Recensione
Welcome to the N.H.K.
7.0/10
"Welcome to the N.H.K." è un anime del 2006 realizzato dallo studio Gonzo e narra le vicende di Tatsuhiro Sato, un giovane hikikomori che vive recluso nel suo appartamento a Tokyo da circa quattro anni. Non ha un lavoro e ha mollato l'università, è un fallito, ma la sua vita verrà presto sconvolta da Misaki Nakahara, dolce ragazza che ha come obiettivo quello di guarire Sato e far sì che possa avere una vita normale.
Devo dire che, dopo aver letto la trama di "Welcome to the N.H.K.", le mie aspettative verso quest'anime erano piuttosto alte. Mi aspettavo eccellenti caratterizzazioni dei personaggi, approfondimenti psicologici, momenti di riflessione, frasi profonde e/o ad effetto, temi duri e pesanti. Invece, mi sono ritrovata di fronte tante scenette comiche, gag e giusto qualche momento più vagamente introspettivo. Per carità, non dico che tutto questo non mi sia piaciuto, anzi, la serie è coinvolgente e divertente, ma non posso negare di essere rimasta un po' delusa.
Nel corso dei ventiquattro episodi l'anime ci mostrerà tutti i vari problemi della società, in particolare di quella giapponese. Oltre agli hikikomori verranno trattati i temi dei suicidi di gruppo, delle vendite multilivello, in parte anche della droga, della dipendenza dai videogiochi, degli otaku, ecc. Queste tematiche non verranno esaminate in maniera superficiale, ma nemmeno con chissà quale profondità; il che potrebbe essere anche un pregio, visto che l'atmosfera di ogni episodio non è mai troppo pesante e seria, ma viene alleggerita sempre dalle varie gag.
I personaggi sono tutti (o quasi) simpatici e ben caratterizzati, ma anche qui si poteva fare decisamente di più. Alcuni vengono liquidati nel giro di un paio di episodi, in maniera troppo sbrigativa, mentre altri, come Misaki, approfonditi in maniera inadeguata, secondo me. Saranno le scelte di Misaki a portare al finale dell'opera, un finale allegro ma forse troppo buonista, che rende inutili le ventitre puntate precedenti, dato che la risoluzione di tutto avviene per una serie puramente fortuita di coincidenze.
Le animazioni sono abbastanza curate, anche in questo caso non eccezionali, con alti e bassi. Ottima invece la colonna sonora e veramente azzeccata l'opening "Puzzle". Ottimo anche il doppiaggio italiano, in particolare le performance di Alessandro Rigotti (voce di Sato) e di Jolanda Granato (voce di Misaki), soprattutto di quest'ultima.
In definitiva, "Welcome to the N.H.K." è un anime adatto a tutti, con vari alti e bassi, che pecca a mio avviso di incisività e talvolta di profondità. Non è una serie superficiale, è divertente, ma non ci si può aspettare troppo. Voto 7/7,5.
Devo dire che, dopo aver letto la trama di "Welcome to the N.H.K.", le mie aspettative verso quest'anime erano piuttosto alte. Mi aspettavo eccellenti caratterizzazioni dei personaggi, approfondimenti psicologici, momenti di riflessione, frasi profonde e/o ad effetto, temi duri e pesanti. Invece, mi sono ritrovata di fronte tante scenette comiche, gag e giusto qualche momento più vagamente introspettivo. Per carità, non dico che tutto questo non mi sia piaciuto, anzi, la serie è coinvolgente e divertente, ma non posso negare di essere rimasta un po' delusa.
Nel corso dei ventiquattro episodi l'anime ci mostrerà tutti i vari problemi della società, in particolare di quella giapponese. Oltre agli hikikomori verranno trattati i temi dei suicidi di gruppo, delle vendite multilivello, in parte anche della droga, della dipendenza dai videogiochi, degli otaku, ecc. Queste tematiche non verranno esaminate in maniera superficiale, ma nemmeno con chissà quale profondità; il che potrebbe essere anche un pregio, visto che l'atmosfera di ogni episodio non è mai troppo pesante e seria, ma viene alleggerita sempre dalle varie gag.
I personaggi sono tutti (o quasi) simpatici e ben caratterizzati, ma anche qui si poteva fare decisamente di più. Alcuni vengono liquidati nel giro di un paio di episodi, in maniera troppo sbrigativa, mentre altri, come Misaki, approfonditi in maniera inadeguata, secondo me. Saranno le scelte di Misaki a portare al finale dell'opera, un finale allegro ma forse troppo buonista, che rende inutili le ventitre puntate precedenti, dato che la risoluzione di tutto avviene per una serie puramente fortuita di coincidenze.
Le animazioni sono abbastanza curate, anche in questo caso non eccezionali, con alti e bassi. Ottima invece la colonna sonora e veramente azzeccata l'opening "Puzzle". Ottimo anche il doppiaggio italiano, in particolare le performance di Alessandro Rigotti (voce di Sato) e di Jolanda Granato (voce di Misaki), soprattutto di quest'ultima.
In definitiva, "Welcome to the N.H.K." è un anime adatto a tutti, con vari alti e bassi, che pecca a mio avviso di incisività e talvolta di profondità. Non è una serie superficiale, è divertente, ma non ci si può aspettare troppo. Voto 7/7,5.