Recensione
Il Grande Sogno di Maya
7.0/10
L'anime di "Glass no Kamen" (in Italia "Il grande sogno di Maya" o letteralmente "La maschera di vetro") del 1984 è il primo adattamento animato del manga della maestra Suzue Miuchi, adattamento animato che ebbe grande successo in Italia.
L'anime, così come il manga, racconta della povera Maya Kitajima, orfana di padre, che aiuta la madre lavorando con lei in un ristorante cinese. Maya non brilla in nulla, è poco attenta, un pò sciocca, eppure quando vede un telefilm non capisce più niente e rimane incantata per ore e ore, mostrando un'incredibile attrazione nei confronti della recitazione.
Dopo numerose peripezie e sofferenze, Maya viene notata dalla signora Tsukikage, un' ex attrice rimasta sfregiata in volto e così costretta ad abbandonare le scene, che riconosce nella ragazza un talento interessante, e dopo averla vista recitare al parco di fronte a dei bambini la prende sotto la sua ala protettiva.
Ben presto però compare una temibile rivale per Maya, Ayumi Himekawa, figlia di un'attrice e di un regista molto famosi, che manifesta un talento comparabile a quello della protagonista, e che difficilmente si darà per vinta.
Maya è osteggiata da tutti: lo spietato regista Onodera, gli altri attori che invidiano il suo talento, e non ultimo il protagonista maschile dell'anime, il freddo Masumi Hayami, figlio del proprietario della grande compagnia teatrale Daito.
Masumi e Onodera infatti daranno filo da torcere in tutti i modi a Maya e alla signora Tsukikage, che è detentrice dei diritti di un'opera teatrale scomparsa da tempo, "La Dea Scarlatta", diritti che i due della Daito vogliono assolutamente.
In tutto questo però, Maya inizia a ricevere, a fine di ogni rappresentazione, un mazzo di rose scarlatte (di queste parleremo più avanti) da parte di un suo misterioso ammiratore... riuscirà Maya a diventare una grande attrice? e incontrerà mai il suo benefattore e ammiratore delle rose scarlatte?
L'anime del 1984 è fedele nel character design e nella narrazione al manga originale, ma ne copre una minima parte (circa fino al tredicesimo volume). I suoi meriti maggiori stanno secondo me proprio nell'aver fatto conoscere una storia così meritevole al grande pubblico (almeno in Italia) e nella fedeltà ai disegni del manga (una fedeltà non proprio facile da riprodurre nelle animazioni, vista la complicatezza dei disegni della Miuchi!).
Ma a parte ciò il maggior difetto di questo adattamento (come mi trovo spesso a scrivere) è la brevità, che in questo caso rappresenta una gravissima carenza.
Se uno spettatore ignaro, che non ha mai letto il manga, può trovare questa brevità accettabile, dopo aver letto almeno una volta la controparte cartacea, l'anime perde molto del suo valore agli occhi del lettore, soprattutto dal punto di vista della storia d'amore.
Infatti quello che viene descritto come la storia d'amore portante della serie, nel manga (fino proprio al tredicesimo volume) non è proprio interpretabile nello stesso modo, visto che i protagonisti stessi non sono ancora consapevoli dei propri sentimenti; quello che voglio dire è che quello che nell'anime viene presentato come storia principale, nella controparte cartacea è praticamente soltanto un'introduzione, un'impostazione (molto solida) di quelli che saranno poi i tormenti dei protagonisti.
Stavolta nota negativa dal punto di vista dell'adattamento italiano. Per quanto siano stati mantenuti i nomi originali e gli adattatori abbiano cercato di essere fedeli all'originale, certi rimaneggiamenti rendono il doppiaggio italiano veramente fastidioso.
Prima tra tutti, la celebre questione delle "rose scarlatte", che in originale sono color indaco (e questo, trattandosi di un anime e non di un manga in bianco e nero) è palese anche semplicemente guardando l'anime. Ma gli adattatori italiani non si capisce bene spinti da quali motivazioni, hanno preferito tradurle come "scarlatte" (errore poi protratto nel manga, per "fedeltà" a questo adattamento animato... vabbè).
In seguito, a causa delle ovvie lamentele a questo mastodontico errore di traduzione, hanno scelto di tagliare letteralmente la parola "scarlatte" dal doppiaggio, ottenendo il risultato di frasi orrendamente mozzate con dei buchi tra una parola e l'altra. Terribile.
L'anime del 1984, col senno di poi, non è lontamanete paragonabile all'adattamento successivo del 2005 (anch'esso però rimasto tristemente incompleto nel finale, a causa del fatto che la pubblicazione del manga è ancora in corso, e quindi un finale vero e proprio ancora non esiste). Tuttavia, il character design dell'adattamento animato del 2005 è assolutamente lontano dai personaggi originali del manga (a eccezione di Maya e Tsukikage, i personaggi più rimaneggiati e diversi dal manga sono probabilmente Ayumi e Sakurakoji, che a malapena ho riconosciuto) e ripropone le vicende dei protagonisti in chiave più moderna e "adattata" ai giorni nostri.
Quindi i punti di forza della versione dell'84, per i fedelissimi della Miuchi, sono sicuramente la fedeltà nel design dei personaggi e alla storia, seppur nella sua brevità.
A chi si avvicina alla prima volta al mondo di Maya però tra i due anime, mi sentirei di consigliare la versione del 2005, più accattivante nel ritmo e che prosegue molto più avanti, coprendo un maggior numero di volumetti del manga.
Però, anche quest'ultimo presenta i suoi problemi, infatti nell'adattamento del 2005, la regia a volte si dimostra debole.
*Questa parte contiene spoiler!*
Per rendersi conto di questa debolezza basti pensare alla scena culminante, una delle più belle dell'intera opera, quando Maya è a casa di Masumi e si sta esercitando per interpretare Helen Keller, e arriva quest'ultimo. Il momento in cui lei lo abbraccia non avendo idea di chi sia, nel manga è uno dei momenti più importanti e sconvolgenti in assoluto (è allora che Masumi capisce di amare davvero Maya?), e solo e soltanto la regia dell'anime dell'84 riesce a rendere giustizia a questa scena, dandogli la giusta importanza e rendendola indimenticabile per gli spettatori, caricandola di tutto il pathos necessario.
Scena resa in modo molto più sciatto e banale, quasi del tutto incolore, nell'anime del 2005.
*fine degli spoiler*
In sostanza quindi, completando l'affermazione precedente, a chi vuole conoscere la storia di Maya ancor più che l'anime del 2005, consiglierei come prima scelta proprio il manga della Miuchi, che rimane la versione più completa e piena di significato.
L'anime, così come il manga, racconta della povera Maya Kitajima, orfana di padre, che aiuta la madre lavorando con lei in un ristorante cinese. Maya non brilla in nulla, è poco attenta, un pò sciocca, eppure quando vede un telefilm non capisce più niente e rimane incantata per ore e ore, mostrando un'incredibile attrazione nei confronti della recitazione.
Dopo numerose peripezie e sofferenze, Maya viene notata dalla signora Tsukikage, un' ex attrice rimasta sfregiata in volto e così costretta ad abbandonare le scene, che riconosce nella ragazza un talento interessante, e dopo averla vista recitare al parco di fronte a dei bambini la prende sotto la sua ala protettiva.
Ben presto però compare una temibile rivale per Maya, Ayumi Himekawa, figlia di un'attrice e di un regista molto famosi, che manifesta un talento comparabile a quello della protagonista, e che difficilmente si darà per vinta.
Maya è osteggiata da tutti: lo spietato regista Onodera, gli altri attori che invidiano il suo talento, e non ultimo il protagonista maschile dell'anime, il freddo Masumi Hayami, figlio del proprietario della grande compagnia teatrale Daito.
Masumi e Onodera infatti daranno filo da torcere in tutti i modi a Maya e alla signora Tsukikage, che è detentrice dei diritti di un'opera teatrale scomparsa da tempo, "La Dea Scarlatta", diritti che i due della Daito vogliono assolutamente.
In tutto questo però, Maya inizia a ricevere, a fine di ogni rappresentazione, un mazzo di rose scarlatte (di queste parleremo più avanti) da parte di un suo misterioso ammiratore... riuscirà Maya a diventare una grande attrice? e incontrerà mai il suo benefattore e ammiratore delle rose scarlatte?
L'anime del 1984 è fedele nel character design e nella narrazione al manga originale, ma ne copre una minima parte (circa fino al tredicesimo volume). I suoi meriti maggiori stanno secondo me proprio nell'aver fatto conoscere una storia così meritevole al grande pubblico (almeno in Italia) e nella fedeltà ai disegni del manga (una fedeltà non proprio facile da riprodurre nelle animazioni, vista la complicatezza dei disegni della Miuchi!).
Ma a parte ciò il maggior difetto di questo adattamento (come mi trovo spesso a scrivere) è la brevità, che in questo caso rappresenta una gravissima carenza.
Se uno spettatore ignaro, che non ha mai letto il manga, può trovare questa brevità accettabile, dopo aver letto almeno una volta la controparte cartacea, l'anime perde molto del suo valore agli occhi del lettore, soprattutto dal punto di vista della storia d'amore.
Infatti quello che viene descritto come la storia d'amore portante della serie, nel manga (fino proprio al tredicesimo volume) non è proprio interpretabile nello stesso modo, visto che i protagonisti stessi non sono ancora consapevoli dei propri sentimenti; quello che voglio dire è che quello che nell'anime viene presentato come storia principale, nella controparte cartacea è praticamente soltanto un'introduzione, un'impostazione (molto solida) di quelli che saranno poi i tormenti dei protagonisti.
Stavolta nota negativa dal punto di vista dell'adattamento italiano. Per quanto siano stati mantenuti i nomi originali e gli adattatori abbiano cercato di essere fedeli all'originale, certi rimaneggiamenti rendono il doppiaggio italiano veramente fastidioso.
Prima tra tutti, la celebre questione delle "rose scarlatte", che in originale sono color indaco (e questo, trattandosi di un anime e non di un manga in bianco e nero) è palese anche semplicemente guardando l'anime. Ma gli adattatori italiani non si capisce bene spinti da quali motivazioni, hanno preferito tradurle come "scarlatte" (errore poi protratto nel manga, per "fedeltà" a questo adattamento animato... vabbè).
In seguito, a causa delle ovvie lamentele a questo mastodontico errore di traduzione, hanno scelto di tagliare letteralmente la parola "scarlatte" dal doppiaggio, ottenendo il risultato di frasi orrendamente mozzate con dei buchi tra una parola e l'altra. Terribile.
L'anime del 1984, col senno di poi, non è lontamanete paragonabile all'adattamento successivo del 2005 (anch'esso però rimasto tristemente incompleto nel finale, a causa del fatto che la pubblicazione del manga è ancora in corso, e quindi un finale vero e proprio ancora non esiste). Tuttavia, il character design dell'adattamento animato del 2005 è assolutamente lontano dai personaggi originali del manga (a eccezione di Maya e Tsukikage, i personaggi più rimaneggiati e diversi dal manga sono probabilmente Ayumi e Sakurakoji, che a malapena ho riconosciuto) e ripropone le vicende dei protagonisti in chiave più moderna e "adattata" ai giorni nostri.
Quindi i punti di forza della versione dell'84, per i fedelissimi della Miuchi, sono sicuramente la fedeltà nel design dei personaggi e alla storia, seppur nella sua brevità.
A chi si avvicina alla prima volta al mondo di Maya però tra i due anime, mi sentirei di consigliare la versione del 2005, più accattivante nel ritmo e che prosegue molto più avanti, coprendo un maggior numero di volumetti del manga.
Però, anche quest'ultimo presenta i suoi problemi, infatti nell'adattamento del 2005, la regia a volte si dimostra debole.
*Questa parte contiene spoiler!*
Per rendersi conto di questa debolezza basti pensare alla scena culminante, una delle più belle dell'intera opera, quando Maya è a casa di Masumi e si sta esercitando per interpretare Helen Keller, e arriva quest'ultimo. Il momento in cui lei lo abbraccia non avendo idea di chi sia, nel manga è uno dei momenti più importanti e sconvolgenti in assoluto (è allora che Masumi capisce di amare davvero Maya?), e solo e soltanto la regia dell'anime dell'84 riesce a rendere giustizia a questa scena, dandogli la giusta importanza e rendendola indimenticabile per gli spettatori, caricandola di tutto il pathos necessario.
Scena resa in modo molto più sciatto e banale, quasi del tutto incolore, nell'anime del 2005.
*fine degli spoiler*
In sostanza quindi, completando l'affermazione precedente, a chi vuole conoscere la storia di Maya ancor più che l'anime del 2005, consiglierei come prima scelta proprio il manga della Miuchi, che rimane la versione più completa e piena di significato.