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Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Cosa offre davvero "La malinconia di Haruhi Suzumiya"? Cosa lo caratterizza e lo distingue dagli altri anime che sembrano essere usciti freschi freschi dalla fotocopiatrice? Abbiamo il classico liceo, le gonnelline delle studentesse, la gita al mare con tema horror, il festival culturale, ecc. Quindi? Non posso di certo attribuire l'appellativo di "capolavoro", in quanto ciò che ho esposto precedentemente è una sufficiente motivazione, tuttavia l'anime ha due o tre cose davvero essenziali nel contraddistinguerlo.
Primo: la scelta sconvolgente e alquanto azzeccata di spiazzare lo spettatore, rendendolo inerte davanti a una trama troppo confusa e sconnessa (apparentemente ideata da uno poco sano di mente) dà un senso maggiore alla serie. Sembra una scelta banale, trascurabile, azzardata, eppure, considerando il carattere della protagonista, come si può darle torto. Per chi non lo sapesse, gli episodi non sono in ordine. Solo una volta visto tutto, si può apprezzare l'anime.

Secondo: il tema alquanto ricorrente della noia è il centro focale della storia. Tutto gira attorno alla noia della protagonista. Tutto vuole evitare che lei si annoi, perché lei potrebbe distruggere l'universo intero solo per noia. E qua subentra un altro argomento trattato, forse di sfuggita, un po' complicato. La visione antropocentrica dell'universo (non è proprio quello il termine usato ma sostanzialmente è lo stesso concetto) è alla base delle "visioni", dei "giochini" di Haruhi. Itsuki insinua in tutti il dubbio che tutto ciò che esiste, in realtà è frutto dell'immaginazione di una sola ragazza. Il mondo è cosi perché lei vuole che lo sia. L'inizio e la fine del mondo dipende solo dalla quantità di noia che muove lo spirito della ragazza. Tuttavia è comunque un'ipotesi, nessuno sa davvero quali siano i poteri di Haruhi o se è stata realmente lei a creare l'universo così come lo conosciamo. D'altronde è un po' la realtà che ci circonda ogni giorno, non è forse cosi? Noi abbiamo fatto in modo che il mondo si adeguasse agli umani, noi abbiamo imposto canoni di vita, morali, estetici, esistenziali. I numeri, il linguaggio, i comportamenti e le percezioni sono delle convenzioni auto-imposte, arbitrarie.

E forse la volontà di spezzare la monotonia della consuetudine umana porta Haruhi alla disperata ricerca di qualcosa di nuovo, di impensabile, di improbabile perché non facente parte dei canoni del normale.
Beh, forse è troppa filosofia, ma è bello riscontrare in un anime anche questi argomenti.
Per quanto riguarda gli altri parametri di valutazione (grafica, sonoro, pathos) sono tutti più che soddisfacenti.
La forza di volontà di Haruhi, ma anche la debolezza emotiva, sono senza dubbio i punti su cui ci si dovrebbe basare maggiormente la serie. Per me è un otto.