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"Kabukicho Love Hotel" ricorda un po' "Dance Dance Dance" di Murakami, perché tutto ruota attorno a un hotel, ma il paragone termina qui. L'atmosfera di "Sayonara Kabukicho" è quella di una storia urbana della Tokyo post-terremoto del 2011, coi protagonisti che pagano le conseguenze economiche e sociali di un Giappone che ha accusato il colpo, anche se lo nasconde bene. Un Giappone che nasconde altrettanto bene i propri problemi di immigrazione interna, ad esempio la condizione della comunità coreana, che il film in qualche modo illumina, proponendo la triste parabola di una coppia di giovani coreani che, per arrotondare, vendono il proprio corpo, fino a dover ritrovare la propria intimità con grande sofferenza.
La coppia protagonista del film è forse l'anello debole della storia. Toru (Shota Sometani) è forse male utilizzato dal pur bravo Ryuichi Hiroki, e la sua parte, quella di un ragazzo introverso e imbelle, non va oltre un abbozzo di caratterizzazione. Incolore anche il personaggio interpretato dall'ex idol Atsuko Maeda; Saya, partner di Toru, oltre che essere annoiata nella storia, sembra annoiata dalla parte assegnatagli. I due si svegliano solo alla fine, quando rischiano di perdersi, e Saya compone una ballata dolente per scongiurare l'addio.
La pellicola si 'salva' per questo colpo di coda e per un doppio eroismo del quotidiano: quello 'drammatico' dei due coreani e quello 'tragicomico' della coppia di mezza età - un uomo e una donna costretti a nascondersi alla giustizia, e legati da una complicità di lunga data. Promossa anche la fotografia, e in generale ottima la resa ambientale, che catapulta lo spettatore nel quartiere a luci rosse di Tokyo con grande efficacia e dovizia di realismo.
Il finale aperto e sonnacchioso lascia spazio all'immaginazione: magari il risveglio ritroverà i protagonisti più consapevoli e più comprensivi.