Recensione
Persuasa dalle positivissime recensioni lette, ho deciso di intraprendere la visione di Maison Ikkoku, un anime piuttosto famoso tratto dall'omonimo manga della Takahashi, ma che non avevo mai visto se non qualche episodio qua e là. Andiamo per ordine:
- trama: una giovane vedova di nome Kyoko diventa la direttrice di una residenza chiamata "Maison Ikkoku" e vi si trasferisce. Qui vi sono altri coinquilini, tra cui Godai, che si innamora a prima vista di Kyoko. L'anime è quindi incentrato sulla loro storia, attorno alla quale ruotano diverse situazioni e personaggi. La trama di per sè non è troppo originale, ma sarebbe comunque potuta essere un buon punto di partenza, se non fosse che la serie ricade nel solito problema incontrato con tutte le altre storie della Takahashi: la ripetitività. Almeno fino a metà della serie, ogni puntata è a sè stante e ricalca il medesimo schema: possibile avvicinamento tra Godai e Kyoko - elemento di disturbo e fraintendimento tra i due - litigio - risoluzione del problema - tutto torna come prima. Nella seconda metà si assiste finalmente ad un'evoluzione della storia tra i due personaggi, però talvolta le situazioni presentate sono talmente paradossali da risultare assolutamente non realistiche. Mi sono tuttavia ritrovata ad emozionarmi in alcune puntate e a tifare per i due protagonisti. Nonostante ciò a mio avviso la seconda parte non riesce a rimediare alla noia delle prime puntate, che sono più di 50, in cui non succede assolutamente nulla o quasi.
- personaggi: personalmente li ho trovati tutti abbastanza simpatici e ben caratterizzati. I due protagonisti risultano ben riusciti, e subiscono un processo di evoluzione che li farà maturare durante l'arco della serie. Gli altri inquilini della Maison Ikkoku riescono nell'intento di strappare qualche risata allo spettatore (soprattutto Yotsuya), rendendo le puntate più godibili. Personalmente non ho troppo amato Kozue e Yagami, sono praticamente dei personaggi inutili creati come mero elemento di disturbo tra Kyoko e Godai, la loro caratterizzazione è inesistente (nel caso di Kozue) o estremamente irritante (nel caso di Yagami).
- Animazione e musiche: la serie è degli anni 80 per cui le animazioni sono assolutamente adatte a quel periodo. Il character design è quello tipico della Takahashi. Ho trovato un po' troppo simili i volti di Godai e Mitaka (sono uguali a parte i capelli praticamente), ma nel complesso non mi dispiacciono. Le soundtracks le ho trovate belle, sono tipicamente "eighties" e fanno davvero ambiente. A volte ci si sente trasportati proprio nel Giappone di quegli anni, anche
grazie alle ambientazioni e alle situazioni presentate che contribuiscono a dare un'immagine più precisa del Giappone tradizionale, lontano dall'odierna Tokyo luminosa e caotica.
- Adattamento italiano: qui la nota dolente. Per le prime 53 puntate nella versione italiana era stato scelto un cast di doppiatori abili e adatti alle parti, che ho molto apprezzato (cosa che di solito mi viene difficile). Purtroppo il sogno era destinato a finire da metà serie in poi, infatti tutte (e dico proprio tutte!) le voci sono state sostituite da altri doppiatori decisamente di livello inferiore e con voci molto diverse in alcuni casi (per esempio Akemi, non la riconoscevo più). Sono rimasta letteralmente scioccata nel sentire il cambiamento, e riadattarsi è risultato difficile, dato anche il fatto che alcune voci erano proprio brutte o piatte.
Il risultato finale per me risulta essere un sei e mezzo che arrotonderò a sette. Francamente non riesco a capire l'enorme quantità di 9 e 10, non so proprio come si possa dare un voto così alto ad un'opera che è sì godibile, ma proprio nulla più. Penso che molti siano stati influenzati dalla "nostalgia", ed è vero che bisogna considerare che la serie è comunque degli anni 80 per cui sotto alcuni aspetti non può raggiungere la qualità di alcune serie attuali, ma il fatto che la prima metà delle puntate sia pressochè inutile non puo' essere ignorato.
Consiglio Maison Ikkoku ai nostalgici e a chi ama le serie un po' "retro'", ma non mi sento proprio di consigliarne la visione a tutti, visto che 96 puntate sono molte e penso che in questo tempo avrei potuto vedere qualcosa forse più nelle mie corde.
- trama: una giovane vedova di nome Kyoko diventa la direttrice di una residenza chiamata "Maison Ikkoku" e vi si trasferisce. Qui vi sono altri coinquilini, tra cui Godai, che si innamora a prima vista di Kyoko. L'anime è quindi incentrato sulla loro storia, attorno alla quale ruotano diverse situazioni e personaggi. La trama di per sè non è troppo originale, ma sarebbe comunque potuta essere un buon punto di partenza, se non fosse che la serie ricade nel solito problema incontrato con tutte le altre storie della Takahashi: la ripetitività. Almeno fino a metà della serie, ogni puntata è a sè stante e ricalca il medesimo schema: possibile avvicinamento tra Godai e Kyoko - elemento di disturbo e fraintendimento tra i due - litigio - risoluzione del problema - tutto torna come prima. Nella seconda metà si assiste finalmente ad un'evoluzione della storia tra i due personaggi, però talvolta le situazioni presentate sono talmente paradossali da risultare assolutamente non realistiche. Mi sono tuttavia ritrovata ad emozionarmi in alcune puntate e a tifare per i due protagonisti. Nonostante ciò a mio avviso la seconda parte non riesce a rimediare alla noia delle prime puntate, che sono più di 50, in cui non succede assolutamente nulla o quasi.
- personaggi: personalmente li ho trovati tutti abbastanza simpatici e ben caratterizzati. I due protagonisti risultano ben riusciti, e subiscono un processo di evoluzione che li farà maturare durante l'arco della serie. Gli altri inquilini della Maison Ikkoku riescono nell'intento di strappare qualche risata allo spettatore (soprattutto Yotsuya), rendendo le puntate più godibili. Personalmente non ho troppo amato Kozue e Yagami, sono praticamente dei personaggi inutili creati come mero elemento di disturbo tra Kyoko e Godai, la loro caratterizzazione è inesistente (nel caso di Kozue) o estremamente irritante (nel caso di Yagami).
- Animazione e musiche: la serie è degli anni 80 per cui le animazioni sono assolutamente adatte a quel periodo. Il character design è quello tipico della Takahashi. Ho trovato un po' troppo simili i volti di Godai e Mitaka (sono uguali a parte i capelli praticamente), ma nel complesso non mi dispiacciono. Le soundtracks le ho trovate belle, sono tipicamente "eighties" e fanno davvero ambiente. A volte ci si sente trasportati proprio nel Giappone di quegli anni, anche
grazie alle ambientazioni e alle situazioni presentate che contribuiscono a dare un'immagine più precisa del Giappone tradizionale, lontano dall'odierna Tokyo luminosa e caotica.
- Adattamento italiano: qui la nota dolente. Per le prime 53 puntate nella versione italiana era stato scelto un cast di doppiatori abili e adatti alle parti, che ho molto apprezzato (cosa che di solito mi viene difficile). Purtroppo il sogno era destinato a finire da metà serie in poi, infatti tutte (e dico proprio tutte!) le voci sono state sostituite da altri doppiatori decisamente di livello inferiore e con voci molto diverse in alcuni casi (per esempio Akemi, non la riconoscevo più). Sono rimasta letteralmente scioccata nel sentire il cambiamento, e riadattarsi è risultato difficile, dato anche il fatto che alcune voci erano proprio brutte o piatte.
Il risultato finale per me risulta essere un sei e mezzo che arrotonderò a sette. Francamente non riesco a capire l'enorme quantità di 9 e 10, non so proprio come si possa dare un voto così alto ad un'opera che è sì godibile, ma proprio nulla più. Penso che molti siano stati influenzati dalla "nostalgia", ed è vero che bisogna considerare che la serie è comunque degli anni 80 per cui sotto alcuni aspetti non può raggiungere la qualità di alcune serie attuali, ma il fatto che la prima metà delle puntate sia pressochè inutile non puo' essere ignorato.
Consiglio Maison Ikkoku ai nostalgici e a chi ama le serie un po' "retro'", ma non mi sento proprio di consigliarne la visione a tutti, visto che 96 puntate sono molte e penso che in questo tempo avrei potuto vedere qualcosa forse più nelle mie corde.