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Yasaburo Shimogamo si mescola nella città dove vive, ma che poco gli appartiene. Passa inosservato tra gli uomini riversati nei locali a cielo aperto che si trovano lungo il fiume che fa da specchio alle luminarie del luogo. Brindano e chiacchierano gli umani, ignari della realtà che convive con loro: i tengu che solcano il cielo, e i tanuki relegati sulla terra; tutti accanto a loro, assumendo le loro stesse sembianze umane. Un equilibrio di cui tengu e tanuki sono consapevoli, e che portano avanti celandolo ai comuni esseri umani invischiati nel traffico quotidiano e nelle chiacchiere tra conoscenti. Anche i tengu e i tanuki, una volta mescolati, difficilmente sanno riconoscersi attraverso le proprie vesti camaleontiche. E, dunque, ci addentriamo nella vita di ogni giorno di queste creature straordinarie, ascoltando la voce narrante del protagonista, Yasaburo, che racconta la storia della propria famiglia.
Yasaburo è il terzo dei quattro figli maschi cresciuti da Souichiro e Haha, due tanuki: minuscoli esseri simili a dei procioni, capaci di cambiare forma a seconda delle proprie abilità. Il primogenito della famiglia sembra essere il duro di cuore dai sani e concreti principi, Yaichiro. Yajiro, invece, è lo sfaccendato di casa, travolto dai dissidi interiori e rifugiatosi nell'inerme forma di una rana relegata all'interno di un pozzo che gli regala una vita monotona e riflessiva (dalle tante parole spese su di lui, vi confermo che è il personaggio che mi è risultato più interessante fra tutti). Infine, il piccolo Yashiro non vede l'ora di crescere e di sfuggire al bullismo dei cugini con le proprie forze. Ma la famiglia non è al completo, una grave ombra incombe sull'amorevole mamma e i suoi quattro figli. L'ombra appartiene al padre venuto a mancare in seguito all'evento più temuto dalla razza dei tanuki: finire nella bocca degli umani.

La serie, Uchouten Kazoku, segue, a un ritmo lento, le vicende di vita quotidiana di una famiglia all'apparenza spensierata, ma che combatte nel rimanere unita nonostante la pesante perdita che torna nella mente di tutti loro. Eppure, quello di finire mangiati, è un destino a cui i tanuki sono preparati. Può capitare, e, anche se fa male, Yasaburo e la sua famiglia non sembrano percepire la sorte del padre come un'eccezionalità, al punto da riuscire a intrattenere dei rapporti con coloro che hanno goduto dello stufato il cui ingrediente principale era Souichiro!
Tralasciando questa particolare stranezza, che può anche starci, passo col criticare l'estrema lentezza e inconsistenza che ha caratterizzato la visione di questo prodotto animato dello scorso anno (2013), tanto ben reclamizzato. A dispetto dei pareri positivi, devo avvisare che la storia di Yasaburo e famiglia non è per niente dinamica, il che può anche starci. Ci sta più stretto, invece, il fatto che, seppure si tratti di una storia famigliare, non è detto che mi interessi osservare le giornate di Yasaburo alle terme col suo vecchio maestro (un tengu) o seguire lo sguardo di vecchietti infatuati della bella Benten. E già che ci siamo, è stato piuttosto deviante il fatto che Benten abbia monopolizzato l'attenzione per buona parte dell'anime, composto da tredici episodi, per poi risultare semplicemente una furbona con un bel visino, che si è pappata Souichiro, ma che è utile ai fini della trama molto meno di quanto lo siano gli effetti dell'alcol per tutti quanti i personaggi. Ma torniamo all'inconsistenza di buona metà di questa serie, i cui sentimenti, se c'erano, non mi sono giunti nelle lente e vacue scaramucce quotidiane raccontate nei primi episodi. Avvicinandosi alla fine, finalmente in Uchouten Kazoku si son decisi a rivelarci qualcosa in più sui personaggi, qualcosa che non sia inutile, ma che faccia sì che il pubblico si senta vicino alle vite di questi tanuki. Ed è nelle battute finali che scopriamo i sentimenti più profondi e potenti che si nascondono nei componenti nella famiglia. Sentimenti che dal passato si trascinano nel presente, determinando quello che sono diventati, come si sono allontanati, e perché sono fondamentalmente uniti. Perché sono uniti? Sono tutti idioti. A uno a uno, tutta la famiglia e anche i conoscenti glielo riconoscono.

A malincuore ho constatato che se si fosse giocato maggiormente sui sentimenti latenti all'interno della famiglia, Uchouten Kazoku sarebbe potuto essere un anime indimenticabile, un anime in cui il senso della famiglia è il fulcro. La famiglia che rinnega i propri legami, che convive con le proprie memorie e i propri rimpianti, con ciò che li accomuna e ciò che li allontana fra i componenti. Sarebbe valsa la pena se ci fosse stato maggior spazio dedicato a riflessioni che risultassero più consistenti di un semplice blaterare dello stufato di tanuki. Tant'è che sulla carta questo era un anime dalle doti considerevoli.

Al di là del chara che può sembrare semplice e abbozzato, quasi infantile, le figure si muovono su dei fondali a dir poco suggestivi dai quali si evince un tocco accurato nei dettagli. C'è un clima in cui si ha voglia di immergersi: l'autunno che incornicia la figura di Benten di foglie rosse, la famiglia quasi al completo investita dai fiocchi di neve mentre è riunita dinanzi ad un albero di Natale, la vegetazione incolta nei pressi del pozzo muschiato dove risiede Yajiro che contempla la magnifica luna dall'oblò che si apre sulla sua testa. Tutto questo e altri scenari, condensati in magnifici colori, sono accompagnati da semplici e orecchiabili musiche in stile tradizionale. Meno tradizionale è l'opening che involontariamente si insinua nella mente dello spettatore, mentre l'ending risulta graziosamente delicata con le sue dolci note molto meno pop. Un'atmosfera incantata, che strizza l'occhio a ciò che c'è di più affascinante nelle tradizioni culturali giapponesi, nelle immagini di luoghi che abbiamo potuto solo sognare e che pochi di noi hanno scoperto. Tutto questo convive con la storia di una famiglia mitica che da oltre 1200 anni convive con la realtà della moderna città. Eppure i tanuki non tengono il passo col ritmo cittadino, e non riescono a comunicare quanto sarebbe stato nelle loro possibilità.