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In un mondo dove la popolazione è divisa in tribù che hanno una particolare "affinità" rispetto ai quattro elementi, alcune persone hanno l'abilità innata di dominare suddetti elementi: la tribù del fuoco ha i dominatori del fuoco, la tribù dell'acqua ha i dominatori dell'acqua, eccetra. Esiste un'entità divina superiore, l'Avatar, che a ogni generazione si reincarna in una persona appartenente ad una delle quattro tribù. Aang è l'Avatar corrente, che risvegliatosi dopo 100 anni di ibernazione in un iceberg, scopre non solo che la Nazione del Fuoco sta espandendo il suo impero su tutto il resto del mondo, ma che la tribù dell'aria da cui Aang stesso proviene è stata sterminata poco dopo la sua ibernazione. L'iperattivo dodicenne si ritrova quindi sia con il fardello di essere una divinità in terra, sia con quello di essere l'ultimo dominatore dell'aria rimasto. Non solo: per poter essere Avatar a pieno titolo deve imparare a padroneggiare tutti e quattro gli elementi, e l'unico a lui familiare è, appunto, l'aria. Le tre serie ci raccontano di come il nostro impara a dominare acqua, terra e fuoco e di come riesce in contemporanea a sconfiggere il malvagio Signore del Fuoco Ozai.

Dopo avere bollato i cartoon di serie americane "roba da bambini" per anni, due serie che ho cominciato a seguire quasi in contemporanea mi hanno fatto completamente cambiare idea. Una era "Young Justice", l'altra (in relativo ritardo rispetto alla sua messa in onda) questa.
Cosa abbiamo qui? Da un lato l'animazione giapponese, qui omaggiata in tanti piccoli e grandi dettagli ma che in nessun caso si potrebbe definire plagio. Dall'altro una storia di iniziale semplicità che con il passare delle puntate infiamma gli animi, fa ridere e fa piangere, e mai e poi mai dà l'impressione di essere una storia pensata per dei bambini.
Ma la cosa più importante sono i personaggi: tantissimi e assolutamente indimenticabili. Lo spiazzante candore di Aang, rimasto pressoché invariato per tutto il tempo, così come l'evoluzione di Zuko (sia nel senso di redenzione sia in quello di troviamoci-un-altro-taglio-di-capelli) o la personalità di Toph, per la quale gli aggettivi non bastano, sono solo alcuni degli esempi che rendono questa serie così magica e meritevole di essere vista. Infine, a tutti coloro che continuano ad interpretare questa serie come uno scopiazzatura delle più popolari serie shounen giapponesi, non posso che suggerire di riguardarselo a mente fredda e di considerarla per quello che è: un bellissimo cartoon seriale, emozionante come pochi, curato come pochissimi, con un doppiaggio, sia l'originale sia quello italiano, veramente pregevole.
Punti negativi? Sì, uno. Non si trovano né DVD né Blueray né versioni scaricabili legalmente, e questi sono soldi che spenderei davvero volentieri. E non solo io.