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Blood Tastes Like Iron

Ammetto di aver iniziato la recensione ancor prima della visione dell'ultima puntata, ma dopo l'episodio 10 non potevo non cantare le lodi di una, anzi della migliore opera che io abbia mai visto. Di cosa parliamo? Di un film? Di un fumetto? Di un libro? Di un prodotto nipponico che la gente tanto ama chiamare anime? Sinceramente non m'importa, preferirei definirlo un'opera di Yuasa, già conosciuto per gli eccellenti "Kaiba" e "Tatami Galaxy". Parliamo di "Ping Pong: The Animation".
Un anime sul ping pong, quindi? No, un anime sulla vita. Ma procediamo per gradi.

Permettetemi di annoiarvi con le solite "qualità oggettive" che tanto sono fondamentali per una recensione "non di parte".
Ottimo è il comparto grafico, seppur sottovalutato, che rende fede all'opera originale (il manga), capace di far risaltare la vecchia gloria del cartaceo, tramite particolari inquadrature, in grado di valorizzare momenti come le varie battute di un match, lasciando che lo sguardo osservi l'intera scena, dai giocatori al pubblico, dalla racchetta alla palla. Fondamentale l'assenza del colore per quanto riguarda il cielo, che ha il merito di far risaltare gli oggetti e le azioni fondamentali della scena e, in alcuni casi, le stupende ambientazioni. Ma non finisce qui, il "bianco" permette ai suoni di risaltare, mostrando un comparto sonoro degno di nota, con un doppiaggio impeccabile, OST stupende (l'opening e l'ending sono magnifiche) e in grado di trasformare il rimbalzo delle palline in musica. Punti di forza dell'anime sono la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi. Non ci troviamo davanti a stereotipi, ma a veri e propri umani, umani come eroi, come mostri, come robot. Sì, perché ognuno è sé e solo sé. Crescono, imparano, maturano, rinascono, volano, ma soprattutto giocano. Ognuno di loro ha tattiche diverse, pensieri diversi, obiettivi diversi e passati diversi. Carismatici, magnifici e unici. La narrazione, poi, è pura poesia; capace di elevare il ping pong a una vera filosofia di vita e oltre, fino a insegnare la vita.

Ma perché reputo "Ping Pong The Animation" non semplicemente uno dei migliori anime (superando ottime opere come "Cowboy Bebop"), ma una delle migliori opere di sempre? Permettetemi di abbandonare la critica oggettiva e di spiegarvi perché questo è un prodotto che va oltre l'eccellenza. Gioco a ping pong da un paio d'anni. Non ai piani alti, ma capisco abbastanza da dirvi che Ping Pong, di ping pong (scusate) ne capisce molto. Racchette, palline, movimenti, impugnature, eccetera. Ma non è questo che rende l'anime stupendo.
Un maestro di vita, ecco cos'è. Riesco a vedere tutta la poesia della vita in ogni pallina, in ogni battuta, in ogni racchetta, nei movimenti, nelle espressioni, in qualsiasi protagonista. Ed è qualcosa che nessun anime, nessun fumetto, nessun film mi ha fatto mai provare. Riesco a respirare la vita, con i suoi alti e bassi, i suoi momenti di sconforto, di impotenza, di ricerca di sé stessi, di vittorie, di convinzioni, di eroi. Testimonia a gran voce che l'uomo può volare, che può imparare che la vita merita di essere vissuta. "I just wanna feel good, whenever and however I can!" recita l'opening. Un'ode alla vita, alla risata:
"Siamo vivi, è per questo che ridiamo.
Siamo vivi, è per questo che siamo tristi.
Siamo vivi, è per questo che siamo felici."

E per concludere, non mi resta che gridare:
HERO KENZAN
HERO KENZAN
HERO KENZAN