Recensione
Il castello errante di Howl
10.0/10
Attenzione! Possibili spoiler!
"Il Castello Errante di Howl" è stato il primo film dello Studio Ghibli che ho visto. Ed è proprio grazie a lui se mi sono appassionata a tutti i film targati Ghibli, anche perché lo Studio è ancora uno dei pochi ad utilizzare l'animazione tradizionale, in un mondo quasi del tutto in 3D.
La trama - diversa da quella del libro da cui è stato tratto - è lineare, segue un percorso che si snoda senza eclatanti colpi di scena né sorprese impensabili. Ma non è neppure scontata, non si riduce alla solita storiella d'amore tra l'affascinante mago di turno e la tipica ragazza con l'autostima sotto i piedi. Credo sia molto di più.
Sophie non è quella che definiremmo "femme fatale", ma nemmeno un coniglietto pauroso che si rifugia nella tana al primo accenno di temporale. Trasformata in una vecchietta dalla Strega delle Lande, non reagisce strappandosi i capelli; dopo lo sgomento iniziale riflette sulle conseguenze e su ciò che è necessario fare: mantiene la calma. Quando invece si presenta il momento di agire, agisce. Per dirla con una battuta del film: "I fuoriclasse non si scelgono il campo!" (Sophie a Calcifer). Non è del tutto distante dalla Sophie creata da Diana Wynne Jones, magia e capelli a parte.
Howl al contrario lo è abbastanza: meno ironico, meno pungente, meno vanitoso (anche se lo rimane); il suo personaggio ha risentito dei tagli fatti al romanzo. Ciononostante, non è peggiorato, anzi. Si può dire che sia la versione migliorata dell'originale. Per chi poi preferisse quest'ultimo, certamente il suo carattere, nell'adattamento cinematografico, può sembrare buonista e stereotipato. Il suo romanticismo non è, però, quello del principe azzurro che si dichiara immediatamente all'amata, né scioglie la maledizione di Sophie al primo colpo. Attende lo svolgersi degli eventi.
A me piacciono entrambe le versioni.
Calcifer conserva il sarcasmo e la malizia (è un demone, d'altronde) che gli vengono dati nel libro. Non muta particolarmente - e fortunatamente.
La Strega delle Lande è completamente diversa, fisicamente e caratterialmente. Non è quella specie di dea descritta nell'opera cartacea, piuttosto un budino umano. Quando ritorna al suo vero aspetto, si trasforma in una vecchietta comica (ma pare che fosse intenzione di Miyazaki-sensei, che non voleva classificarla come un personaggio interamente malvagio).
Markl (Michael nel libro), l'apprendista di Howl, diventa un bambino tenero e responsabile. Perde molte caratteristiche, ma risulta comunque simpatico e congeniale.
Gli altri personaggi cambiano, si fondono o, addirittura, scompaiono. Per chi avesse letto il romanzo può sembrare un taglio importante, ma personalmente trovo che sia stata una scelta coerente con la sceneggiatura. La presenza - o mancanza - di alcuni personaggi quadra, a parer mio. Chiaramente, ognuno è libero di giudicare la cosa con propri criteri.
I disegni sono stupendi. Linee, colori, sfumature, sono una gioia per gli occhi. Ma stiamo parlando di un prodotto Ghibli, non c'è di che stupirsi.
"Il Castello Errante di Howl" è una dolce e magica storia che ci trasporta in un altro mondo e ci fa sognare ad occhi aperti. Qualcuno può trovarla scialba o scarna, qualcun altro poetica e meravigliosa. Io faccio parte della seconda categoria.
"Il Castello Errante di Howl" è stato il primo film dello Studio Ghibli che ho visto. Ed è proprio grazie a lui se mi sono appassionata a tutti i film targati Ghibli, anche perché lo Studio è ancora uno dei pochi ad utilizzare l'animazione tradizionale, in un mondo quasi del tutto in 3D.
La trama - diversa da quella del libro da cui è stato tratto - è lineare, segue un percorso che si snoda senza eclatanti colpi di scena né sorprese impensabili. Ma non è neppure scontata, non si riduce alla solita storiella d'amore tra l'affascinante mago di turno e la tipica ragazza con l'autostima sotto i piedi. Credo sia molto di più.
Sophie non è quella che definiremmo "femme fatale", ma nemmeno un coniglietto pauroso che si rifugia nella tana al primo accenno di temporale. Trasformata in una vecchietta dalla Strega delle Lande, non reagisce strappandosi i capelli; dopo lo sgomento iniziale riflette sulle conseguenze e su ciò che è necessario fare: mantiene la calma. Quando invece si presenta il momento di agire, agisce. Per dirla con una battuta del film: "I fuoriclasse non si scelgono il campo!" (Sophie a Calcifer). Non è del tutto distante dalla Sophie creata da Diana Wynne Jones, magia e capelli a parte.
Howl al contrario lo è abbastanza: meno ironico, meno pungente, meno vanitoso (anche se lo rimane); il suo personaggio ha risentito dei tagli fatti al romanzo. Ciononostante, non è peggiorato, anzi. Si può dire che sia la versione migliorata dell'originale. Per chi poi preferisse quest'ultimo, certamente il suo carattere, nell'adattamento cinematografico, può sembrare buonista e stereotipato. Il suo romanticismo non è, però, quello del principe azzurro che si dichiara immediatamente all'amata, né scioglie la maledizione di Sophie al primo colpo. Attende lo svolgersi degli eventi.
A me piacciono entrambe le versioni.
Calcifer conserva il sarcasmo e la malizia (è un demone, d'altronde) che gli vengono dati nel libro. Non muta particolarmente - e fortunatamente.
La Strega delle Lande è completamente diversa, fisicamente e caratterialmente. Non è quella specie di dea descritta nell'opera cartacea, piuttosto un budino umano. Quando ritorna al suo vero aspetto, si trasforma in una vecchietta comica (ma pare che fosse intenzione di Miyazaki-sensei, che non voleva classificarla come un personaggio interamente malvagio).
Markl (Michael nel libro), l'apprendista di Howl, diventa un bambino tenero e responsabile. Perde molte caratteristiche, ma risulta comunque simpatico e congeniale.
Gli altri personaggi cambiano, si fondono o, addirittura, scompaiono. Per chi avesse letto il romanzo può sembrare un taglio importante, ma personalmente trovo che sia stata una scelta coerente con la sceneggiatura. La presenza - o mancanza - di alcuni personaggi quadra, a parer mio. Chiaramente, ognuno è libero di giudicare la cosa con propri criteri.
I disegni sono stupendi. Linee, colori, sfumature, sono una gioia per gli occhi. Ma stiamo parlando di un prodotto Ghibli, non c'è di che stupirsi.
"Il Castello Errante di Howl" è una dolce e magica storia che ci trasporta in un altro mondo e ci fa sognare ad occhi aperti. Qualcuno può trovarla scialba o scarna, qualcun altro poetica e meravigliosa. Io faccio parte della seconda categoria.