Recensione
Psycho-Pass
9.0/10
Recensione di RoseHunter89
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A quasi una settimana dalla fine della diretta su Rai4, scrivo la recensione su questo fantastico anime. Prima di cimentarmi, voglio precisare che non vedevo una grafica così ben dettagliata nei minimi particolari dalla visione di Ergo Proxy.
"Il mondo perfetto non esiste è solo una pura fantasia determinata da una società che si lascia influenzare e, non è capace di ribellarsi e manifestare i propri sentimenti e le proprie azioni in maniera del tutto libera, senza dover stare al giudizio di qualcun altro" è questa la sintesi di Psycho Pass.
In un mondo dove la tecnologia governa la vita quotidiana di ogni singolo essere umano, dove tutti vengono identificati attraverso il proprio Psycho Pass personale, vige una sola legge: quella del Sybil System, che attraverso le sue macchinazioni guida le scelte di giudizio della squadra speciale di pubblica sicurezza.
Questa squadra è composta da un teem particolare: Shinya Kougami, Nobuchika Ginoza, Tomomi Masaoka, Shuusei Kagari e Yayoi Kunizuka; vengono definite persone che non sono comuni, hanno un criterio di giudizio diverso dalle persone normali e le loro decisioni vengono influenzate dal dominator, un' arma speciale capace di stabilire il coefficiente di criminalità di tutte le persone, a loro si aggiunge Akane Tsunemori, una giovane ispettrice. In una delle indagini il dominator non riesce a identificare il coefficiente di criminalità di una persona una: Shougo Makishima. Sarà proprio la figura di Shogo a mettere in discussione tutte le certezze della società, fino al punto di gettarla nel caos più totale.
La trama è già molto complessa e particolare, nasconde tante di quelle sfumature che vanno dalla crudeltà più cruda al pensiero più filosofico e articolato che la mente umana può solo avere l'ardire di immaginare catturando l'attenzione fino all'inverosimile e portando a riflettere parecchio.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati e hanno un proprio spessore, in particolare il personaggio di Kougami, che ha avuto gli attributi di voltare le spalle a un sistema contorto e di visuale molto chiusa sul concetto di criminalità.
Quello che colpisce molto l'attenzione è senza dubbio la grafica: dettagliata in ogni minimo particolare, pulita, precisa e ipnotizzante in alcune scene.
Le musiche sono l'altro lato interessante che gioca a favore di tutta la serie: ogni musica accompagna in modo perfetto il susseguirsi degli avvenimenti, senza troppe forzature.
L'unica cosa che non mi ha convinto del tutto è stato il finale, che in fondo non ha chiuso un bel niente ma al contrario fa venire mille domande e apre le porte ad una seconda serie, che spero renda un finale più convincente a una serie che merita davvero tanto.
"Il mondo perfetto non esiste è solo una pura fantasia determinata da una società che si lascia influenzare e, non è capace di ribellarsi e manifestare i propri sentimenti e le proprie azioni in maniera del tutto libera, senza dover stare al giudizio di qualcun altro" è questa la sintesi di Psycho Pass.
In un mondo dove la tecnologia governa la vita quotidiana di ogni singolo essere umano, dove tutti vengono identificati attraverso il proprio Psycho Pass personale, vige una sola legge: quella del Sybil System, che attraverso le sue macchinazioni guida le scelte di giudizio della squadra speciale di pubblica sicurezza.
Questa squadra è composta da un teem particolare: Shinya Kougami, Nobuchika Ginoza, Tomomi Masaoka, Shuusei Kagari e Yayoi Kunizuka; vengono definite persone che non sono comuni, hanno un criterio di giudizio diverso dalle persone normali e le loro decisioni vengono influenzate dal dominator, un' arma speciale capace di stabilire il coefficiente di criminalità di tutte le persone, a loro si aggiunge Akane Tsunemori, una giovane ispettrice. In una delle indagini il dominator non riesce a identificare il coefficiente di criminalità di una persona una: Shougo Makishima. Sarà proprio la figura di Shogo a mettere in discussione tutte le certezze della società, fino al punto di gettarla nel caos più totale.
La trama è già molto complessa e particolare, nasconde tante di quelle sfumature che vanno dalla crudeltà più cruda al pensiero più filosofico e articolato che la mente umana può solo avere l'ardire di immaginare catturando l'attenzione fino all'inverosimile e portando a riflettere parecchio.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati e hanno un proprio spessore, in particolare il personaggio di Kougami, che ha avuto gli attributi di voltare le spalle a un sistema contorto e di visuale molto chiusa sul concetto di criminalità.
Quello che colpisce molto l'attenzione è senza dubbio la grafica: dettagliata in ogni minimo particolare, pulita, precisa e ipnotizzante in alcune scene.
Le musiche sono l'altro lato interessante che gioca a favore di tutta la serie: ogni musica accompagna in modo perfetto il susseguirsi degli avvenimenti, senza troppe forzature.
L'unica cosa che non mi ha convinto del tutto è stato il finale, che in fondo non ha chiuso un bel niente ma al contrario fa venire mille domande e apre le porte ad una seconda serie, che spero renda un finale più convincente a una serie che merita davvero tanto.