carrisford in Chrisford.
Nel complesso si tratta di una serie ben realizzata, che si lascia seguire con interesse e partecipazione, anche grazie al valido doppiaggio, che può contare sulla presenza di ottimi interpreti, come Patrizia Salmoiraghi (Sara), Donatella Fanfani (Becky), Lia Barbieri (Miss Minci), Pietro Ubaldi (Monsieur Dupont), Dania Cericola (Margherita e Barbara), Paola Tovaglia (Lavinia) e Marcella Silvestri (Jessie) solo per citarne alcuni.