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"Welcome to NHK". La Gonzo, grazie anche all'abile regia di Yamamoto, è riuscita con questo anime a creare qualcosa di nuovo, di diverso, di inimmaginabile forse, lasciando di certo meravigliati davanti una serie di immagini che… ma partiamo dall'inizio.
E' bastata la prima puntata per farmi pensare di trovarmi davanti a un anime particolarmente leggero, un po' idiota, fresco, disimpegnato, stupido se vogliamo proprio dirla tutta… pensavo male, ovviamente.

Con "NHK ni Youkoso!" invece mi sono trovato a guardare un anime sì fresco, leggero, a tratti idiota, ma anche fortemente impegnato e con tematiche difficili e toccanti che, con una grande fantasia e sensibilità, sono state affrontate e narrate, sempre al limite del grottesco, del sorriso, lasciando le verità del mondo depositarsi pian piano sulle strette scie della serietà e delle paure toccate.

Parliamo infatti, di temi che al giorno d'oggi sono cari ai giovani moderni, temi che parlano sia della mancanza di prospettive, sia dell'anoressica atarassia che spesso pervade chi, come purtroppo capita, non riesce a emergere e non riesce, o non vuole, trovare sbocchi seri e concreti alla propria situazione. Riassumendo, l'anime affronta un fenomeno particolarmente diffuso, vera piaga sociale, nell'impero nipponico, quello degli hikkikomori. Con questo termine si identifica quella classe di persone, giovani, che si chiudono in casa per fuggire dagli orrori del mondo esterno, si isolano e diventano parassiti della società, delle proprie famiglie. Ovviamente l'hikkikomori è anche NEET, a volte otaku, ma sempre persona socialmente dissociata con gravi problemi di autostima e fiducia.

Tema scottante e molto pesante, dicevo, che l'anime riesce ad affrontare in modo leggero, brillante, facendoci ridere delle disgrazie del personaggio principale, delle sue angosce, dei drammi psichici sia suoi sia delle persone che incontra lungo il suo "non" cammino. In quello che potrebbe sembrare a prima vista un vero e proprio caos ideologico e che, invece, diventa man mano una ricerca disperata della felicità. Ricerca che ogni singolo personaggio incontrato segue strenuamente, accompagnando il povero Sato in quella caccia al tesoro, consapevole, a volte, che il tesoro non c'è.
Ecco quindi come pervade la malinconia, come il quotidiano si sussegua cercando di non modificarsi, di non variare, inconsapevole, invece, del mondo che freneticamente corre e avanza.

Ed è con questi eventi, con queste descrizioni, con questo disegno beffardo e così in contrasto con ciò che si potrebbe attendere, che sempre più dettagliatamente vengono delineati i profili caratteriali di tutti i personaggi, lasciando che vivano le loro vite di sconfitti, di perdenti della società, schiacciati dal grande complotto mondiale che trama contro di loro.
Ovviamente nessuna giustificazione è valida, nessuna parola è sufficiente, l'hikkikumori è tale per sua scelta, per sue paure, e non perché realmente la società lo spinge a esserlo. Eppure anche il finale della serie non ci dice molto. Ci dà forse lo spunto per sperare, per credere nel futuro, ma in ultima analisi ci dice semplicemente che, fintanto non si tocca il fondo più fondo, non c'è la possibilità di risalire… e se si è troppo in fondo forse non si vuole più risalire.

Le musiche, le ho trovate davvero ben studiate, complete, degne di un anime d'alto livello, come i disegni, in cui il dettaglio della claustrofobica esistenza dell'hikkikumori compensa la ristrettezza degli ambienti. Tutto studiato e curato, dai primi piani al panorama chiuso delle città.
"Welcome to the N.H.K." offre drammaticità pura, riassunta in appena 24 episodi, che alla fine sono esattamente quelli necessari. Vorrei un OAV ambientato dopo 10 anni per sapere cosa Misaki e Tatsuhiro hanno combinato, cosa il mondo abbia riservato loro. Ma forse non lo voglio, perché la sospensione che mi ha regalato quest'anime è davvero un'emozione che porterò a lungo dentro di me.