Recensione
Dennou Coil
9.0/10
Recensione di elianthos80
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Pare che questa serie, pur acclamata in patria dove ha vinto svariati riconoscimenti, sia passata relativamente sotto silenzio a livello internazionale anche sotto l'aspetto del passaparola tra i fan. Eppure resta tra le migliori che ho visto in assoluto.
Ma andiamo per ordine.
E' una serie che ha visto la luce nel 2007 dopo circa dieci anni di gestazione da parte del suo autore, Mitsuo Iso, un veterano dell'animazione, basta guardare i titoloni cui ha collaborato - respect: http://en.wikipedia.org/wiki/Mitsuo_Iso <---- paragrafo sulla sua filmografia.
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Argomento, personaggi: definito, e in parte concordo, da qualcuno come un 'se Miyazaki ambientasse uno dei suoi film nell'universo di Ghost in the Shell', Dennou Coil è un anime che ha per protagonisti un gruppo di ragazzini delle elementari e alcuni adulti, che nel corso di un'estate si ritrovano a indagare una serie di eventi particolari, legati ad anomalie della realtà virtuale.
Per accedere a tale realtà tutti utilizzano particolari occhiali, che sono degli aggeggi tuttofare. Mentre gli adulti li usano preferibilmente come cellulari e mezzi di accesso alla rete, i ragazzini ne fanno il perno dei loro giochi, muovendosi e interagendo materialmente in quella che di fatto è ancora la loro città, ma 'arricchita' da creature ed effetti particolari, tra cui cuccioli virtuali, passaggi e scorciatoie. Ed ecco che così i piccoli si divertono a sfidarsi in vere e proprie battaglie e mutatis mutandis giochi a nascondino, utilizzando l'ambiente cittadino reale come sfondo delle loro avventure. Ma al di là di questo cyber-velo sottile c'è dell'altro.
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Yuko, la bimba protagonista, appena trasferitasi in città con la famiglia, lo scopre man mano in seguito a un bug che infetta il suo - adorabileeeee - cagnolino virtuale, Densuke, che come la sua padrona ha una certa tendenza a vagare dove non dovrebbe :sweat:, e più avanti si scoprirà il perché.
La nonna di Yuko, che dapprima appare come una vispa vegliarda in grado di manipolare i metabug (frammenti di realtà virtuale anomala e/o obsoleta, veri e propri detriti simili a sassolini e a cristalli, che contengono porzioni di codice informatico) per cavarne anche trucchetti illegali informatici, venduti sotto banco ai bimbi per aiutarli nei loro giochi, si offre di guarire gratis il botolo virtuale, purché la nipote entri a fare parte della sua agenzia investigativa in affari virtuali e dintorni, che annovera anche alcuni dei compagni di Yuko nella nuova scuola.
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Tra momenti d'ilarità e altri di commozione (nelle ultime puntate ho pianto come un vitello in un paio di occasioni :blush:) si sviluppa così un racconto molto avvincente sul tema del progresso, dei vari modi in cui qualcosa è 'vero' o 'reale', della memoria, degli affetti. Perché il gioco ad un certo punto si farà serio, serissimo, suggellando nella loro ultima estate da studenti elementari la fine dell'infanzia dei personaggi. E come in ogni rito di passaggio che si rispetti, qualcosa va perso perché qualcosa d'altro venga acquisito.
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I bambini sono caratterizzati piuttosto bene, soprattutto i più piccoli, mentre il modello di realtà virtuale presentato rimane molto verosimile perché di fatto molto vicino a quello che già è o che potrebbe divenire a breve. La città vista attraverso gli occhiali ha un che di realismo magico nella sua 'facciata', o, per restare in casa nostra, un goccino di pittura metafisica, nel senso che gli edifici e le fondamenta quelli restano, ma cambia il filtro con cui li si guarda.
Ci sono un po' di termini legati alla realtà virtuale e alla spiegazione dei suoi meccanismi, ma sono esposti in maniera piuttosto semplice e graduale, il che è un beneficio per l'audience di ogni età e permette di seguire la storia piuttosto agevolmente.
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Ho letto in rete qualche recensione in cui ci si lamentava del finale o della terminologia perché poco chiari. Mah. Personalmente posso capire le critiche alla tonalità e durata del finale, in quanto avrei gradito anch'io una risoluzione un filo più sintetica e meno 'caricata' forse, ma va tenuto in conto che con gli slot di tot episodi da riempire alcuni allungamenti e accorciamenti sono fisiologici. E nel nel complesso le spiegazioni date e i conti tornano e Dennou Coil non era questo puzzle così astruso, purché si seguano le puntate da sobri e con un minimo di attenzione. E' pur sempre, anche, un giallo in fondo.
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Un consiglio: anche se non ha un ritmo forsennato, gli episodi vanno via come ciliege grazie ai cliffhangers, è meglio quindi cominciare a guardarlo con qualche ora a disposizione perché la tentazione di "maratonarlo" può diventare soverchiante.
Ma andiamo per ordine.
E' una serie che ha visto la luce nel 2007 dopo circa dieci anni di gestazione da parte del suo autore, Mitsuo Iso, un veterano dell'animazione, basta guardare i titoloni cui ha collaborato - respect: http://en.wikipedia.org/wiki/Mitsuo_Iso <---- paragrafo sulla sua filmografia.
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Argomento, personaggi: definito, e in parte concordo, da qualcuno come un 'se Miyazaki ambientasse uno dei suoi film nell'universo di Ghost in the Shell', Dennou Coil è un anime che ha per protagonisti un gruppo di ragazzini delle elementari e alcuni adulti, che nel corso di un'estate si ritrovano a indagare una serie di eventi particolari, legati ad anomalie della realtà virtuale.
Per accedere a tale realtà tutti utilizzano particolari occhiali, che sono degli aggeggi tuttofare. Mentre gli adulti li usano preferibilmente come cellulari e mezzi di accesso alla rete, i ragazzini ne fanno il perno dei loro giochi, muovendosi e interagendo materialmente in quella che di fatto è ancora la loro città, ma 'arricchita' da creature ed effetti particolari, tra cui cuccioli virtuali, passaggi e scorciatoie. Ed ecco che così i piccoli si divertono a sfidarsi in vere e proprie battaglie e mutatis mutandis giochi a nascondino, utilizzando l'ambiente cittadino reale come sfondo delle loro avventure. Ma al di là di questo cyber-velo sottile c'è dell'altro.
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Yuko, la bimba protagonista, appena trasferitasi in città con la famiglia, lo scopre man mano in seguito a un bug che infetta il suo - adorabileeeee - cagnolino virtuale, Densuke, che come la sua padrona ha una certa tendenza a vagare dove non dovrebbe :sweat:, e più avanti si scoprirà il perché.
La nonna di Yuko, che dapprima appare come una vispa vegliarda in grado di manipolare i metabug (frammenti di realtà virtuale anomala e/o obsoleta, veri e propri detriti simili a sassolini e a cristalli, che contengono porzioni di codice informatico) per cavarne anche trucchetti illegali informatici, venduti sotto banco ai bimbi per aiutarli nei loro giochi, si offre di guarire gratis il botolo virtuale, purché la nipote entri a fare parte della sua agenzia investigativa in affari virtuali e dintorni, che annovera anche alcuni dei compagni di Yuko nella nuova scuola.
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Tra momenti d'ilarità e altri di commozione (nelle ultime puntate ho pianto come un vitello in un paio di occasioni :blush:) si sviluppa così un racconto molto avvincente sul tema del progresso, dei vari modi in cui qualcosa è 'vero' o 'reale', della memoria, degli affetti. Perché il gioco ad un certo punto si farà serio, serissimo, suggellando nella loro ultima estate da studenti elementari la fine dell'infanzia dei personaggi. E come in ogni rito di passaggio che si rispetti, qualcosa va perso perché qualcosa d'altro venga acquisito.
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I bambini sono caratterizzati piuttosto bene, soprattutto i più piccoli, mentre il modello di realtà virtuale presentato rimane molto verosimile perché di fatto molto vicino a quello che già è o che potrebbe divenire a breve. La città vista attraverso gli occhiali ha un che di realismo magico nella sua 'facciata', o, per restare in casa nostra, un goccino di pittura metafisica, nel senso che gli edifici e le fondamenta quelli restano, ma cambia il filtro con cui li si guarda.
Ci sono un po' di termini legati alla realtà virtuale e alla spiegazione dei suoi meccanismi, ma sono esposti in maniera piuttosto semplice e graduale, il che è un beneficio per l'audience di ogni età e permette di seguire la storia piuttosto agevolmente.
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Ho letto in rete qualche recensione in cui ci si lamentava del finale o della terminologia perché poco chiari. Mah. Personalmente posso capire le critiche alla tonalità e durata del finale, in quanto avrei gradito anch'io una risoluzione un filo più sintetica e meno 'caricata' forse, ma va tenuto in conto che con gli slot di tot episodi da riempire alcuni allungamenti e accorciamenti sono fisiologici. E nel nel complesso le spiegazioni date e i conti tornano e Dennou Coil non era questo puzzle così astruso, purché si seguano le puntate da sobri e con un minimo di attenzione. E' pur sempre, anche, un giallo in fondo.
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Un consiglio: anche se non ha un ritmo forsennato, gli episodi vanno via come ciliege grazie ai cliffhangers, è meglio quindi cominciare a guardarlo con qualche ora a disposizione perché la tentazione di "maratonarlo" può diventare soverchiante.