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Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Episodio 1. Laddove terminò l'ultimo episodio della prima stagione inizia il primo episodio della seconda, ovvero con il duello Masamune VS Yukimura da una parte e Kenshin VS Oyakata-sama dall'altra. Mentre Masamune sta per infliggere il colpo letale al suo avversario, compaiono Toyotomi Hideyoshi e Takenaka Hanbei, che saranno i principali avversari della serie (qualche dubbio su chi sia il vero "cattivo" viste e considerate le varie intromissioni di Mutsunaga, qui resuscitato come altra buona parte del cast della serie precedente).

Diamo il bentornato a Sengoku Basara, anime della Production IG basato sul picchiaduro della CAPCOM, qui arrivato alla sua seconda stagione, che rivisita le vicende storiche che tra la seconda metà del 1500 e i primi anni del 1600 portarono all'unificazione del Giappone da parte di un audace gruppo di feudatari desiderosi di aumentare sempre di più il loro potere.

Che dire dunque? La serie tecnicamente non delude. Il design è quello, già ottimo, della prima serie, che migliora a mio parere quello del gioco originale. Le musiche di Hiroyuki Sawano sono, per la maggior parte, versioni remixate o rivisitate di quelle della prima serie, belle e ben adatte al contesto. Lasciano un poco l'amaro in bocca le sigle. Se nella prima stagione erano (specie la opening) veramente ottime e con video travolgenti, in questa seconda serie sono molto più anonimi: chi come me si aspettava un sequel di quel favoloso balletto in sottofondo alla opening è rimasto davvero male.
Per il resto, ogni cosa è ottima: fondali e atmosfere, uso della CG e animazioni, per culminare con un ottimo cast di doppiaggio giapponese che è, poi, esattamente lo stesso del gioco.

Veniamo ora alla trama (che forse era quello che doveva essere detto per primo...). Posso assicurare che quanto a evoluzione della trama, dialoghi, monologhi e tutto quel che ci sta dietro, ebbene tutto questo è ben superiore alla prima serie. Bello il rapporto, qui più approfondito, tra Kojurou e Masamune; un po' meno bello Yukimura con le sue urla stile Super Sayan di terzo livello; bellissimo Motonari, con il suo andazzo sadico ed indecifrabile; splendido Mutsunaga, che per chi non l'avesse ancora capito nella prima stagione qui si rivela come il vero nemico, quello che non avendo principi né seguendo (pare) un vero scopo è il più spietato.
Peccato che, assieme a queste apprezzabili finezze, vangano quintuplicate anche tutte quelle sboronate che hanno reso celebre la prima serie: Toyotomi con un solo pugno riesce a creare un'onda d'urto che allontana un due-trecento frecce che gli vengono scoccate contro, o circa allo stesso modo fa scomparire tutta l'acqua del mare (si: cose che nemmeno Mosè...), cavalli con marmitta che saltano dieci metri di lunghezza su un crepaccio, culminando con Yukimura che blocca praticamente a mani nude la fortezza Fugaku che scende in discesa a tutta velocità.

Come dicevamo prima buona parte del cast è resuscitato: Mutsunaga, Ichi (sigh), il vecchio Shimazu e soprattutto il duo Tadakatsu-Ieyasu (quest'ultimo nel frattanto si è allungato di un metro e mezzo, così, senza spiegazioni.) ritornano a dar notizia di sé, chi più, chi meno. Delle new entry tengo a far notare in particolar modo il giovane Musashi Miyamoto, uno dei personaggi più simpatici della serie.

Se vi è piaciuta la prima serie è praticamente impossibile che non vi piaccia questa seconda, se non avete visto la prima serie e vi avventurate in questa farete fatica: non perché ci sia tanto da capire, quanto piuttosto perché il cervello di una persona normale non non è fatto per reggere una tale caterva di castronerie sparata una dietro l'altra in sequenza, senza interruzioni. Guardatevi la prima, vi solidificherà lo stomaco e preparerà psicologicamente per questa. Se non vi è piaciuta la prima serie non guardatelo nemmeno, perdereste tempo.
A me, grande fan della prima serie e del gioco originale, non può che essere piaciuta tantissimo, nonostante certi infelici e sconclusionati passaggi e le onde energetiche volanti. Ma si sa, se il cuore di un appassionato non segue logica, quello di una fangirl lo segue ancora meno.