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Il pericolo maggiore che mi preparavo ad affrontare vedendo un anime sugli zombies era quello di assistere a una sequela di luoghi comuni ripresi dai B-movies americani e/o dai videogiochi di ultima generazione. Non che in Highschool of the Dead manchino i clichés: che so, la scena della macchina che non parte e degli zombies che arrivano a 2km/h, oppure la predilezione che “loro” (così vengono chiamati i non-morti nell'anime) hanno nello strappare o sporcare i vestiti femminili, che si sa, sono fatti di carta velina, rispetto a quelli maschili. Eppure i luoghi comuni possono essere utili se rimangono dei punti di riferimento entro cui muoversi e dentro i quali fare citazioni di quello che è ormai un genere narrativo. Secondo me il pregio maggiore di H.O.T.D. è proprio quello di riuscire a mantenersi in equilibrio tra questi paletti, non tralasciando elementi di una certa originalità.

Lo fa magari non proprio fin dalla prima scena, in cui alcuni ragazzi, scappando, si fanno largo tra una folla di non-morti a suon di bastonate e colpi di mazze da baseball. Come hanno fatto a capitare in una situazione simile? Un flashback ci viene in aiuto: Takashi Komuro, uno dei ragazzi in fuga e voce narrante della storia, è su una scala della scuola dolente del suo amor non corrisposto per la bella Rei Miyamoto, che si è messa con il suo migliore amico Hisashi - mi chiederete: <q>E fin qui dov'è l'originalità?</q>.
Dopo essere stato strigliato dalla compagna Saya Takagi, autodefinitasi genio della classe, Takashi assiste a una scena raccapricciante: nel cortile della scuola, un professore, morso da un individuo sospetto, sembra cadere a terra privo di vita, salvo scattare improvvisamente addentando i suoi colleghi presenti! Takashi corre in classe per avvertire Rei mentre la notizia si diffonde per l'istituto, e insieme a essa il panico.

Il resto ve lo potete immaginare. È qui che la “letteratura horror” inizia a far gioco: chi se ne frega del perché i professori siano diventati zombies (virus? Maledizione? Rappresentazione freudiana del protagonista?!), da ora si può solo cercare di salvare la pelle. La narrazione, essenziale e asciutta, lascia molto spazio all'azione e ben poco ai convenevoli. D'altronde di che vuoi ragionare, sei in mezzo a degli esseri che tentano solo di mangiarti!
Questo, unito a una grafica che ritengo eccellente, e che sembra abbastanza fedele a quella del manga da cui è tratta l'opera, sono i primi punti di forza dell'anime. Il disegno segue e si accorda bene con le inquadrature che, proprio nelle parti più concitate, ci mostrano la storia da punti di vista alquanto particolari. Forse l'unica pecca grafica è la presenza di troppe ombre nelle scene più crude, che ci lascia immaginare una versione più sanguinolenta per l'uscita in DVD.

Il secondo aspetto interessante è la caratterizzazione dei personaggi: sebbene inizialmente possano sembrare abbastanza stereotipati, ciò che ben presto si rivela importante sono le reazioni che hanno i protagonisti all'interno di una situazione così assurda. E non mi riferisco solo ai modi che usano per mettersi in salvo - per esempio Saya fa leva sull'astuzia, mentre Takashi punta più sul coraggio - o alle reazioni emotive e sentimentali - uno si aspetta un qualche sviluppo tra Takashi e una le avvenenti coetanee compagne di fuga. Quello che trovo interessante sono i lati nascosti del carattere che una circostanza inimmaginabile fino a due secondi prima fa uscire fuori. Sotto questo punto di vista l'attenzione si concentra su Kohta Hirano e soprattutto su Saeko Busujima.
Il primo, maniaco dei wargames, sovrappeso e occhialuto, ha sempre fatto buon viso a cattivo gioco per cercare di condurre un'esistenza scolastica decente. Ma ora, tra i non-morti, mostra reazioni del tutto impreviste: a discapito del panico collettivo, anche avendo soltanto delle armi fai-da-te, non solo sembra che Kohta acquisisca una sicurezza tutta nuova, ma in certe occasioni appare anche divertirsi a fare il tiro a bersaglio con gli zombies. Un divertimento che, probabilmente, prova anche Saeko. Su di lei non dovrebbe esserci molto da dire: bella ragazza + spada + zombies, il risultato vien da sé! Già dalla sigla si candida a diventare il personaggio preferito. Ma in più, nel corso della storia scopriamo che sa essere molto comprensiva, dolce, se non addirittura materna con i compagni; tuttavia sembra continuare a nascondere qualcosa.

Un po' meno intrigante sotto il punto di vista caratteriale è Shizuka Marikawa, medico della scuola, le cui doti principali sono la testa tra le nuvole e il seno a dir poco prosperoso, cosicché lei incarna perciò appieno il lato fanservice dell'anime. Una delle critiche maggiori fatte a H.O.T.D., infatti, è la continua attenzione data alle forme delle protagoniste, evidentemente soggette a una gravità diversa dal normale, e alla loro biancheria intima, interesse che sottostà ad un vecchio ragionamento: <q>Già mi sbatteranno l'anime in una fascia oraria particolare causa schizzi di sangue continui, perché a 'sto punto non mettere tette ballonzolanti di continuo (che, è vero, a volte hanno dei “movimenti” che sfiorano il ridicolo, nda), dato che tanto più in là non lo possono mandare? Almeno attiro una fetta in più di pubblico</q>. Tuttavia i momenti più ecchi riescono anche a smorzare l'atmosfera tesa, tetra e triste che pervade la situazione.

Momenti cupi che sono dovuti non tanto ai non-morti, ma alle relazioni sociali che nascono in una tale situazione. Dopo un po' infatti ci si rende conto che “loro”, gli zombies, sono “neutrali”, cioè non gli possiamo assegnare una dimensione morale, come non potremmo farlo per una calamità naturale, tant'è vero che vengono definiti un'epidemia. I non-morti non sono né buoni né cattivi, ma sono al livello di animali affamati che seguono la loro natura.
Chi può essere buono o cattivo sono invece gli esseri umani e le loro reazioni: c'è chi si salva sulla pelle degli altri, chi tenta di sfruttare la situazione per i propri fini, chi non sa più che fare o ha solo paura, chi semplicemente impazzisce e chi, come i nostri protagonisti, alla vigilia della fine del mondo, prova a mantenere un briciolo di umanità (vedi il tentativo di salvare la piccola Alice Maresato).
Implicitamente questo è confermato dall'opening in cui i non-morti compaio nitidamente solo dopo 2/3 della sigla. A proposito della opening, davvero ben fatta, le musiche sono molto d'atmosfera e seguono bene la narrazione. Menzione speciale per l'impegno sulle endings: una diversa a puntata e alcune davvero accattivanti, come quella del primo episodio.

In conclusione Highschool of the Dead è un buon anime horror e d'azione, in cui non mancano situazioni piccanti e coinvolgimenti emotivi; uno show che assolutamente non annoia, anzi, e che inoltre sviluppa temi interessanti, ben realizzato graficamente e a livello sonoro. Per ora, secondo me, si merita un 8, aspettando la conclusione almeno della prima serie prevista per il 12° episodio.