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9.0/10
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Quando scrisse "Il Nome della Rosa", Umberto Eco lo iniziò con 100 pagine di inumana lentezza e descrizione al solo fine di "selezionare i propri lettori". Cioè, chi fosse riuscito a leggere le prime 100 pagine sarebbe stato degno di leggere il resto del libro, che ritengo di una bellezza assoluta.
Sembrerebbe quasi che gli autori di "Lucky Star" abbiano avuto la stessa idea, iniziando la prima puntata con 10 minuti di chiacchiere sul miglior modo di mangiare un cono al cioccolato. Difficile resistere e la tentazione normale è quella di cambiare programma e guardare dell'altro.
Ma chi resiste, soprattutto alla prima puntata, quella decisamente più sottotono della serie, poi verrà gratificato da un gioiello di rara bellezza.
"Lucky Star" parla della vita di quattro liceali rappresentandola per quello che è, cioè un vero e proprio slice of life: nessun evento straordinario, niente mostri strani, nessun personaggio soprannaturale, solo la vita che, a loro come a noi, scorre giorno dopo giorno scandita dai ritmi di un qualsiasi studente liceale: scuola, casa, studio, amici. E proprio come nella vita reale, non esiste una vera e propria trama, solo tanti piccoli episodi a volte completamente slegati fra loro.
Ma cosa rende incommensurabilmente bello quest'anime sono proprio i personaggi, a partire dall'indiscussa protagonista Izumi Konata, uno dei personaggi più perfettamente riusciti nella storia dell'animazione giapponese. Konata, infatti, oltre a essere un'otaku fino al midollo e oltre, è la perfetta incarnazione di ogni studente: diciamocelo sinceramente, tutti noi preferivamo stare incollati al computer o alla televisione piuttosto che metterci a studiare (almeno per me è stato così), salvo poi ridursi all'ultimo minuto e oltre. Le altre protagoniste, le gemelle Kagami e Tsukasa e la supermoe Miyuki, pur stando un buon gradino sotto Konata, sono perfette e divertentissime a modo loro.

Tra gli altri personaggi, merita una menzione d'onore il padre di Konata, uno sceneggiatore, affetto dal complesso delle lolicon, otaku all'ennesima potenza e causa prima dell' "otakutaggine" della figlia, spesso scambiato per un maniaco tanto che, ogni volta che alla televisione si parla di arresti per comportamenti osceni, Konata tema si tratti di lui.
Ogni puntata finisce con un siparietto chiamato "Lucky Channel" condotto dalla idol Kogami Akira e dal doppiatore Shiraishi Minoru: Akira è la classica idol, eterna ragazzina un po' svampita finché è in trasmissione, salvo poi trasformarsi in donna cinica, egoista, perfida e preoccupata solo della propria carriera quando pensa di non essere inquadrata. Minoru altro non è che il vero e proprio doppiatore (Suzumiya Haruhi e Ga-Rei-Zero tra le opere cui ha partecipato), qui in versione liceale.
Per quanto riguarda le sigle, l'opening è uno di quei tormentoni che, per quanto assolutamente fuori dai miei gusti musicali, non riesco a non vedere ogni volta, orecchiabile al punto giusto e davvero carina. Le ending sono, per le prime 12 puntate, esibizioni delle quattro protagoniste (ma anche qui Konata tiene banco) di vecchie sigle di anime o di serie televisive in versione karaoke; per le ultime 12 sono esibizioni del vero Shiraishi Minoru in ambientazioni una più assurda dell'altra (da una scogliera a un ponte sospeso) di rivisitazioni a solo di sigle e brani di altre opere.
Voto 9,5.