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Quando si tratta di argomenti a me cari, mi è davvero impossibile non essere esigente. Quando ho scoperto "La corda d'oro", da buona amante di musica, l'ho guardato senza prender fiato, e, sebbene anche la prima stagione ha in sé errori e qualche pecca, l'ho trovato comunque un buon prodotto, sia per le ottime scelte musicale nei rispettivi contesti, sia perché si è sempre percepita la forte volontà di voler trasmettere, attraverso i personaggi e le loro scelte (musicali e non), quell'amore platonico e passionale per la musica che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero aver il privilegio di provare.

Questa seconda stagione (se cosi è opportuno chiamarla) è tuttavia una faccenda ben diversa. Non avevo grandi aspettative quando ho saputo che a comporla erano solo due episodi, ma non ero neanche preparata a quello che mi sarei trovata davanti. Nuove presenze inserite lì, nel mezzo, come comparse pronte a entrare e uscire all'occorrenza. Li avrei accettati se fossero serviti almeno a dare spiegazioni sulla vita di qualche personaggio o a rispondere a qualche domanda che lo spettatore avrebbe potuto porsi nel corso della serie, invece no. Sono legati, in pratica e più o meno, solo tra loro, e cercano di legarsi ai personaggi già esistenti con una velocità che è assolutamente estranea all'usuale svolgersi degli eventi.
Per quanto io abbia apprezzato gli sforzi, avrei preferito aspettare il completamento del manga, per poi poter godere di una seconda stagione fatta in modo appropriato. Se non fosse per la presenza musicale, probabilmente non avrebbe neanche raggiunto quel quattro che io gli attribuisco.

Ad ogni modo, se avete già visto e apprezzato la prima, credo in realtà che non baderete molto alle cattive recensioni. So bene quanto sia forte la volontà di proseguire qualcosa che cattura la nostra attenzione e curiosità. Semplicemente dico che questi due episodi non daranno né toglieranno nulla alle vostre vite, come, iperbolicamente parlando, avrebbero potuto fare i venticinque già visionati.