Recensione
Samurai Champloo
9.0/10
Fuu, cameriera quindicenne di una casa del tè, viene tormentata e molestata verbalmente dal figlio del prefetto del villaggio e dal suo gruppetto di amici arroganti; un cliente, Mugen, è disposto ad aiutarla in cambio di cibo, e finisce col causare una rissa; il figlio del prefetto lo minaccia dicendogli che le abilissime guardie del corpo di suo padre lo ucciderebbero se osasse fargli del male; in quel momento entra nel locale Jin, un giovane e stoico ronin, il quale afferma di aver da poco ucciso le suddette guardie del corpo; udendo ciò, Mugen crede finalmente di aver trovato un avversario alla sua altezza, e inizia quindi a combattere contro Jin; i due sono talmente concentrati nel loro duello da non rendersi quasi conto che il locale ha preso fuoco e sta cadendo a pezzi, ed infatti svengono per aver respirato troppo fumo; vengono quindi arrestati, torturati, e stanno per essere giustiziati perché il figlio del prefetto è morto nell’incendio, ma vengono salvati da Fuu; la ragazza chiede loro di diventare le sue guardie del corpo e di accompagnarla a cercare il “samurai che profuma di girasoli”; i due formidabili guerrieri accettano, ed ha quindi inizio il loro incredibile viaggio…
Questi tre improbabili compagni di (s)ventura ne passeranno di tutti i colori durante i 26 gli episodi della serie; per quanto la trama di fondo sia la ricerca del samurai che profuma di girasoli, ogni puntata ha una storia a sé stante che riguarda il luogo dove i protagonisti soggiorneranno o le persone che incontreranno; la loro prima preoccupazione sarà sempre quella di mettere qualcosa sotto i denti, peccato che non abbiano mai il becco di un quattrino. Ciò darà luogo a situazioni molto divertenti, con Mugen che dopo aver scroccato un sacco di cibo a qualche ristoratore di buona volontà cercherà sempre di filarsela a gambe levate.
Vengono introdotti parecchi personaggi molto particolari e simpatici, ma sono appena abbozzati caratterialmente perché appaiono per un episodio o al massimo due; l’attenzione è posta tutta su Fuu, Mugen e Jin: sono un trinomio assolutamente vincente su tutta la linea!
Fuu sta cercando questo fantomatico samurai, ma non spiega mai come sia il profumo dei girasoli o che aspetto abbia quella persona; quando Jin e Mugen le fanno domande sorvola sempre sull’argomento e passa ad altro; il suo rapporto con i due all’inizio è turbolento e complicato, perché cercheranno in più di un’occasione di svignarsela, ma per una cosa o per l’altra finiranno sempre col ricongiungersi con lei; è molto vivace, allegra e sveglia, ma è altrettanto brava a cacciarsi nei guai, infatti sarà rapita diverse volte.
Mugen è spassosissimo: è rude, volgare, scurrile, dissoluto, scettico; ama tantissimo combattere, infatti è pronto a menar le mani per un nonnulla, ed è sempre alla ricerca di avversari forti con cui misurarsi; è un inguaribile donnaiolo, e lo dimostra il fatto di come si fiondi nei bordelli appena possibile. Il suo stile di combattimento è imprevedibile, si basa infatti sulla break dance… la cosa incredibile è che indossi sempre i geta, i tipici sandali giapponesi dotati di due “denti”, che personalmente trovo molto scomodi semplicemente a camminarci, figuriamoci combatterci, ma lui riesce a sfruttarli al meglio.
Le tecniche pulite e raffinate di Jin, che ha passato tutta la vita ad allenarsi nella via della spada, sono agli antipodi di quelle di Mugen, ma ugualmente letali; Jin è l’opposto di Mugen anche nel carattere: è infatti molto pacato e taciturno, un perfetto praticante della via del guerriero che non ama mettersi in mostra; però a volte anche lui si lascia andare, soprattutto quando si tratta di massacrarsi a spadate con Mugen.
Il pregio maggiore di questa serie, oltre ai fantastici protagonisti, è il contrasto tra l’ambientazione del Giappone medievale del periodo Edo e la colonna sonora, basata principalmente sul rap e sull’hip hop.
L’atmosfera che si respira è comica e scanzonata; ma ci sono momenti in cui il tono si fa molto serio: oltre ai moltissimi e superadrenalinici combattimenti, vengono mostrate situazioni tipiche dell’epoca presa in esame, come il gioco d’azzardo gestito dalla Yakuza, le donne costrette a fare le prostitute per colpa dei mariti, la chiusura del Giappone verso il resto del mondo, la crisi dei samurai che non hanno più padroni…
Non do il massimo dei voti perché non mi è tanto piaciuta una certa cosa nel finale, ma Samurai Champloo resta comunque una serie stupenda!
Questi tre improbabili compagni di (s)ventura ne passeranno di tutti i colori durante i 26 gli episodi della serie; per quanto la trama di fondo sia la ricerca del samurai che profuma di girasoli, ogni puntata ha una storia a sé stante che riguarda il luogo dove i protagonisti soggiorneranno o le persone che incontreranno; la loro prima preoccupazione sarà sempre quella di mettere qualcosa sotto i denti, peccato che non abbiano mai il becco di un quattrino. Ciò darà luogo a situazioni molto divertenti, con Mugen che dopo aver scroccato un sacco di cibo a qualche ristoratore di buona volontà cercherà sempre di filarsela a gambe levate.
Vengono introdotti parecchi personaggi molto particolari e simpatici, ma sono appena abbozzati caratterialmente perché appaiono per un episodio o al massimo due; l’attenzione è posta tutta su Fuu, Mugen e Jin: sono un trinomio assolutamente vincente su tutta la linea!
Fuu sta cercando questo fantomatico samurai, ma non spiega mai come sia il profumo dei girasoli o che aspetto abbia quella persona; quando Jin e Mugen le fanno domande sorvola sempre sull’argomento e passa ad altro; il suo rapporto con i due all’inizio è turbolento e complicato, perché cercheranno in più di un’occasione di svignarsela, ma per una cosa o per l’altra finiranno sempre col ricongiungersi con lei; è molto vivace, allegra e sveglia, ma è altrettanto brava a cacciarsi nei guai, infatti sarà rapita diverse volte.
Mugen è spassosissimo: è rude, volgare, scurrile, dissoluto, scettico; ama tantissimo combattere, infatti è pronto a menar le mani per un nonnulla, ed è sempre alla ricerca di avversari forti con cui misurarsi; è un inguaribile donnaiolo, e lo dimostra il fatto di come si fiondi nei bordelli appena possibile. Il suo stile di combattimento è imprevedibile, si basa infatti sulla break dance… la cosa incredibile è che indossi sempre i geta, i tipici sandali giapponesi dotati di due “denti”, che personalmente trovo molto scomodi semplicemente a camminarci, figuriamoci combatterci, ma lui riesce a sfruttarli al meglio.
Le tecniche pulite e raffinate di Jin, che ha passato tutta la vita ad allenarsi nella via della spada, sono agli antipodi di quelle di Mugen, ma ugualmente letali; Jin è l’opposto di Mugen anche nel carattere: è infatti molto pacato e taciturno, un perfetto praticante della via del guerriero che non ama mettersi in mostra; però a volte anche lui si lascia andare, soprattutto quando si tratta di massacrarsi a spadate con Mugen.
Il pregio maggiore di questa serie, oltre ai fantastici protagonisti, è il contrasto tra l’ambientazione del Giappone medievale del periodo Edo e la colonna sonora, basata principalmente sul rap e sull’hip hop.
L’atmosfera che si respira è comica e scanzonata; ma ci sono momenti in cui il tono si fa molto serio: oltre ai moltissimi e superadrenalinici combattimenti, vengono mostrate situazioni tipiche dell’epoca presa in esame, come il gioco d’azzardo gestito dalla Yakuza, le donne costrette a fare le prostitute per colpa dei mariti, la chiusura del Giappone verso il resto del mondo, la crisi dei samurai che non hanno più padroni…
Non do il massimo dei voti perché non mi è tanto piaciuta una certa cosa nel finale, ma Samurai Champloo resta comunque una serie stupenda!