Recensione
1001 Nights
9.0/10
Recensione di elianthos80
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Come le tag 'musica' e 'sperimentale' lasciano intuire, si tratta di un'opera che è destinata a polarizzare i pareri, mancando di quegli elementi più standard sia estetici sia narrativi in grado di mettere a suo agio con agio, se mi passa il gioco di parole, lo spettatore.
Anche Fantasia, cui non a torto questo cortometraggio si può accostare (in particolare alla sequenza della Toccata e Fuga in Re Minore di Bach e della Notte sul Monte Calvo di Mussorgsky, che 1001 Nights cita esplicitamente nel gesto del demone che stringe e fonde e riplasma gli spiriti fra le sue mani ), ha delle sequenze molto sperimentali e astratte ed è priva di dialoghi. L'opera disneyana però ha dalla sua il vantaggio di essere ormai storicizzata e in qualche modo più familiare, più contestualizzata, più 'assimilata'. In conclusione per noi spettatori odierni e profani la percezione della sperimentalità di Fantasia si è un po' persa, risultando in una fruizione meno problematica di tale lavoro d'animazione.
1001 Nights in questo senso può essere almeno altrettanto godibile, o a seconda dei gusti altrettanto ostica o noiosa, nella sua componente sperimentale e nella gratificazione estetica, dell'opera disneyana vista con e da occhi vergini.
La parte grafica di 1001 nights è retta dall'inconfodibile, elegante tratto di Amano, con le sue figure ariose, androgine, tanto seducenti quanto sottilmente inquietanti sia nelle linee, allo stesso tempo quasi tremolanti eppure fluide, dei contorni; sia nella composizione dei corpi e dei panneggi e dei capelli.
La colonna sonora in questo caso non è costituita da classici della musica, ma dalle melodie realizzare da David Newman, compositore contemporaneo che ha realizzato le musiche di numerosi film di successo animati e non. Le musiche di 1001 Nights mancano di quel fattore di eccezionalità e 'best of' che Fantasia ha, ma sottolineano comunque in maniera efficace il racconto per immagini, grazie anche alla competente esecuzione della Los Angeles Philharmonic Orchestra.
La trama di fondo o meglio la cornice narrativa sono enunciate all'inizio dell'opera: è un'immersione nel microcosmo onirico ('the world within a world' nell'unica sezione parlata e proferita dalla voce fuori campo) della coppia di principe e principessa orientali protagonista, e di ciò che scaturisce quando i loro sogni s'incrociano, i demoni e gli aspetti nascosti che ne vengono alla luce.
E cosa ne scaturisce? Visivamente, un tripudio di colori, forme, suoni, tra architetture fiabesche per colori e struttura e in parte rese con la grafica 3D; e delle figure fantastiche a tratti klimtiane, guizzanti, fluttuanti, ora sagome che scorrono ora invece animate al limite dello schizzo, ora dipinte ora piuttosto tratteggiate con matite e pastelli dalla texture gessosa.
Le figure s'intrecciano, si separano, si congiungono, si nascondono e si rivelano l'una all'altra, nel misto di attrazione e repulsione, sottomissione e dominazione che può essere visto come allegoria del rapporto tra gli amanti, della tensione fra i sessi, dei conflitti interiori.
Il tutto ha un che di sospeso tra sogno e incubo, ricordandomi mutatis mutandis il Cantico dei Cantici. Nel testo biblico l'Amato e l'Amata si cercano e inseguono per stanze, vicoli, campi, strade e colline, in bilico tra realtà e fantasia, tra sogno di appagamento e fantasmi, quasi come sonnambuli o sognatori, in versi che nella lingua originale hanno un che di ipnotico e carezzevole, con frequenti allitterazioni. Anche in questo caso il suono è la chiave, nel valore fonetico e nella musicalità della parola poetica.
1001 Nights - e, nella bella quanto ancora attuale esegesi di Guido Ceronetti, anche il Cantico - è una storia che meglio si comprende quando si cerca di sentirla prima che di analizzarla e dissezionarla, e suggerisce un abbandono delle barriere razionali per farsi trasportare dalle immagini e dai suoni.
Consiglio: per esperienza personale, ho guardato il cortometraggio a notte fonda ergo in stato di coscienza alterato da carenza di sonno e l'ho apprezzato moltissimo, forse perché lo stato di semiveglia ben si accordava a quello dell'opera: un vero e proprio sogno a occhi aperti.
L'ho rivisto in seguito e in condizioni normali, ma mentre l'apprezzamento estetico non ne ha risentito (le animazioni sono una vera gioia per gli occhi), la suggestione e il coinvolgimento della prima visione sono rimasti insuperati.
Il consiglio, per meglio apprezzare l'opera o, nella peggiore delle ipotesi, minimizzare eventuali cadute delle gonadi più o meno virtuali, è perciò di guardare la stessa con una disposizione d'animo e in circostanze adeguate. Con calma e prossimi a sognare, ma non ancora assopiti; meno vigili che di giorno, ma ancora lucidi: per riuscire a entrare nel sogno e lasciare che il sogno entri in voi.
Nota semiseria: né per la visione dell'anime né per la stesura della presente recensione sono state assunte sostanze psicotrope.
Anche Fantasia, cui non a torto questo cortometraggio si può accostare (in particolare alla sequenza della Toccata e Fuga in Re Minore di Bach e della Notte sul Monte Calvo di Mussorgsky, che 1001 Nights cita esplicitamente nel gesto del demone che stringe e fonde e riplasma gli spiriti fra le sue mani ), ha delle sequenze molto sperimentali e astratte ed è priva di dialoghi. L'opera disneyana però ha dalla sua il vantaggio di essere ormai storicizzata e in qualche modo più familiare, più contestualizzata, più 'assimilata'. In conclusione per noi spettatori odierni e profani la percezione della sperimentalità di Fantasia si è un po' persa, risultando in una fruizione meno problematica di tale lavoro d'animazione.
1001 Nights in questo senso può essere almeno altrettanto godibile, o a seconda dei gusti altrettanto ostica o noiosa, nella sua componente sperimentale e nella gratificazione estetica, dell'opera disneyana vista con e da occhi vergini.
La parte grafica di 1001 nights è retta dall'inconfodibile, elegante tratto di Amano, con le sue figure ariose, androgine, tanto seducenti quanto sottilmente inquietanti sia nelle linee, allo stesso tempo quasi tremolanti eppure fluide, dei contorni; sia nella composizione dei corpi e dei panneggi e dei capelli.
La colonna sonora in questo caso non è costituita da classici della musica, ma dalle melodie realizzare da David Newman, compositore contemporaneo che ha realizzato le musiche di numerosi film di successo animati e non. Le musiche di 1001 Nights mancano di quel fattore di eccezionalità e 'best of' che Fantasia ha, ma sottolineano comunque in maniera efficace il racconto per immagini, grazie anche alla competente esecuzione della Los Angeles Philharmonic Orchestra.
La trama di fondo o meglio la cornice narrativa sono enunciate all'inizio dell'opera: è un'immersione nel microcosmo onirico ('the world within a world' nell'unica sezione parlata e proferita dalla voce fuori campo) della coppia di principe e principessa orientali protagonista, e di ciò che scaturisce quando i loro sogni s'incrociano, i demoni e gli aspetti nascosti che ne vengono alla luce.
E cosa ne scaturisce? Visivamente, un tripudio di colori, forme, suoni, tra architetture fiabesche per colori e struttura e in parte rese con la grafica 3D; e delle figure fantastiche a tratti klimtiane, guizzanti, fluttuanti, ora sagome che scorrono ora invece animate al limite dello schizzo, ora dipinte ora piuttosto tratteggiate con matite e pastelli dalla texture gessosa.
Le figure s'intrecciano, si separano, si congiungono, si nascondono e si rivelano l'una all'altra, nel misto di attrazione e repulsione, sottomissione e dominazione che può essere visto come allegoria del rapporto tra gli amanti, della tensione fra i sessi, dei conflitti interiori.
Il tutto ha un che di sospeso tra sogno e incubo, ricordandomi mutatis mutandis il Cantico dei Cantici. Nel testo biblico l'Amato e l'Amata si cercano e inseguono per stanze, vicoli, campi, strade e colline, in bilico tra realtà e fantasia, tra sogno di appagamento e fantasmi, quasi come sonnambuli o sognatori, in versi che nella lingua originale hanno un che di ipnotico e carezzevole, con frequenti allitterazioni. Anche in questo caso il suono è la chiave, nel valore fonetico e nella musicalità della parola poetica.
1001 Nights - e, nella bella quanto ancora attuale esegesi di Guido Ceronetti, anche il Cantico - è una storia che meglio si comprende quando si cerca di sentirla prima che di analizzarla e dissezionarla, e suggerisce un abbandono delle barriere razionali per farsi trasportare dalle immagini e dai suoni.
Consiglio: per esperienza personale, ho guardato il cortometraggio a notte fonda ergo in stato di coscienza alterato da carenza di sonno e l'ho apprezzato moltissimo, forse perché lo stato di semiveglia ben si accordava a quello dell'opera: un vero e proprio sogno a occhi aperti.
L'ho rivisto in seguito e in condizioni normali, ma mentre l'apprezzamento estetico non ne ha risentito (le animazioni sono una vera gioia per gli occhi), la suggestione e il coinvolgimento della prima visione sono rimasti insuperati.
Il consiglio, per meglio apprezzare l'opera o, nella peggiore delle ipotesi, minimizzare eventuali cadute delle gonadi più o meno virtuali, è perciò di guardare la stessa con una disposizione d'animo e in circostanze adeguate. Con calma e prossimi a sognare, ma non ancora assopiti; meno vigili che di giorno, ma ancora lucidi: per riuscire a entrare nel sogno e lasciare che il sogno entri in voi.
Nota semiseria: né per la visione dell'anime né per la stesura della presente recensione sono state assunte sostanze psicotrope.