Recensione
Tokyo Ghoul √A
7.0/10
Recensione di Lightblade
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In tutta onestà, arrivato alla fine della seconda stagione dell'adattamento anime del manga di Sui Ishida, sono rimasto un tantinello deluso. Le premesse per una ottima seconda serie c'erano tutte: a partire dalla strada diversa dal manga (secondo me fattore almeno inizialmente positivo, visto che l'adattamento era già in parte rovinato...), passando per la supervisione di Ishida. Cosa è rimasto alla fine delle premesse iniziali? Un grande meh.
Partiamo dal fattore che doveva differenziare questa seconda serie dal manga: Kaneki che si unisce ad Aogiri. Scelta audace, certo, ma che poteva portare a mille sviluppi diversi e a uno sviluppo caratteriale di Kaneki certamente diverso da quello del manga, ma alla fine ha davvero differenziato lo sviluppo della storia? La risposta è no; il susseguirsi delle vicende non è altro che una versione velocizzata (troppo velocizzata) e con qualche cambio qua e là degli eventi della seconda parte della prima parte del manga. Risultato? La serie appare confusa e inconcludente, e l'episodio finale non fa che accentuare ancora di più il dubbio di chi sta visionando la serie, soprattutto di chi ha soltanto visto l'anime, visto che non risolve di fatto niente.
Mi sono ritrovato molto spesso, visionando gli episodi, a chiedermi il senso di quello che stava succedendo, come nel raid di Aogiri nella prigione di Cochlea; ora, nel manga questa parte era diversa e qui sono stati applicati diversi cambi, ma ha un senso ed è molto importante ai fini della storia, ma nell'anime? Non ha alcun senso, visto che tutto ciò che è successo in quel paio di episodi non ha alcuna rilevanza ai fini della trama (poteva averne se Kaneki che sviluppa il kakuja avesse avuto una qualche importanza nell'anime, ma io gliel'ho visto utilizzare solo una volta...), vengono presentati personaggi che poi non si rivedono più e in generale si sente come se quegli episodi potevano essere utilizzati in un altro modo (e magari prendendo una strada veramente originale).
Altra nota dolente è il personaggio di Kaneki, che qui appare quasi come una comparsa, piuttosto che come il protagonista. Possiamo contare circa cinque minuti di apparizione su ventiquattro minuti per episodio, e questo mi ha certamente colpito in negativo, visto che così anche lo sviluppo psicologico di Kaneki viene meno.
Passiamo alle note positive. Una cosa che mi ha convinto molto di più di questa seconda serie rispetto alla prima è la maggiore attenzione ai personaggi secondari e in generale un tono molto più fedele al manga rispetto a prima. Altra cosa ottima sono le OST veramente bellissime e messe sempre bene nel contesto. Animazioni buone, ma leggermente inferiori come qualità rispetto alla prima stagione, con cali evidenti in alcuni episodi.
In conclusione, non so cosa sia passato nella mente dello Studio Pierrot quando hanno deciso di adattare il manga di "Tokyo Ghoul", perché mi sento leggermente preso in giro da loro, visto che avevano in mano un prodotto veramente, ma veramente di qualità (e visto l'ottimo lavoro fatto con "Akatsuki no Yona"): bastava soltanto fare più episodi (ventiquattro per la prima serie, ed eventualmente altri ventiquattro per la seconda, oppure anche dodici e dodici come hanno fatto, a patto che seguissero gli eventi correttamente), prestare maggiore attenzione ai dettagli e, soprattutto, è tanto difficile per gli studi di animazione odierni adattare pannello per pannello le opere che che traspongono? Per me no, ma probabilmente la risposta per loro è sì, o forse c'è qualcosa che non capisco, non saprei.
In generale, da fan come sono, non mi sento di dire che non ho apprezzato la serie, anzi, mi è dispiaciuto che sia finita, ma la delusione rimane, vista l'ottima partenza. Cercando di vedere il tutto da una prospettiva non da lettore del manga, il massimo che mi sento di dare è sette, sperando che lo Studio Pierrot non tocchi mai più "Tokyo Ghoul", e sperando in un eventuale reboot da parte di uno studio certamente più capace (Madhouse docet) e in una eventuale trasposizione anche della seconda parte del manga, "Tokyo Ghoul:Re".
Partiamo dal fattore che doveva differenziare questa seconda serie dal manga: Kaneki che si unisce ad Aogiri. Scelta audace, certo, ma che poteva portare a mille sviluppi diversi e a uno sviluppo caratteriale di Kaneki certamente diverso da quello del manga, ma alla fine ha davvero differenziato lo sviluppo della storia? La risposta è no; il susseguirsi delle vicende non è altro che una versione velocizzata (troppo velocizzata) e con qualche cambio qua e là degli eventi della seconda parte della prima parte del manga. Risultato? La serie appare confusa e inconcludente, e l'episodio finale non fa che accentuare ancora di più il dubbio di chi sta visionando la serie, soprattutto di chi ha soltanto visto l'anime, visto che non risolve di fatto niente.
Mi sono ritrovato molto spesso, visionando gli episodi, a chiedermi il senso di quello che stava succedendo, come nel raid di Aogiri nella prigione di Cochlea; ora, nel manga questa parte era diversa e qui sono stati applicati diversi cambi, ma ha un senso ed è molto importante ai fini della storia, ma nell'anime? Non ha alcun senso, visto che tutto ciò che è successo in quel paio di episodi non ha alcuna rilevanza ai fini della trama (poteva averne se Kaneki che sviluppa il kakuja avesse avuto una qualche importanza nell'anime, ma io gliel'ho visto utilizzare solo una volta...), vengono presentati personaggi che poi non si rivedono più e in generale si sente come se quegli episodi potevano essere utilizzati in un altro modo (e magari prendendo una strada veramente originale).
Altra nota dolente è il personaggio di Kaneki, che qui appare quasi come una comparsa, piuttosto che come il protagonista. Possiamo contare circa cinque minuti di apparizione su ventiquattro minuti per episodio, e questo mi ha certamente colpito in negativo, visto che così anche lo sviluppo psicologico di Kaneki viene meno.
Passiamo alle note positive. Una cosa che mi ha convinto molto di più di questa seconda serie rispetto alla prima è la maggiore attenzione ai personaggi secondari e in generale un tono molto più fedele al manga rispetto a prima. Altra cosa ottima sono le OST veramente bellissime e messe sempre bene nel contesto. Animazioni buone, ma leggermente inferiori come qualità rispetto alla prima stagione, con cali evidenti in alcuni episodi.
In conclusione, non so cosa sia passato nella mente dello Studio Pierrot quando hanno deciso di adattare il manga di "Tokyo Ghoul", perché mi sento leggermente preso in giro da loro, visto che avevano in mano un prodotto veramente, ma veramente di qualità (e visto l'ottimo lavoro fatto con "Akatsuki no Yona"): bastava soltanto fare più episodi (ventiquattro per la prima serie, ed eventualmente altri ventiquattro per la seconda, oppure anche dodici e dodici come hanno fatto, a patto che seguissero gli eventi correttamente), prestare maggiore attenzione ai dettagli e, soprattutto, è tanto difficile per gli studi di animazione odierni adattare pannello per pannello le opere che che traspongono? Per me no, ma probabilmente la risposta per loro è sì, o forse c'è qualcosa che non capisco, non saprei.
In generale, da fan come sono, non mi sento di dire che non ho apprezzato la serie, anzi, mi è dispiaciuto che sia finita, ma la delusione rimane, vista l'ottima partenza. Cercando di vedere il tutto da una prospettiva non da lettore del manga, il massimo che mi sento di dare è sette, sperando che lo Studio Pierrot non tocchi mai più "Tokyo Ghoul", e sperando in un eventuale reboot da parte di uno studio certamente più capace (Madhouse docet) e in una eventuale trasposizione anche della seconda parte del manga, "Tokyo Ghoul:Re".