Recensione
I Racconti di Terramare
7.0/10
<b>Attenzione! Contiene possibili spoiler!</b>
In un regno del pianeta accadono continuamente disgrazie (epidemie, carestie, siccità); il re ha a cuore la sorte del suo popolo, ma non trova una soluzione, teme che nel mondo stia accadendo qualcosa di al di fuori della sua portata. Ad aumentare queste preoccupazioni, la testimonianza di alcuni marinai, che dicono di aver visto due draghi in lotta; la cosa preoccupa notevolmente il re, perché un avvistamento di draghi fuori dal loro regno celeste indica che qualcosa sta cambiando profondamente.
Il re ha un figlio di nome Arren: questi soffre di gravi crisi che lo portano a un vero e proprio sdoppiamento di personalità - da buono e tranquillo diventa un violento guerriero sanguinario -, e durante uno di questi sdoppiamenti uccide suo padre per poi scappare portandosi via la sua spada, che per magia però non può essere sguainata che dal re.
Arren vaga per le terre disabitate e viene attaccato da un branco di lupi: la sua vita sembra già finita, ma viene salvato dal mago errante Sparviere.
Il giovane, non sapendo dove andare, decide quindi di seguire il mago, che cercava un compagno di viaggio. I due cominciano così un’avventura che li porterà a scoprire la causa dei continui disordini che stanno sconvolgendo il delicato equilibrio del mondo.
L’atmosfera fantasy si respira per tutta la durata del film, grazie a musiche azzeccatissime, ma soprattutto grazie a fondali e paesaggi meravigliosi.
Gli argomenti trattati sono molto interessanti, su tutti la riflessione sulla vita e sulla paura della morte, dell’eterno e vano tentativo dell’uomo di superare i suoi limiti; oppure gli accenni alla tratta degli schiavi, agli effetti delle droghe, o ancora la presentazione della vita modesta fatta di agricoltura e pastorizia a stretto contatto con la natura, e l’importanza di non sconvolgerne l’equilibrio.
Altra interessante tematica è il rapporto con il nostro lato interiore, misterioso, oscuro.
Ci sono purtroppo moltissimi punti oscuri anche in fatto di trama: i draghi appaiono all’inizio e poi non più, o meglio quando riappaiono io non ho capito come e perché; Sparviere ha una vistosa cicatrice sul volto, ma non viene mai spiegato come se la sia procurata; Tenar dice di essere stata salvata dalle tombe di Atuan, ma che cosa fossero non si sa. Insomma, manca completamente il passato dei personaggi principali, e i secondari sono alquanto stereotipati. L’antagonista Aracne, per quanto mi sia molto piaciuta la sua caratterizzazione sia fisica che psicologica, manca anche lui di qualcosa: cosa c’è stato tra lui e Sparviere nel passato? Anche in questo caso, tutto è vago.
Sembra come se le vicende narrate siano sospese nel tempo; a cosa serve nominare o mostrare una cosa senza spiegarla? Solo a riempire la testa dello spettatore di domande che non troveranno mai risposta anche a successive visioni.
La causa di questa confusione è che il film è tratto da un ciclo di cinque libri di cui ne sono stati trasposti (malamente) solo due.
Nel complesso è comunque godibile, soprattutto dal punto di vista visivo, ma è inutile aspettarsi un capolavoro come i precedenti dello studio Ghibli.
In un regno del pianeta accadono continuamente disgrazie (epidemie, carestie, siccità); il re ha a cuore la sorte del suo popolo, ma non trova una soluzione, teme che nel mondo stia accadendo qualcosa di al di fuori della sua portata. Ad aumentare queste preoccupazioni, la testimonianza di alcuni marinai, che dicono di aver visto due draghi in lotta; la cosa preoccupa notevolmente il re, perché un avvistamento di draghi fuori dal loro regno celeste indica che qualcosa sta cambiando profondamente.
Il re ha un figlio di nome Arren: questi soffre di gravi crisi che lo portano a un vero e proprio sdoppiamento di personalità - da buono e tranquillo diventa un violento guerriero sanguinario -, e durante uno di questi sdoppiamenti uccide suo padre per poi scappare portandosi via la sua spada, che per magia però non può essere sguainata che dal re.
Arren vaga per le terre disabitate e viene attaccato da un branco di lupi: la sua vita sembra già finita, ma viene salvato dal mago errante Sparviere.
Il giovane, non sapendo dove andare, decide quindi di seguire il mago, che cercava un compagno di viaggio. I due cominciano così un’avventura che li porterà a scoprire la causa dei continui disordini che stanno sconvolgendo il delicato equilibrio del mondo.
L’atmosfera fantasy si respira per tutta la durata del film, grazie a musiche azzeccatissime, ma soprattutto grazie a fondali e paesaggi meravigliosi.
Gli argomenti trattati sono molto interessanti, su tutti la riflessione sulla vita e sulla paura della morte, dell’eterno e vano tentativo dell’uomo di superare i suoi limiti; oppure gli accenni alla tratta degli schiavi, agli effetti delle droghe, o ancora la presentazione della vita modesta fatta di agricoltura e pastorizia a stretto contatto con la natura, e l’importanza di non sconvolgerne l’equilibrio.
Altra interessante tematica è il rapporto con il nostro lato interiore, misterioso, oscuro.
Ci sono purtroppo moltissimi punti oscuri anche in fatto di trama: i draghi appaiono all’inizio e poi non più, o meglio quando riappaiono io non ho capito come e perché; Sparviere ha una vistosa cicatrice sul volto, ma non viene mai spiegato come se la sia procurata; Tenar dice di essere stata salvata dalle tombe di Atuan, ma che cosa fossero non si sa. Insomma, manca completamente il passato dei personaggi principali, e i secondari sono alquanto stereotipati. L’antagonista Aracne, per quanto mi sia molto piaciuta la sua caratterizzazione sia fisica che psicologica, manca anche lui di qualcosa: cosa c’è stato tra lui e Sparviere nel passato? Anche in questo caso, tutto è vago.
Sembra come se le vicende narrate siano sospese nel tempo; a cosa serve nominare o mostrare una cosa senza spiegarla? Solo a riempire la testa dello spettatore di domande che non troveranno mai risposta anche a successive visioni.
La causa di questa confusione è che il film è tratto da un ciclo di cinque libri di cui ne sono stati trasposti (malamente) solo due.
Nel complesso è comunque godibile, soprattutto dal punto di vista visivo, ma è inutile aspettarsi un capolavoro come i precedenti dello studio Ghibli.