Recensione
Ambientato in un futuro ancora molto remoto da noi, "Aruvu Rezuru" ci propone un mondo al superamento dell'era digitale per l'approdo in quella virtuale. Infatti, la società narrata si basa sulla comunicazione wireless, la cui tecnologia in realtà piuttosto semplice, viene portata avanti fino a diventare quasi una fonte di vita.
In questo cortometraggio ho rivisto molti stereotipi/temi amati dai giapponesi: la massimizzazione dei tempi a favore della produzione (che sia pratica o di natura intellettiva non fa molta differenza), reclusione in spazi asettici che allontanano e proteggono da sentimenti altrui il protagonista del caso, accenni ad amori proibiti, ecc ecc Se l'intento degli autori era trasmettere il senso di agonia e di solitudine di questa era, a mio parere ci sono riusciti, motivo principale per cui ho trovato questo corto molto accattivante. In un'atmosfera specifica ma allo stesso tempo confusa, abbiamo due personaggi principali e, mi permetto di dire, anche gli unici che compaiono e di cui viene raccontato qualcosa. Remu e Shiki, fratelli di fatto e non di sangue, si sono da tempo separati per condurre, o almeno così parebbe, ognuno il suo percorso di studi. Da buoni fratelli però si tengono in contatto e si svelano vicendevolmente i propri segreti. Dopo i primi minuti possiamo già comprendere un coinvolgimento emotivo più che fraterno tra i due personaggi, giustificabile in parte dall'incapacità sia dei personaggi che delle scarse opportunità date dalla società sempre più virtuale di creare legami profondi con altre persone, che dalla complicità che si crea nel momento in cui si confidano l'un l'altra.
I disegni sono particolari e non lasciano spazio a mezze misure: o piacciono o non piacciono. Non è il mio genere preferito, ma trovo che calzi appennello con una narrazione tanto drammatica.
Essendo semplicemente un corto è difficile dare un giudizio, però, anche se ora non faccio altro che rimuginare su un possibile proseguimento della storia, penso sia stato dato un quadro molto amplio entro cui fantasticare. E personalmente adoro i film/corti che ti lasciano spazio per le tue fantasticherie. Sarebbe sicuramente affascinante un seguito, ma anche già così io penso sia una buona opera e ne consiglio la visione agli amanti del genere fantascientifico.
In questo cortometraggio ho rivisto molti stereotipi/temi amati dai giapponesi: la massimizzazione dei tempi a favore della produzione (che sia pratica o di natura intellettiva non fa molta differenza), reclusione in spazi asettici che allontanano e proteggono da sentimenti altrui il protagonista del caso, accenni ad amori proibiti, ecc ecc Se l'intento degli autori era trasmettere il senso di agonia e di solitudine di questa era, a mio parere ci sono riusciti, motivo principale per cui ho trovato questo corto molto accattivante. In un'atmosfera specifica ma allo stesso tempo confusa, abbiamo due personaggi principali e, mi permetto di dire, anche gli unici che compaiono e di cui viene raccontato qualcosa. Remu e Shiki, fratelli di fatto e non di sangue, si sono da tempo separati per condurre, o almeno così parebbe, ognuno il suo percorso di studi. Da buoni fratelli però si tengono in contatto e si svelano vicendevolmente i propri segreti. Dopo i primi minuti possiamo già comprendere un coinvolgimento emotivo più che fraterno tra i due personaggi, giustificabile in parte dall'incapacità sia dei personaggi che delle scarse opportunità date dalla società sempre più virtuale di creare legami profondi con altre persone, che dalla complicità che si crea nel momento in cui si confidano l'un l'altra.
I disegni sono particolari e non lasciano spazio a mezze misure: o piacciono o non piacciono. Non è il mio genere preferito, ma trovo che calzi appennello con una narrazione tanto drammatica.
Essendo semplicemente un corto è difficile dare un giudizio, però, anche se ora non faccio altro che rimuginare su un possibile proseguimento della storia, penso sia stato dato un quadro molto amplio entro cui fantasticare. E personalmente adoro i film/corti che ti lasciano spazio per le tue fantasticherie. Sarebbe sicuramente affascinante un seguito, ma anche già così io penso sia una buona opera e ne consiglio la visione agli amanti del genere fantascientifico.