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8.0/10
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Kurenai è una serie breve realizzata dallo studio Brain Base, e (alquanto) liberamente tratta dal primo libro dell'omonima serie di romanzi. Dai romanzi è stato tratto anche un manga, ed entrambi, manga e romanzo, sono shounen d'azione, laddove invece l'anime ha operato alcuni cambiamenti fondamentali e ha scelto un approccio più da 'seinen intimista'.
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Il fulcro rimane comunque il rapporto tra una bambina e un ragazzino delle superiori, entrambi segnati dalla vita.
Il ragazzo, Shinkuru, conduce una doppia vita: di giorno studente, di notte mediatore di dispute varie a pagamento. La sua arma segreta - e in ottica di adattamento anche uno dei pochi problemi che trovo nella sceneggiatura - è un particolare stile di combattimento e un impianto osseo sul gomito, a forma di lama, che scatta quando a) la situazione si fa grigia e b) e qui la cosa ha delle implicazioni un po' più sostanziose, quando nella lotta si perde il proprio autocontrollo.
Lei, Murasaki, bambina saggia e solenne e ingenua insieme, invece è vissuta in un mondo a parte, segregata, a causa delle particolari tradizioni della sua ricchissima famiglia. Finché un giorno il mentore di Shinkuru - e mediatrice essa stessa -, Benika, non la rapisce e la porta a casa del ragazzo, di fatto affidandogliela come nuovo 'incarico'.
La convivenza forzata porta i due ad aiutarsi l'un l'altro e ad aprirsi al mondo, e alla vita, come mai hanno fatto prima, anche con l'aiuto degli altri personaggi. La maggior parte della serie è appunto dedicata alla loro interazione nella vita di tutti i giorni e a come si influenzino e maturino a vicenda. Finché le circostanze accennate nel primo episodio e che han portato al rapimento della bambina non tornano di prepotenza nel finale, in un confronto/scontro tra sistemi di valori, di cultura, di generazioni.
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Il plot, che qui ho solo accennato per non spoilerare tutto (e c'è molto, molto più di quel che appaia), è un pretesto per una riflessione sul Giappone, e, anche, sul ruolo della donna nel Paese.
A parte Shinkuru, infatti, la maggioranza del cast - Benika, le vicine di stanza, le compagne di scuola - è femminile, e ogni donna e ragazza ha una sua visione della vita e caratteristiche che la distinguono dalle altre.
Tra dialoghi molto godibili, una deliziosa bambina protagonista, omaggi a Maison Ikkoku (le due vicine di stanza di Shinkuru spesso e volentieri irrompono nel suo piccolo appartamento per mangiare e bere a sue spese), una bella colonna sonora, un chara design che richiamano a momenti Red Garden (non per nulla alcuni membri dello staff hanno lavorato su entrambe le serie, e c'è anche una puntata musical ), e una narrazione che sa giocare moto sui silenzi e che spesso mostra invece di spiegare tutto, si snoda una storia godibile a più livelli. Ha delle luminose, naturalissime sequenze di slice of life; delle buone sequenze d'azione, momenti di riflessione, numerosi, più della media, considerando anche la brevità della serie, ed elementi di costume tipicamente giapponesi .
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Kurenai presenta tratti che farebbero pensare alle serie harem o al lolicon, ma li evita brillantemente e anzi ci ironizza sopra, almeno per quanto riguarda la serie animata. Apprezzabile ad esempio è la mancanza di fanservice e di ammiccamenti sessuali nelle scene tra Shinkuru e la piccola Murasaki, come quando la porta a lavarsi nel bagno pubblico.
Infine gli amanti dell'oscuro, del tragico, degli intrecci che si chiariscono a poco poco, del 'serio', troveranno comunque pane per i loro denti con le rivelazioni sugli usi e costumi della famiglia della bambina. Una famiglia che in nome di una tradizione distorta si è chiusa in se stessa e ha finito per sacrificare la felicità e libertà dei propri membri. La vicenda della madre di Murasaki è emblematica, così come l'esito della sua ribellione.
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In breve, un gioiellino dall'inizio alla fine, incluse, ebbene sì!, le sigle vintage e coloratissime, che giocano sul contrasto con il tono generale delle puntate e con il chara design della serie, qui stravolto in chiave anni '50-60 - qualcuno si ricorda le sigle del telefilm 'Strega per Amore'?
Esteticamente il già menzionato chara design può non piacere, ma penso che tutti potranno apprezzare il dettaglio negli sfondi, negli edifici, nei dettagli di arredamento; per esempio trovo le scene al tempio e quelle nella immensa dimora della famiglia di Murasaki, con i suoi pannelli dipinti in stile tradizionale, meravigliose.
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In tanto ben di Dio restano 'solo' un paio d'incongruenze, una dovuta all'avere voluto preservare il corno osseo come arma segreta, elemento da shounen di combattimento che stona con l'atmosfera generale di slice of life realistica scelta per la trasposizione animata e che rimane peraltro superfluo perché poco spiegato e giustificato; l'altra al fatto che nella parte finale della serie, che riprende i toni più seri del primo episodio, le guarigioni dai postumi di lotta siano pressoché istantanee.
Se a livello letterale i vari generi tendono a rimanere accostati più che fondersi, determinando uno scarto di tono mai completamente risolto, a livello di sotto-testo le azioni e le decisioni dei personaggi invece filano perfettamente.
Il, bellissimo e teneramente poetico, finale è il culmine di ciò: opinabilmente utopistico nel contesto di superficie della narrazione, resta invece molto sensato sul piano metaforico, di progresso di cultura/mentalità e realizzazione personale attraverso un proposito d'impegno costante nel cambiare il sistema dall'interno. La conciliazione ferma, invece dello scontro cieco e della sopraffazione violenta, è la goccia che auspicabilmente scava persino la roccia più dura.
O, per usare il codice della madre di Murasaki nella sua implicazione femminista (la particolare bambola hina che la donna in una scena stringe al petto allude a un tipico uso giapponese: le bambole hina sono un augurio/talismano di prosperità e protezione per le proprie figlie), il diventare una principessa, arbitra della propria vita e donna autonoma, non più o non solo una soprammobile, bloccata in una gerarchia che non da' scampo.
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Nota 1: articolo di approfondimento sulle bambole hina in italiano http://www.animeclick.it/notizia.php?id=24913
Nota 2: gli OAV realizzati in tempi più recenti sono più vicini ai romanzi e al manga e sono diversi dalla serie anche nel character design e nella quantità di fanservice. Se si è apprezzato l'approccio della serie il consiglio è di evitare gli OAV, e viceversa.