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Premetto che, essendo nato e cresciuto negli anni '90, da bambino non ho mai avuto l'occasione di vedere "Goldrake". Crescendo però ne ho sentito così tanto parlare che, una volta trovata la serie originale, sono stato ben contento di placare la mia curiosità, gustandomi questi settantaquattro episodi.

Sì, "gustare" è il verbo giusto. Ciò che mi ha colpito di più è che, sebbene la serie fosse chiaramente indirizzata a un pubblico di bambini, la storia nel suo complesso tratta temi tutt'altro che infantili.
Uno dei quali è senz'altro quello della perdita. Non solo Actarus e Maria hanno perso la loro famiglia e gli amici a causa dell'invasione del pianeta Fleed da parte di re Vega, ma spesso in molti altri episodi vengono narrate le storie di adulti o bambini che vivono la stessa triste esperienza. Addirittura i cattivi si trovano in situazioni di assoluta disperazione a causa della perdita di un familiare (spesso i figli).
Un altro tema è legato alla scoperta dello spazio e all'innovazione scientifica. Ne è indicativa la trasformazione che subisce il mezzo di Alcor, passando dalla piccola navicella gialla del primo episodio al razzo spaziale che viaggia fuori dall'atmosfera terrestre nell'ultimo.
Inoltre, l'immancabile tema dello scontro tra bene e male ha dei connotati non banali. Infatti, se da una parte abbiamo Goldrake che sconfigge l'ennesimo mostro di Vega, dall'altra abbiamo Actarus, i suoi amici e svariati personaggi secondari, che aiutano a capire che scegliere il bene o il male non è sempre così semplice. A volte capita addirittura che chi capisce di aver commesso un grave errore arriva a tentare azioni avventate che spesso portano al suicidio.

Da un punto di vista più generale, è facile capire perché Goldrake sia diventato un "cult" in Italia. E' stato il primo cartone di robot giapponesi a raggiungere il nostro Paese, e all'epoca (1978) fu qualcosa di veramente nuovo per la TV dell'epoca.
La colonna sonora, oltre ad essere veramente azzeccata, è senz'altro un altro elemento fondamentale di tale successo (chi non ricorda o conosce la sigla "Ufo Robot"?). Inoltre, la ripetitività di certi elementi, come la sequenza della trasformazione di Actarus (con il mitico grido 'Goldraaaake'), le armi di Goldrake (le lame rotanti, l'alabarda spaziale o il tuono spaziale) hanno contribuito a creare un alone "mitico" intorno alla serie.

Tutto ciò però non basta a spiegare il successo così duraturo di un anime del genere.
Il vero punto di forza è la combinazione tra il protagonista e gli altri personaggi. Actarus, il nostro eroe, sebbene conduca il più forte robot della galassia, ripudia la violenza, combatte solo se costretto, è innamorato della Terra e dei suoi abitanti. Un uomo che, nonostante sia un tipo solitario, è anche incredibilmente romantico e carismatico. Egli cerca di essere un esempio irreprensibile per i suoi amici e, anche se ciò non è quasi mai facile, cerca sempre di fare la cosa giusta. A questa profonda caratterizzazione si unisce anche il fatto che Actarus non è un personaggio statico, ma cresce durante tutta la serie, vivendo anche situazioni che gli causano grandi sofferenze.
Gli altri personaggi sono perfettamente intrecciati intorno al protagonista, così da esaltarlo, senza essere però semplici comparse.

L'unica pecca della serie è che, a volte, in certi episodi, ci sono delle palesi forzature nella trama e certe situazioni sono sviluppate in maniera sbrigativa. Inoltre, per chi fosse abituato a serie più nuove, il disegno sembrerà sicuramente un po' troppo datato.

In definitiva, mi sento di consigliare "Goldrake" veramente a tutti, anzi penso che faccia parte di quelle quattro o cinque serie di anime che sono assolutamente da vedere.