Recensione
Potrebbe non essere il migliore degli incipit, per una recensione; ma, in questo caso, è doverosa una piccola premessa "estemporanea". Io non sono proprio un amante dei "remake", "reboot" e similari; per quanto non li disdegni di per sè e non abbia pregiudizi nei loro confronti.
Credo che ogni opera, seppur riedizione di qualcosa che già esiste, debba comunque essere considerata unica, e di conseguenza valutata in senso assoluto; ovviamente, non si può del tutto prescindere da un confronto, e non è mia intenzione farlo.
Entrando nello specifico, questo film dei "Cavalieri Dello Zodiaco" è una riproposizione, piuttosto alterata ma ancora riconoscibile nella trama, del primo arco narrativo della serie televisiva omonima degli anni '80. Una analoga operazione era stata già compiuta (nel 2013) dagli stessi autori, con "Capitan Harlock"; peraltro con un discreto successo di critica e pubblico. Ebbene, questa volta non si è riusciti a replicare l'impresa; non pienamente, almeno.
La trama è l'elemento che più di ogni altro ha rappresentato il pomo della discordia, per i fan del brand: la storia è stata modificata piuttosto pesantemente, anche se il "canovaccio generale" rimane, grossomodo, inalterato. Il motivo di tale scelta è piuttosto lampante: in 90 minuti di pellicola si comprime una trama destinata a lunghezze ben diverse. Questo comporta una operazione di sintesi, ma anche di revisionismo: i dialoghi divengono rapidi scambi di battute, i combattimenti schermaglie fulminee (seppur di fortissimo impatto). Ma l'effetto più evidente è sui personaggi: senza tempo in questa sede per un approfondimento, tanto gli interessanti protagonisti, quanto i carismatici antagonisti, sono qui appiattiti, semplificati, sintetizzati; forse troppo, tanto che appaiono quasi come "macchiette", e di sicuro ombre dei sè stessi originali. Aggiungendo a questa ricetta un character design fortemente rivisitato, ed alcune modifiche prive di una vera logica (senza fare spoiler, abbiamo cose come un cambio di sesso per un cavaliere; ed un'altro di essi combatte... ballando.), la pietanza è risultata indigesta a molti.
Ma, come detto ad inizio recensione, al pari di ogni altra opera, anche questo film merita una valutazione priva dai pregiudizi dovuti al nome che porta. Cercando la massima oggettività possibile, possiamo affermare che:
- La trama è molto accellerata, a tratti confusionaria, e forse nulla di eccezionale; ma risulta comunque bastevole per confezionare un buon prodotto di intrattenimento, e la linearità può quasi essere una qualità, se letta alla luce del voler aprire e chiudere coerentemente un canovaccio così grande in un'ora e mezza. Senza pretese, ma così va inteso l'intero film; è l'unica chiave di lettura possibile.
- Il design è moderno, molto più vicino ai mecha che alle armature fantasy; esagerato, tamarro e vagamente kitsch, ma ha il pregio di rendersi riconoscibile e particolare. Il film è in Computer Grafica, non in animazione tradizionale; ma visto il suo stile "mecha-tamarro", è una scelta oggettivamente azzeccata.
- I combattimenti sono rapidi, esplosivi, decisamente da cardiopalma. I più sono brevi, ma si tratta davvero dell'unica critica che è possibile muovergli. Senza dubbio alcuno, la parte più riuscita del film. Balletto a parte (scusatemi, non ho saputo resistere).
- Il sonoro è servente alla causa; accompagna con melodie molto moderne, in linea con le scelte estetiche della pellicola. Anonimo forse, fuori luogo mai.
Un ultimo appunto sul doppiaggio Italiano. E' stato scelto di mantenere non solo il cast di voci della serie tv originale, ma anche la nomenclatura partorita dalla Mediaset (degli anni '80, è bene ricordarlo); e, cosa unica del nostro doppiaggio, un registro linguistico molto più raffinato, quasi aulico. Le scelte di adattamento, dei nomi come dei dialoghi, ne hanno risentito parecchio; ma forse, valutando anche questo estemporaneamente, un cotrasto fra "immagini moderno/tamarre" e "registro linguistico aulico" crea uno strano eclettismo, a modo suo quasi artistico.
E' necessario, infine, cercare come sempre di riassumere gli sproloqui in una sintetica scala decimale. Il voto che do all'opera è sufficiente, ma non elevato: 6.5 quindi, arrotondato a 7 per benevolanza della dea Atena (scusate, giuro che dopo mi autoflagello per questa). Il voto è ovviamente basato sulla analisi "assoluta ed oggettiva", ignorando dunque il nome che l'opera porta, ed il passato a cui essa si ricollega.
Il voto da semplice fan della serie è probabilmente un 5 e mezzo (togliere un punto per le irrispettose modifiche, insomma); il voto da "girellaro" arriva a 4. Ma sarebbero voti ingiusti, dettati più da cieco furore che non da raziocinio. E noi siamo cavalieri, mica barbari, no?
P.S.: possiamo criticare, possiamo indignarci, possiamo essere puristi. Ma ammettiamolo, Ivo De Palma che parla Dantescamente, e poi urla "Fulmine di Pegasus" non ha davvero prezzo!
Credo che ogni opera, seppur riedizione di qualcosa che già esiste, debba comunque essere considerata unica, e di conseguenza valutata in senso assoluto; ovviamente, non si può del tutto prescindere da un confronto, e non è mia intenzione farlo.
Entrando nello specifico, questo film dei "Cavalieri Dello Zodiaco" è una riproposizione, piuttosto alterata ma ancora riconoscibile nella trama, del primo arco narrativo della serie televisiva omonima degli anni '80. Una analoga operazione era stata già compiuta (nel 2013) dagli stessi autori, con "Capitan Harlock"; peraltro con un discreto successo di critica e pubblico. Ebbene, questa volta non si è riusciti a replicare l'impresa; non pienamente, almeno.
La trama è l'elemento che più di ogni altro ha rappresentato il pomo della discordia, per i fan del brand: la storia è stata modificata piuttosto pesantemente, anche se il "canovaccio generale" rimane, grossomodo, inalterato. Il motivo di tale scelta è piuttosto lampante: in 90 minuti di pellicola si comprime una trama destinata a lunghezze ben diverse. Questo comporta una operazione di sintesi, ma anche di revisionismo: i dialoghi divengono rapidi scambi di battute, i combattimenti schermaglie fulminee (seppur di fortissimo impatto). Ma l'effetto più evidente è sui personaggi: senza tempo in questa sede per un approfondimento, tanto gli interessanti protagonisti, quanto i carismatici antagonisti, sono qui appiattiti, semplificati, sintetizzati; forse troppo, tanto che appaiono quasi come "macchiette", e di sicuro ombre dei sè stessi originali. Aggiungendo a questa ricetta un character design fortemente rivisitato, ed alcune modifiche prive di una vera logica (senza fare spoiler, abbiamo cose come un cambio di sesso per un cavaliere; ed un'altro di essi combatte... ballando.), la pietanza è risultata indigesta a molti.
Ma, come detto ad inizio recensione, al pari di ogni altra opera, anche questo film merita una valutazione priva dai pregiudizi dovuti al nome che porta. Cercando la massima oggettività possibile, possiamo affermare che:
- La trama è molto accellerata, a tratti confusionaria, e forse nulla di eccezionale; ma risulta comunque bastevole per confezionare un buon prodotto di intrattenimento, e la linearità può quasi essere una qualità, se letta alla luce del voler aprire e chiudere coerentemente un canovaccio così grande in un'ora e mezza. Senza pretese, ma così va inteso l'intero film; è l'unica chiave di lettura possibile.
- Il design è moderno, molto più vicino ai mecha che alle armature fantasy; esagerato, tamarro e vagamente kitsch, ma ha il pregio di rendersi riconoscibile e particolare. Il film è in Computer Grafica, non in animazione tradizionale; ma visto il suo stile "mecha-tamarro", è una scelta oggettivamente azzeccata.
- I combattimenti sono rapidi, esplosivi, decisamente da cardiopalma. I più sono brevi, ma si tratta davvero dell'unica critica che è possibile muovergli. Senza dubbio alcuno, la parte più riuscita del film. Balletto a parte (scusatemi, non ho saputo resistere).
- Il sonoro è servente alla causa; accompagna con melodie molto moderne, in linea con le scelte estetiche della pellicola. Anonimo forse, fuori luogo mai.
Un ultimo appunto sul doppiaggio Italiano. E' stato scelto di mantenere non solo il cast di voci della serie tv originale, ma anche la nomenclatura partorita dalla Mediaset (degli anni '80, è bene ricordarlo); e, cosa unica del nostro doppiaggio, un registro linguistico molto più raffinato, quasi aulico. Le scelte di adattamento, dei nomi come dei dialoghi, ne hanno risentito parecchio; ma forse, valutando anche questo estemporaneamente, un cotrasto fra "immagini moderno/tamarre" e "registro linguistico aulico" crea uno strano eclettismo, a modo suo quasi artistico.
E' necessario, infine, cercare come sempre di riassumere gli sproloqui in una sintetica scala decimale. Il voto che do all'opera è sufficiente, ma non elevato: 6.5 quindi, arrotondato a 7 per benevolanza della dea Atena (scusate, giuro che dopo mi autoflagello per questa). Il voto è ovviamente basato sulla analisi "assoluta ed oggettiva", ignorando dunque il nome che l'opera porta, ed il passato a cui essa si ricollega.
Il voto da semplice fan della serie è probabilmente un 5 e mezzo (togliere un punto per le irrispettose modifiche, insomma); il voto da "girellaro" arriva a 4. Ma sarebbero voti ingiusti, dettati più da cieco furore che non da raziocinio. E noi siamo cavalieri, mica barbari, no?
P.S.: possiamo criticare, possiamo indignarci, possiamo essere puristi. Ma ammettiamolo, Ivo De Palma che parla Dantescamente, e poi urla "Fulmine di Pegasus" non ha davvero prezzo!