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6.0/10
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Erika Sawajiri e Takayuki Yamada. O meglio, Erika "Ichi rittoru no Namida" Sawajiri e Takayuki "Crying out Love in the Center of the World" Yamada. Due talenti della recitazione nipponica, due attori rimasti nel cuore di migliaia di giapponesi che hanno versato litri e litri (magari solo uno!) di lacrime, per la favolosa interpretazione nel ruolo di Aya della Sawajiri in "One liter of tears" e l'altrettanto impeccabile Yamada nel ruolo di Matsumoto Sakutaro in "Crying out love in the Center of the World". Quindi potremmo dire, nel caso ci accingessimo a vedere "Taiyo No Uta", una garanzia.

E' bene ricordarlo: questo è un drama sentimentale/drammatico dove il fulcro della storia ruota attorno alla protagonista affetta da una grave malattia. Un genere, quindi, che non troverà terreno fertile in molti ma, in quei pochi romanticoni dalla lacrima facile. Ma anche chi ha la ghiandola lacrimale pronta e carica gradisce almeno un minimo di qualità del prodotto, un minimo di continuity, personaggi secondari che abbiano un minimo di credibilità, che siano funzionali.
"Taiyo no Uta" parte bene. Il primo episodio invoglia a seguire il successivo. Così anche il secondo e il terzo. Yamada e Sawajiri fanno il loro dovere e donano credibilità ai personaggi che interpretano. La coppia c'è.
Purtroppo il peggio "ha da venì". Ed ecco che gli sceneggiatori si inventano un intrigo: un mal gestito triangolo e il passato, che Kouji (Yamada) voleva per sempre sotterrare, riaffiora. Ritornano anche vecchie "amicizie" poco pulite. Ma come entrano in scena, "puff!", così svaniscono. E' un passato piuttosto torbido, quello del nostro. Lo spettatore comincia a guardare quella confezione di kleenex bella pronta e a portata di mano, ma comincia anche a rendersi conto che non servirà a molto. Dal quinto episodio verso la sua conclusione la serie è un declino totale. I personaggi secondari sembrano usciti dalla matita della Takahashi - nulla in contrario ma, un conto sono i manga o gli anime e un conto sono i film o live action nella tipologia, in questo caso, il genere drammatico. Yamada e Sawajiri portano a termine nel modo più dignitoso possibile la conclusione del drama nei suoi interi 10 episodi. Tuttavia non si può far sorreggere tutto il peso su di loro. Sceneggiatura e personaggi secondari sono da dimenticare.

La colonna sonora è una piccola chicca. Non vi sono molti brani che siano trascendentali o indimenticabili, tuttavia la Sawajiri ha avuto modo di testare le sue doti canore e di incidere anche un disco con lo pseudonimo proprio di Amane Kaoru-protagonista di "Taiyo no Uta". Ed ecco che abbiamo le fresche atmosfere dalle tinte pop/rock di "Stay with me" e l'acustica "Taiyo no Uta".
In conclusione non mi sento di consigliare questo drama caldamente. Potreste essere mossi dalla curiosità e, perché no, dargli un'occhiata. Ma a questo punto, vuoi per la fedeltà della storia originale, vuoi perché Yui interpreta la protagonista e scrive i brani della colonna sonora, guardatevi il film. Ne avrete un buon ricordo.