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<b>[Attenzione, questa recensione contiene spoiler.]</b>

Mimì Ayuhara, una ragazza appassionata di pallavolo, arriva in una nuova scuola, il liceo Fujimi. Decisa a non entrare nella squadra ufficiale della scuola, decide di formarne una propria insieme a un gruppo di ragazze considerate le ribelli e le svogliate del liceo. Grazie a duri allenamenti, insieme alla sua squadra riuscirà non solo a battere quella ufficiale, ma anche a convincere tutti che l'idea che fossero delle buone a nulla incapaci di impegnarsi in qualunque cosa, sia sbagliata. Da lì inizia la scalata al successo di Mimì che la porta dal vincere il campionato nazionale fino a giocare il mondiale con la nazionale.

Valori quali l'amicizia, il lavoro di squadra, l'importanza di andare avanti qualunque sia la difficoltà che ci si presenti e di lottare con tutte le proprie forze per quello che si vuole, sono i principali temi trattati da questa serie. Durante il vastissimo arco temporale (s’inizia con Mimì studentessa del ginnasio e si finisce con il campionato mondiale quattro anni dopo), numerosi personaggi si susseguono nella storia. Tanti ma nessuno messo lì a caso. Ognuno apporta qualcosa al valore dell'anime e all'evolversi della trama: da Midori, dapprima rivale di Mimì per il ruolo di capitano a sua migliore amica, ad Hongo, il suo primo allenatore, convinto che la forza di una squadra sia innanzitutto nell'unità di questa, passando per Isabella, asso del liceo Hamaki che vede il suo sogno di diventare una campionessa di pallavolo distrutto da un brutto infortunio, ma trova la forza di rialzarsi e cercare nuove mete da raggiungere, per arrivare a Diego Nacchi, allenatore prima della nazionale junior e poi di quella maggiore, che nasconde dietro un carattere duro e inflessibile, un passato tristissimo.

Primo grande anime a sfondo sportivo, Mimì e la nazionale di pallavolo si differenzia da quello che l'altro anime sulla pallavolo per eccellenza cioè Mila e Shiro, soprattutto per i toni tragici e drammatici con cui è narrata tutta la storia. La continua lotta per essere la migliore giocatrice al mondo, porta Mimì ma anche tutte le altre protagoniste, a continui sacrifici sia sul campo che nella vita, arrivando anche a scelte assolutamente estreme (un paio su tutte: gli allenamenti con le catene di ferro ai polsi per migliorare la ricezione, e Mimì che rinuncia a correre al capezzale del suo amato Tsutomo ferito in un incidente, per giocare la finale del campionato nazionale).
Non ci si accontenta mai. Per ogni meta raggiunta se ne cerca subito un'altra non per primeggiare sugli altri ma per migliore se stessi.
Tutto ciò è evidenziato dalla struggente sigla originale di apertura "Attack8 n. 1" che dice che lacrime e sudore rendono combattivi e che anche se è doloroso e la tristezza ci assale, il raggiungimento della meta che ci siamo prefissati vale qualsiasi sacrificio.

Centoquattro episodi ricchi di emozioni e azioni spettacolari sul campo di pallavolo (dal servizio a foglia cadente, alla capriola aerea, all'attacco invisibile), una colonna sonora che può vantare lo stesso autore delle musiche di Candy Candy e Georgie e che, varia da motivetti fischiettati a melodie con un forte richiamo agli anni '70, e una qualità delle animazioni molto alta e accurata considerando che è stato realizzato nel 1969, rendono quest'opera tuttora assolutamente godibile ed in grado di reggere bene il confronto anche con anime più moderni e quindi con più possibilità tecniche.