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In quella marea di titoli che affolla la lista di ogni buon appassionato di anime, ogni tanto capita di trovare qualche piacevole sorpresa, non necessariamente un’opera originale o rivoluzionaria, ma, più semplicemente, un anime piacevole, che, senza cercare di spingersi verso vette ‘inesplorate’, si limita ad adempiere all’arduo compito di regalare qualche ora di divertimento. Questo è stato il caso di Nagasarete Airantou, anime di 26 episodi realizzato dallo Studio Feel e tratto dall’omonimo manga di Takeshi Fujishiro.

L’inizio della trama segue un canovaccio ‘classico’, Ikuto Tōhōin, un normalissimo ragazzo di 14 anni, a causa dei continui litigi con il suo severo padre decide di scappare di casa ed ottenere così l’agognata indipendenza; tuttavia, nel lungo viaggio via mare da lui intrapreso c’è ad attenderlo una sorpresa, nel mezzo di una violenta tempesta, infatti, Ikuto viene sbalzato dalla nave, finendo in balia delle onde. Quando ormai la sua fine sembra vicina, scoprirà di essere stato graziato dalla sorte, riprendendo coscienza tra le braccia della bella Suzu, la quale tenta goffamente di rianimarlo. Ben presto Ikuto scoprirà di essere naufragato sull’isola di Airantou, una terra separata dal resto del mondo da violenti mulinelli d’acqua, che 130 anni prima divenne la casa dell’equipaggio della nave Airantou (da qui il nome dell’isola), naufragata anch’essa durante una violenta tempesta che si ripete ogni 100 anni. Sin qui, in effetti, potrebbe sembrare quasi un anime d’avventura, tuttavia a rendere particolare la situazione è la popolazione di Airantou; a causa di un incidente avvenuto 20 anni prima dello ‘sbarco’ di Ikuto, infatti, l’intera popolazione maschile è deceduta in mare (o almeno così si pensa), rendendo l’isola un paradiso (o forse no) al femminile. Inutile dire che in questo contesto Ikuto diventerà prima l’oggetto della curiosità, e poi della brama delle abitanti di Airantou, costringendo il ‘povero’ ragazzo a sfuggire a delle attenzioni non proprio desiderate, che, peraltro, hanno il peculiare effetto di provocargli copiose emorragie dal naso.

Fatta questa premessa sulla trama, l’anime sostanzialmente si sviluppa sotto forma di slice of life. In particolare, sebbene la presenza femminile sia numerosa, Nagasarete Airantou non è il classico anime harem/ecchi, ed anzi il fanservice è quasi del tutto assente; tema principale della storia, invece, sono le avventure quotidiane di Ikuto in un’isola stramba e misteriosa, in cui il ragazzo, accompagnato da Suzu e le altre, avrà modo di scoprire animali parlanti, ortaggi giganti, o partecipare a una guerra tra gatti. Ovviamente il tema sentimentale non è del tutto assente, né potrebbe esserlo visto che Ikuto è l’oggetto del desiderio di tutte le ragazze, nondimeno questa è una tematica che viene affrontata in via secondaria, anche se non superficialmente, in un contesto in cui i momenti comici tendono ad avere un ruolo maggiore.

Venendo ai protagonisti, la prima figura da analizzare è proprio quella di Ikuto, un normale adolescente la cui caratteristica fondamentale è la perseveranza, ed in particolare l’odio per una parola, “impossibile”, che suo padre soleva ripetergli per rinfacciargli la sua presunta incapacità. Protagonista femminile principale, invece, è Suzu, una ragazza orfana, bella e determinata, anche se un po’ imbranata, che nel corso della storia svilupperà un forte sentimento nei confronti di Ikuto, con il quale condividerà buona parte delle avventure su Airantou. Accanto a questi due personaggi principali, troviamo poi il resto della popolazione dell’isola: le due sorelle Ayane e Machi, una eterna rivale di Suzu, l’altra propensa ad un certo sadismo, soprattutto nei confronti della sorella; Rin, aspirante falegname con un modo di fare un po’ mascolino; Chikage, l’intellettuale del gruppo che ama architettare piani malefici; e infine Yukino, la più piccola, che ama circondarsi di animali di ogni tipo. Un citazione va proprio a quest’ultimi, dotati della parola e contraddistinti da una character design super puccioso.

Ed il character design è proprio uno degli aspetti più piacevoli di Nagasarete Airantou, uno stile che rappresenta una via di mezzo tra quello di Lucky Star (che peraltro è successivo) e quello classico riscontrabile nel resto degli anime. Si passa quindi da soggetti abbastanza realistici, come Rin, a soggetti più caricaturali come Machi; tuttavia, senza ombra di dubbio la parte del leone in tal senso la fanno gli animali, a partire dal sempre presente Tonkatsu (un porcellino stile salvadanaio), che, come detto, sono caratterizzati da uno stile estremamente puccioso ed originale.

La realizzazione tecnica dell’anime è nel complesso di ottima qualità, sia i disegni che l’animazione non presentano sbavature e mantengono un livello costante durante tutti i 26 episodi. Ottimo anche il doppiaggio dei seiyuu, tra cui Hiro Shimono (Ikuto) e Yui Horie (Suzu), le cui voci si abbinano alla perfezione ai vari personaggi. Proprio Yui Horie peraltro ha interpretato l’opening "Days" e la divertente ending "Say Cheese" che dal 14° episodio viene sostituita da "Koisuru Tenkizu".

Traendo le conclusioni, Nagasarete Airantou è un prodotto di buona fattura che può contare su una storia leggera e divertente, esaltata da uno stile grafico originale e accattivante. Un’opera piacevole, soprattutto per gli amanti degli harem o degli slice of life, che, anche grazie ad un nutrito cast di personaggi, pur non brillando per innovazione, non cade mai nel banale, risultando, come detto in apertura, una piacevole sorpresa.